TAVANTI, Angelo Maria
– Di famiglia aretina, nacque a Puliciano (Arezzo) il 24 gennaio 1714. Figlio di Giovan Battista, fattore della Religione di S. Stefano, e di Francesca Dini, originari di Arezzo, ebbe un fratello, Benedetto (nato nel 1721), poi amministratore generale dei beni granducali in Val di Chiana.
Iniziò i suoi studi nel seminario vescovile di Arezzo, poi alle Scuole pie di Firenze sotto la guida di padre Edoardo Corsini. Successivamente completò gli studi all’Università di Pisa sotto la guida dell’avvocato Leopoldo Guadagni e si laureò in legge nel 1739. Si perfezionò a Roma dove fece pratica legale presso lo studio di Mario Guarnacci di Volterra e dell’avvocato Gaetano Forti di Pescia nella cui abitazione si raccoglieva una «scelta conversazione» e dove studiò economia politica e scienza dell’amministrazione (Dal Pane, 1965, p. 83; Venturi, 1969, p. 115).
Nel 1746 venne chiamato dal conte Dieudonné Emmanuel Nay de Richecourt, capo della Reggenza lorenese in Toscana, come segretario del «vasto e importante dipartimento» (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 2011, pp. 59, 170) della segreteria di Finanze, di cui divenne direttore nel 1770. Da allora fu uno degli uomini politici più influenti e tra coloro che avevano i maggiori contatti con il granduca Pietro Leopoldo.
Fu ascritto alla nobiltà fiorentina per decreto dell’11 luglio 1763 in base a sua supplica e nello stesso anno sposò la ‘filosofessa’ – come la definì l’amico Pietro Ferroni – Beatrice Cocchi (1736-1818), figlia del celebre medico massone Antonio.
Nel 1766 fece parte assieme ad altri funzionari della deputazione sulle Arti, manifatture, agricoltura e commercio del Granducato istituita il 25 novembre, che si riuniva settimanalmente, talvolta alla presenza del sovrano, e che doveva esaminare i vari aspetti dell’economia toscana per proporre riforme. Venne vagliata la documentazione dei vari settori, vennero fatti studi, ricerche storiche negli archivi, predisposti prospetti statistici, come il numero totale della popolazione di Firenze, ammontante all’epoca a 78.635 abitanti, e il Prospetto delle occupazioni di Firenze nel 1766 con enumerati gli addetti ai vari settori produttivi (pubblicato in Zobi, 1850, II, App. V). Fu inoltre protagonista della battaglia per l’abolizione dell’Appalto generale delle finanze (motuproprio del 26 agosto 1768) e delle antiche arti di origine medievale e della loro sostituzione con la nuova Camera di commercio, arti e manifatture (istituita con editto del 1° febbraio 1770). Partecipò inoltre all’emanazione della nuova legislazione sulle dogane e tariffe (editto del 30 agosto 1781).
Partecipò attivamente alla riforma del sistema annonario toscano (1764-75) che portò alla completa liberalizzazione del commercio dei cereali attuata dal granduca.
Tutto il mercato dei grani era regolato, come in molti Stati italiani, tramite le magistrature dell’Abbondanza e della Grascia, da un sistema vincolistico che regolava all’interno la produzione e la vendita dei prodotti agricoli nonché l’esportazione e importazione di detti generi. L’esportazione era vietata salvo la concessione di permessi particolari concessi volta per volta dal sovrano. Ma soprattutto nei periodi di crisi produttive il sistema vincolistico non riusciva a garantire l’approvvigionamento del Paese. All’interno del dibattito che vide allora contrapposti fautori del liberismo frumentario, e che vide Tavanti tra i suoi più autorevoli interpreti, incoraggiati anche dal pensiero fisiocratico francese, e sostenitori delle vecchie leggi vincolistiche, si arrivò alla liberalizzazione che si attuò gradualmente, prima con la Legge generale del 18 settembre 1767, concludendosi con l’editto del 25 agosto 1775 che sanciva il più completo liberoscambismo frumentario del Granducato.
Con motuproprio del 28 dicembre 1770 venne istituito il Consiglio di Stato, cioè il consiglio dei ministri, di cui fecero parte Pompeo Neri presidente, Tommaso Piccolomini agli Esteri, Francesco Siminetti agli Interni, Giovan Vincenzo Alberti alla Guerra, e Tavanti alle Finanze.
