ESCHINI, Angelo Maria
Figlio di Stefano, nacque a Modena (Campori, 1882), presumibilmente nel secondo o terzo decennio del XVII secolo. Suo padre, originario di Firenze, fu di professione ricamatore, come si ricava da alcune scritte apposte nelle incisioni dell'E. eseguite per la Brozola ricamatrice. Non si hanno notizie dalle fonti circa la formazione dell'E., che svolse la sua attività negli anni 1659-1674 principalmente a Modena, e probabilmente in misura minore a Reggio Emilia e Parma.
Per quanto attiene alla sua attività come disegnatore, essa è testimoniata da un album, datato 1674, contenente 51 disegni. Tale album, conservato a Modena nella Biblioteca Estense, è inventariato come "Precetti di pittura ed architettura", desunti forse da Leonardo da Vinci (cf. Vandini, 1894), e reca all'inizio la seguente dicitura manoscritta: "Angelo Maria Eschini disegnò lo Ann. 1674 in Modana". Assai minori sono invece le testimonianze relative alla sua attività pittorica, ed in pratica in questo campo per il momento è nota solo una sua partecipazione, con altri, alla esecuzione delle scene di un dramma di Giovanni Matteo Giannini, dal titolo Operare e non saperlo, rimirare ed ingannarsi, che venne rappresentato a Modena e poi pubblicato ivi dall'editore Soliani nel 1674 (Campori, 1882, p. 83).
Più vasta e più documentata risulta invece la sua produzione di acqueforti, che comprende all'incirca una trentina di opere, la maggior parte delle quali eseguite come illustrazioni per volumi.
La prima acquaforte in ordine di tempo è un Ritratto di Alfonso IV, datato 1659, seguito l'anno successivo da una Vergine con Bambino e s. Giovannino, derivata in controparte da un dipinto di Annibale Carracci (Firenze, Uffizi), con alcune varianti nel paesaggio alle spalle delle figure. Del 1661 è una riproduzione in controparte della Natività con i pastori del Correggio, conservata nella Gemäldegalerie di Dresda; numerosi esemplari di quest'ultima opera sono stati stampati su tela e risultano molto scuri, tanto da indurre qualche studioso (cfr. Martini-Capacchi, 1969) a ritenere erroneamente che la tecnica usata per quest'opera fosse stata la maniera nera e non l'acquaforte. Questa è l'unica acquaforte dell'E. di cui si conoscano differenti stati (il primo con una dedica a Ferdinando Carlo arciduca d'Austria e con la data; il secondo con tale scritta abrasa; il terzo con una nuova dedica ad Ascanio Garimberti; il quarto con la lastra tagliata e con la conseguente eliminazione del margine in basso). Fra le incisioni sciolte è da ricordare inoltre una Vergine e il Bambino in trono con s. Ludovico Bertrando e s. Rosa, dedicata a Ippolito Bottoni, da Correggio.
Quantitativamente più consistente appare la produzione di acqueforti concepite come illustrazioni di volumi. In questo settore l'E. si impegnò in almeno cinque occasioni. La prima in ordine di tempo è una serie di ritratti per il volume di Ludovico Vedriani, Dottori modonesi di teologia, filosofia, legge canonica, e civile..., stampato a Modena da Andrea Cassiani nel 1665. Il volume in totale contiene 39 ritratti, 14 dei quali furono realizzati dall'E. (gli altri furono eseguiti da L. Tinti, B. Feni e da un artista che si firma con un monogramma composto dalle "F" e "S" sovrapposte). La seconda opera cui l'E. collaborò come illustratore è l'Idea delli prencipi anacoreti di Dionigi Guicciardi, edito dallo stampatore V. Soliani a Modena nel 1672. Tale volume contiene la descrizione della vita di dodici principi, divenuti in seguito anacoreti, con il ritratto di ciascuno ambientato in un paesaggio; ogni incisione è posta a fronte della prima pagina nella corrispondente biografia. Tutte le acqueforti sono state realizzate dall'E., che ha inciso anche il frontespizio e l'antiporta del volume. Oltre a queste due serie di opere sono citate dalle fonti collaborazioni dell'E. per altri tre volumi. Egli avrebbe infatti inciso il frontespizio per il volume Splendori dell'Aquila o sia Sonetti encomiastici di Ignazio Sambiasi barone delle Baglive per l'altezza ser.ma di Francesco II, Napoli-Modena 1672, edito dal Soliani (Campori, 1882, p. 83), ed ancora un altro frontespizio per un volumetto di G. B. Boccabadati, Ricamo panegirico in morte del seren. d. Francesco d'Este..., edito dal Cassiani a Modena: su tale collaborazione dell'E. esiste tuttavia qualche perplessità, poiché di tale volume si conserva un esemplare nella Biblioteca Estense di Modena con data 1659, ma in esso sono presenti solo alcune piccole silografie anonime, utilizzate come capilettera o come capipagina, mentre il Campori (1882, p; 83), che dà la notizia di questo frontespizio, indica che esso è contenuto in un'edizione del 1689, di cui non abbiamo rintracciato esemplari. La data 1689 è posteriore di undici anni alla data di morte dell'E., ma tale fatto non è vincolante poiché è possibile che per il frontespizio di questa edizione sia stata utilizzata un'acquaforte incisa precedentemente dall'Eschini.
