BRUNELLI, Angelo Maria
Nato a Firenze nel 1740, lo troviamo nominato per la prima volta nel 1772 tra gli artisti addetti alla fabbrica della reggia di Caserta, insieme a un Carlo Brunelli, pittore e "figurista", e a un Domenico Brunelli, operaio promosso da Luigi Vanvitelli a secondo aiutante del primo architetto (e in carica fino al 1762); è stato recentemente proposto (Caroselli) di identificare Carlo e Domenico rispettivamente con il fratello e il padre del Brunelli.
Nulla si sa pertanto sulla prima formazione del B., ma è da escludere che egli sia stato, come vogliono alcuni (cfr. Thieme-Becker), allievo del Canova, più giovane di lui di diciassette anni. Nelle sue prime opere note, che sono appunto, nella reggia di Caserta, i rilievi con leoni e trofei militari sulle quattro porte dei lati brevi della sala degli Alabardieri (1787), e, nel parco, i quattro rilievi sulle arcate del portico della fontana di Eolo (Giove con le dee,Giudizio di Paride,Nozze di Teti e Peleo,Nozze di Paride con la ninfa Enone) e alcune figure di Ninfe della fontana di Diana e Atteone, realizzata tra il 1783 e il 1790 in collaborazione con Paolo Persico (ideatore del complesso e autore dei personaggi principali e di tre Ninfe)e Pietro Solari (cui si attribuisce il gruppo dei Cani che assalgono Atteone), ilB. si dimostra infatti ancora saldamente ancorato alla tradizione plastica settecentesca, sebbene una certa compostezza e austerità di forme rivelino un primo, timido accostamento al nuovo ideale estetico neoclassico. È quindi probabile che proprio a Caserta il B., ancor privo di una solida base culturale e di un sicuro orientamento artistico, abbia subito i primi influssi di quello stile, ivi diffuso da scultori già decisamente neoclassici come D. Masucci e V. Villareale. È certo comunque che soltanto più tardi, quando, divenuto scultore di corte, fu preposto assieme ad Andrea Calì alla scuola di scultura della rinnovata Accademia di Belle Arti di Napoli (1803), il B. si rivelò convinto seguace del neoclassicismo, e non tanto nell'interpretazione canoviana quanto in quella del più sterile archeologismo accademico, sì da suscitare la protesta dei suoi allievi che lo accusarono di insegnare più che altro restauro e imitazione della statuaria antica. In questo periodo il B. svolse infatti soprattutto attività di restauro e riproduzione delle sculture antiche che venivano alla luce dagli scavi di Pompei ed Ercolano, alle quali si ispira anche la sua produzione di bassorilievi in cera eseguiti con Andrea Calì per la scuola dell'Accad. (già nel palazzo reale di Napoli).
Tra le opere più celebrate del B., che morì a Napoli nel 1806 senza lasciare significativa impronta nell'ambiente artistico del tempo, resta la statua colossale in marmo di Ferdinando IV di Borbone commissionatagli dall'abate di Montecassino nel 1797 e posta nel chiostro dei Benefattori di quella abbazia nel 1803 (gravemente danneggiata nel corso dell'ultima guerra e ora restaurata).
Carlo, ritenuto fratello di Angelo Maria (Caroselli) e figlio di Domenico, risulta dal 1772 attivo alla fabbrica della reggia di Caserta, dove restano, di lui, i finti cammei e alcuni chiaroscuri che ornano lo studio di Ferdinando IV, e i rilievi decorativi a stucco del gabinetto dell'avancorpo orientale. Opere queste in cui l'artista mostra un avanzato grado di adeguamento al gusto e allo stile delle nuove tendenze neoclassiche.
Bibl.: G. B. Grossi, Le belle arti, Napoli 1820, pp. 176 s.; A. Caravita, I codicie le arti a Montecassino, Montecassino 1870, II, pp. 526 ss.; G. Filangieri, Documenti per la storia,le arti e le industrie delle provincie napoletane, V, Napoli 1891, p. 426; A. Borzelli, L'Accademia del Disegno durante la prima restaurazione borbonica, in Napoli nobilissima, X (1901), pp. 4 s.; C. Lorenzetti, L'Accademia di Belle Arti di Napoli, Firenze 1952, pp. 55, 191, 291; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, pp. 122 s.; F. De Filippis, La reggia di Caserta, Caserta 1961, pp. 8, 24, 26 (per Carlo), 44, 46, 48; Id., Il palazzo reale di Caserta e i Borboni di Napoli, Napoli 1968, pp. 18, 20 (per Carlo), 36 s.; M. R. Caroselli, La reggia di Caserta, Milano 1968, pp. 35 (per Carlo), 43, 58; G. Chierici, La reggia di Caserta, Roma 1969, pp. 44, 49 (per Carlo), 76, 93 (per Carlo), 95, 101; U. Thieme-F. Becker, Künsterlexikon, V, p. 132.