Fu in stretti rapporti con il rappresentante diplomatico toscano a Parigi, abate Raimondo Niccoli, e tramite lui con i maggiori rappresentanti del movimento fisiocratico francese quali Victor de Riqueti marchese di Mirabeau e il ministro Robert-Jacques Turgot, ai quali inviò testi di economia stampati allora a Firenze. Mirabeau chiamava Pietro Leopoldo, per le varie riforme fatte, il «Salomon du Midy» (Mirri, 1972, p. 759). Dalla storiografia Tavanti è stato considerato probabilmente il più chiaro interprete delle idee fisiocratiche in Toscana; egli si espresse favorevolmente sull’imposizione unica sulle terre di impostazione fisiocratica fatta dal margravio del Baden e comunicatagli da Niccoli da Parigi. Lavorò a lungo a questi temi, cioè a un programma di riforma fiscale fondata su un nuovo catasto geometrico particellare da adottare in Toscana, che però non si tradusse in pratica.
All’epoca del reggente lorenese in Toscana Richecourt, secondo una fonte non confermata (Pignotti, 1782, p. 51), venne nominato segretario del tribunale dell’Inquisizione. Accompagnò spesso, assieme ad altri importanti funzionari, il granduca in vari viaggi di ricognizione dello Stato: nel maggio del 1767 a Siena e nelle Maremme, a cavallo visitarono dighe e i vari lavori di sistemazione idraulica e di bonifica che vi si facevano.
Di lui il sovrano scriveva: «Direttore della Segreteria di Finanze il consigliere di Stato Angelo Tavanti, disinteressato, abilissimo, intende a fondo queste materie, gran talento, gran fatigante, lavora moltissimo, ma geloso della sua autorità, vuole fare tutto lui, accorto, lesto di molto, amico di Pagnini, Ippoliti, Ximenes, Bonfini, Filippo Neri, Piombanti, Petresi, nemico di Gianni, Miller, Nelli, Pompeo Neri» (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 2011, pp. 165 s.). Fu inoltre amico di Antonio Mormorai, segretario della Giurisdizione, cioè dei rapporti Stato-Chiesa, di Filippo Neri, deputato della Camera delle arti, del matematico di corte Leonardo Ximenes e giornaliero compagno delle passeggiate pomeridiane del matematico Pietro Ferroni.
Fu in contrasto in particolare con Francesco Maria Gianni, esponente del ceto di governo toscano e allora soprintendente dell’ufficio Revisioni e sindacati, opposizione rilevata dal sovrano nei suoi scritti, a proposito della politica economica (liberista e fisiocratica quella di Tavanti, protezionista quella di Gianni), così come un’altra opposizione nel ceto dirigente fiorentino fu quella con il segretario di Stato Pompeo Neri.
Il gruppo che faceva capo a Tavanti radunava personaggi di grosso calibro culturale e politico quali Giovan Francesco Pagnini del Ventura («amico di cuore di Tavanti»), segretario delle Riformagioni e autore del ponderoso Della decima e di varie altre gravezze imposte dal Comune di Firenze (I-II, Firenze 1765) e fautore di una nuova catastazione di impronta fisiocratica: «la Segreteria di Finanze [scilicet Tavanti] ha una grandissima premura per fare ora una nuova decimazione e sostiene molto in questo il segretario Pagnini» (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 2011, p. 169). Tradusse dall’inglese e annotò assieme a lui gli scritti monetari di John Locke (Ragionamenti sopra la moneta, I-II, Firenze 1751), traduzione giudicata «eccellente» da Antonio Genovesi. Al secondo volume premisero un’ampia nota (pp. 1-116) intitolata Saggio sopra il giusto pregio delle cose, la giusta valuta della moneta e sopra il commercio dei Romani, nella quale davano prova di una approfondita conoscenza dei maggiori economisti inglesi (John Cary, William Petty, David Hume) e degli storici francesi. Sempre in campo economico fu il principale realizzatore della «Legge e tariffa doganale» del 30 agosto 1781, che aboliva tutti i dazi e le gabelle interne esistenti tra le varie zone del Granducato e poneva un solo dazio generale per l’esportazione e l’importazione, legge considerata il coronamento di tutta la sua opera e che rappresentò uno dei risultati maggiori della politica economica leopoldina.
Molte delle riforme attuate nel Granducato di Toscana furono accompagnate all’epoca dalla loro divulgazione nei principali organi di stampa toscani e internazionali. «Tavanti assegnava alla stampa una funzione propagandistica di più ampio respiro, che consisteva nel divulgare presso l’opinione colta italiana ed europea una visione organica e armoniosa dell’insieme delle trasformazioni che interessavano la società toscana» (Landi, 2000, p. 261).