L'ultima opera cui l'E. collaborò come illustratore, fornendo quattro acqueforti e il frontespizio, è La Brozola ricamatrice. Fogliami di Stefano Eschini ricamator fiorentino dedicati all'ill.ma sig.ra d. Chaterina Estense Mosti, edito nel 1665 (s. l.; Campori, 1882, p. 83). Di questo volume si conservava un tempo una copia nella Biblioteca Poletti di Modena, ma essa risulta oggi introvabile. Il contenuto di questo volume riguardava alcuni esempi di ricami per tappeti: il termine "brozola" o "brozzola" indica in dialetto piacentino la spola di legno attorno al quale si avvolgeva il filato d'oro per ricamare.
L'E. morì alla fine dell'aprile 1678 (Campori, 1882, p. 82), cioè sedici anni prima del decesso di suo padre, tanto da indurre a credere che l'artista sia morto in età non avanzata.
Le incisioni sciolte dell'E. sono da considerarsi generalmente rare o molto rare, fatta eccezione per la citata Natività con i pastori tratta dal Correggio. Le sue incisioni hanno avuto una prima catalogazione da parte del Bartsch nel 1821, ma lo studioso austriaco ha incluso nel suo Peintre-graveur unasola opera dell'E., mentre una seconda opera è stata dal Bartsch assegnata a un inesistente Angelo Meschini (XX, p. 296), a seguito dell'errata interpretazione delle iniziali del suo nome aggiunte al cognome. Alla catalogazione del Bartsch si sono sostanzialmente attenuti nei loro repertori G. K. Nagler (1837), Ch. Le Blanc (1856) e A. Andresen (1870).
Stilisticamente la produzione dell'E. risulta molto varia e discontinua: a volte il tratto è povero e quasi lineare, non lontano da certe forme espressive tipiche dell'arte popolare, mentre in altri casi si avventura, senza grandi risultati, in ricerche più complesse e in un tratteggio più ricercato. Un suo segno stilistico, più volte ricorrente, è dato dal disegno delle mani dei diversi personaggi, che appaiono generalmente di proporzioni più grandi del normale.
Fonti e Bibl.: Parma, Soprintendenza per i Beni artistici e storici, E. Scarabelli Zunti, Documenti e mem. di belle arti parmigiane, VII (c. 1701-1750), s.v.; M. Bryan, A biographical and critical Dictionary of painters and engravers [1816], London 1903-1904, II p. 131; A. Bartsch, Le peintre-graveur, XX, Wien 1820, p. 296; XXI, ibid. 1821, pp. 165 s.; L. Pungileoni, Mem. istor. di Antonio Allegri detto il Correggio, III, Parina 1821, p. 97; P. Zani, Encicl. metodica critico-ragionata delle belle arti, I, 3, Parma 1821, p. 111; II, 5, ibid. 1820, p. 21; G. K. Nagler, Neues allgemeines künstlerlexicon, München 1837, p. 150; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, II, Paris 1856, p. 203; A. Andresen, Handbuch für Kupferstichsammler oder Lexikon der Kupferstecher..., I, Leipzig 1870, p. 459; G. Campori, Gli intagliatori di stampe e gli Estensi, in Atti e mem. delle Rr. Deput. di storia patria per le provincie dell'Emilia, n. s., VII (1882), 2, pp. 82 s.; R. Vandini, Appendice seconda al Catalogo dei codici manoscritti già posseduti dal march. G. Campori, Modena 1894, 11, p. 554; H. W. Singer, Allgemeines Künstler-Lexikon, Leben and Werke der berühmtesten bildenden Künstler, I, Frankfurt am M. 1895, p. 405; L. Pelicelli, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon…, XI, Leipzig 1915, pp. 25 s.; A. Pelliccioni, Dizionario degli artisti incisori italiani, Carpi 1949, p. 72; P. Martini-G. Capacchi, L'arte dell'incisione in Parma, Parma 1969, p. 34; P. Bellini, A.M.E., in Rassegna di studi e notizie, X (1982), pp. 167-188; Id., in The ill. Bartsch, XLVII, 1, New York 1987, pp. 262-279.