Morì il 5 settembre 1781 dopo sei mesi d’infermità e venne sepolto, assieme ai grandi toscani, nella basilica di S. Croce a Firenze. Ne venne dato l’annuncio nelle Notizie del mondo (1781, n. 72, pp. 573 s.). Al momento della sua morte il diarista Giuseppe Pelli Bencivenni (Firenze, Biblioteca nazionale, Efemeridi, s. 2, IX, 5 settembre 1781) lo ricordava come «esperto, illuminato, disinteressato, faticante all’eccesso, di gran memoria, di tratto facile» (c. 1655r). Non avendo figli fu erede la nipote Eugenia Bellini delle Stelle nata Cocchi.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Raccolta Sebregondi, 5157, Tavanti. Sue relazioni in materia finanziaria e fiscale si trovano in diversi archivi: nell’Archivio personale del granduca, cfr. Archivio di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto, in partic.: 75, Memoria di Tavanti a Rosenberg sull’abolizione dell’Appalto generale delle finanze; 91; 106, Memoria di Tavanti sopra le Arti del 1769; 112, ins. 8, Parere di Tavanti sulla Legge sopra i mendicanti, 25 luglio 1767; 92, ins. 4, Parere di Tavanti del 26 gennaio 1779 sulla decima, e ins. 7, Rappresentanza di Tavanti a S.A.R., 30 agosto 1780, su una memoria di Gianni; 106, cc. 71 ss.: Memoria per la riunione dei Tribunali delle Arti di Firenze, 18 febbraio 1769. Altre memorie in Miscellanea di Finanze, Annona, III, Memorie e pareri di Tavanti sulla liberalizzazione del commercio cerealicolo; in Miscellanea di Finanze anteriori al 1788, vi sono le minute di Tavanti a Niccoli a Parigi del 1775 (bb. 418, 465, 474) e lettere di Niccoli a Tavanti da Parigi, per gli anni Settanta (bb. 34, 330, 331, 368, 375, 418, 438, 474, 511, 512, 515, 529, 552). Vi è anche il carteggio tra Tavanti e Felice Fontana da Parigi, durante il viaggio europeo di Fontana e di Giovanni Fabbroni, 1778-79, Segreteria di Finanze, bb. 480, 481, 512, 515; Miscellanea di Finanze A, bb. 396, 404, 436, 474, 481. In Ministero degli Esteri, 2334: Carteggio del ministro di S.A.R. alla Corte di Francia dal 1766 al 1773 (minute da Firenze e originali da Parigi); nella Segreteria degli Esteri, Appendice, 3, 4, 5, 6 vi sono lettere fra Tavanti e Niccoli. Lettere, relazioni, pareri, memorie di Tavanti, e del sovrano a Tavanti, sono segnalati nella parte dell’Archivio personale del sovrano oggi a Praga: Fra Toscana e Boemia. L’archivio di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena nell’Archivio Nazionale di Praga. Inventario, a cura di O. Gori - D. Toccafondi, Roma 2013, pp. 21 (Sulle pinete dei monti pisani), 24, 44 (lettera di Tavanti a Giovanni Cristiano Miller, 1772 e risposta), 51, 58, 68 (Memorie di Tavanti relativamente a relazioni presentate a S.A.R. su magistrature di Pisa), 70 (Note del sovrano a Tavanti relativamente alla visita in Romagna e Val di Chiana, 1777), 80 (Memoria di Tavanti a S.A.R. sul Monte dei Paschi di Siena, 1777), 93 (Parere di Tavanti a S.A.R. su una memoria sul Monte dei Paschi di Siena), 95 (Note di S.A.R. per Tavanti su Siena), 108 (Punti e suppliche consegnati a Tavanti, 1778), 119 (Ordini dati da S.A.R. a Tavanti in seguito alla gita fatta in Val di Chiana nel 1780). Un suo Ragionamento sulla quantità della moneta circolante in Toscana è pubblicato in A. Zobi, Storia civile della Toscana dal 1737 al 1840, I, Firenze 1850, Appendice doc. XXVI, pp. 63-66. Il testamento, del 1781, in casa di Tavanti, popolo di San Pier Maggiore, via del Fosso a Firenze, è conservato in Archivio di Stato di Firenze, Notarile moderno, notaio Lorenzo Villa, Prot. 30315, cc. 3v-10v, 11 luglio 1781 (cit. da M.A. Timpanaro Morelli, Per una storia di Andrea Bonducci. Lo stampatore, gli amici, le loro esperienze culturali e massoniche, Roma 1996, p. 278 nota). Firenze, Biblioteca nazionale, G. Pelli Bencivenni, Efemeridi, s. II, IX, 5 settembre 1781, cc. 1655r-1656v e passim (cfr. pelli.bncf. firenze.sbn.it/it/progetto.html, 23 aprile 2019).
L. Pignotti, Elogio storico di Angiolo Tavanti consigliere intimo attuale di Stato e di Finanze etc. di S.A.R. Pietro Leopoldo, Firenze 1782; A. Zobi, cit., 1850, I, pp. 357 s., II, pp. 34 s., 46 s., 71 s., 90, 267-274; L. Dal Pane, I lavori preparatori per la grande inchiesta del 1766 sull’economia toscana, in Studi storici in onore di Gioacchino Volpe, I, Firenze 1958, pp. 261-313; M. Mirri, Per una ricerca sui rapporti fra ‘economisti’ e riformatori toscani. L’abate Niccoli a Parigi, in Annali dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli, II (1959), pp. 55-120 (in partic. pp. 57, 68, 71, 79 s., 95-97, 106-111); L. Dal Pane, La finanza toscana dagli inizi del secolo XVIII alla caduta del Granducato, Milano 1965, pp. 83, 85, 88, 99, 119, 127-129, 133, 137, 158; F. Diaz, Francesco Maria Gianni dalla burocrazia alla politica sotto Pietro Leopoldo di Toscana, Milano-Napoli 1966, ad ind.; R. Ciampini, Lettere inedite di A. T. all’abate Raimondo Niccoli, in Rivista italiana di studi napoleonici, VII (1968), pp. 111-125; A. Wandruszka, Pietro Leopoldo. Un grande riformatore, Firenze 1968, pp. 168 s., 190 s., 197, 240, 264 s., 267, 270, 278 s., 352, 402, 407, 451, 468, 548 s., 559; F. Venturi, Settecento riformatore. Da Muratori a Beccaria, I, Torino 1969, pp. 115, 479-481, 572; Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo della Toscana, a cura di A. Salvestrini, I-III, Firenze 1969-1974, ad ind.; M. Mirri, La lotta politica in Toscana intorno alle riforme annonarie (1764-1775), Pisa 1972, pp. 72 s., 80-84 ; V. Becagli, Il ‘Salomon du Midi’ e l’‘Ami des hommes’. Le riforme leopoldine in alcune lettere del marchese di Mirabeau al conte di Scheffer, in Ricerche storiche, VII (1977), pp. 137-195 (in partic. pp. 140-151, 167 s.); M. Mirri, La fisiocrazia in Toscana: un tema da riprendere, in Studi di storia medievale e moderna per Ernesto Sestan, II, Firenze 1980, pp. 703-760 (in partic. pp. 738, 740 s., 744, 748-750, 754, 758 s.); V. Becagli, Un unico territorio gabellabile. La riforma doganale leopoldina. Il dibattito politico 1767-1781, Firenze 1983, pp. 59, 63, 83, 94, 96, 101 s., 143; R. Pasta, Scienza, politica, rivoluzione. L’opera di Giovanni Fabbroni intellettuale e funzionario al servizio dei Lorena, Firenze 1989, ad ind.; B. Sordi, L’amministrazione illuminata. Riforma delle comunità e progetti di costituzione nella Toscana leopoldina, Milano 1991, pp. 72-75, 125-128, 154-166, 230-234, 335 s.; P. Ferroni, Discorso storico della mia vita naturale e civile dal 1745 al 1825, a cura di D. Barsanti, Firenze 1994, pp. 163 s., 184, 201; M.A. Timpanaro Morelli, cit. 1996, pp. 275, 278 e nota 573; S. Landi, Il governo delle opinioni. Censura e formazione del consenso nella Toscana del Settecento, Bologna 2000, pp. 241, 259-262; S. Contardi, La Casa di Salomone a Firenze. L’Imperiale e Reale Museo di fisica e storia naturale (1775-1801), Firenze 2002, ad ind.; A. Contini, La Reggenza lorenese in Toscana (1737-1765), Firenze 2002, pp. 78, 205, 249 nota, 290 s. nota, 306-308; Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazione dei dipartimenti e degli impiegati, a cura di O. Gori, Firenze 2011, pp. 15, 62-65, 165 s. e passim; Fra Toscana e Boemia, cit., ad indicem.