MANETTI, Angelo
Nacque a Firenze il 15 dic. 1432 da Giannozzo, importante scrittore e uomo politico fiorentino, e da Alessandra di Tommaso di Giacomino Tebalducci. Sotto la guida del padre imparò il latino, il greco e l'ebraico, che conosceva, secondo la testimonianza di Vespasiano da Bisticci, già all'età di dodici anni. Suoi precettori furono due famigli del padre: per l'ebraico Giovanfrancesco Manetti, un ebreo convertito che aveva preso il cognome di Giannozzo, e per il greco Giovanni da Scutari. Il M. era ancora presumibilmente adolescente quando trascrisse per la biblioteca del padre i manoscritti con le opere di Virgilio e di Cicerone (Biblioteca apostolica Vaticana, Pal. lat., 1643, contenente le opere di Virgilio, e Pal. lat., 1464, contenente opere di Cicerone). In due lettere scritte in gioventù, probabilmente nel 1448, dà notizia dei suoi studi a Vespasiano da Bisticci (Cagni, pp. 297 s.).
Fin da adolescente seguì il padre durante le sue missioni diplomatiche e politiche: nel 1447 fu trombetta a Pistoia, quando il padre vi era vicario.
Non è vera la circostanza riportata da Vespasiano da Bisticci nella Vita secondo la quale, durante il soggiorno a Pistoia, il M. avrebbe sostituito il padre, che si era dovuto allontanare dalla città, nelle sue mansioni di vicario.
Nel 1452 il M. sposò Lucia di Franco di Niccolò Sacchetti, che morì il 24 ag. 1461, dalla quale ebbe tre figlie: Marietta (nata nel 1455), Alessandra (nata nel 1457) e Francesca (nata nel 1458).
Quando nel 1453 il padre lasciò definitivamente Firenze per stabilirsi prima a Roma e quindi a Napoli, il M. lo seguì. Nel 1455, a Roma, trascrisse la Vita di Niccolò V, opera di Giannozzo: il ms. 66.23 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze conserva l'originale dell'opera, che il M. trascrisse e corresse secondo il volere del padre, per conto del quale trascrisse, sicuramente dopo il 1450, anche la Vita Socratis et Senecae (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 6397). Nel ms. vaticano Pal. lat. 1021 è conservata la traduzione latina delle opere etiche di Aristotele fatta da Giannozzo e da lui trascritta con l'aiuto del Manetti. Intorno al 1473 il M. aggiunse un Proemio all'opera per donarla a Federico da Moltefeltro (l'esemplare di dedica è il ms. vaticano Urb. lat. 223). Il Proemio del M. è stato pubblicato da Eugenio Garin (Le traduzioni umanistiche di Aristotele nel sec. XV, in Atti e memorie dell'Accademia fiorentina di scienze morali La Colombaria, n.s., XVI [1947-50], pp. 93-98).
Tra il 1453, anno in cui si immatricolò nell'arte della seta, e il 1460 il M. fu a Napoli, dove intraprese l'attività commerciale con il fratello Bernardo, che aveva portato nella città partenopea la bottega di panni di lana e drappi aperta a Firenze in società con i fratelli Tommaso e Andrea Tani. Nel corso degli anni, lasciata la società con i Tani, i fratelli Manetti allargarono i loro commerci anche alla pergamena, che fu destinata ai migliori copisti della corte aragonese.
Dagli anni Quaranta, quando il M. era ancora bambino, egli era stato scrutinato, com'era consuetudine, per ricoprire pubblici uffici a Firenze. Fino al 1454 i registri delle Tratte dell'Archivio di Stato di Firenze lo nominano più volte (Cagni, pp. 301 s.). Dopo quella data, e per dieci anni, a seguito delle sfortune politiche del padre il M. si allontanò dalla vita politica fiorentina. Rientrato a Firenze, fu eletto priore il 28 dic. 1463 ed esercitò la carica nei primi due mesi del 1464. Negli anni successivi continuò a dedicarsi soprattutto agli affari di famiglia: fu per esempio più volte a Napoli tra il 1466 e il 1468 per recuperare dei crediti insoluti.
Un nuovo importante incarico per conto della Repubblica fiorentina il M. lo ebbe tra il maggio 1476 e il luglio 1477, quando fu inviato in Francia per un'ambasceria presso Luigi XI. L'incarico doveva durare, secondo il primo mandato, solo due mesi, ma fu prorogato una prima volta nell'agosto 1476 per due mesi e una seconda volta per un tempo indefinito. Compito del M. era inizialmente di convincere il re di Francia a restituire ad alcuni mercanti fiorentini l'equivalente del valore delle merci che erano state loro sequestrate nei porti francesi. Dopo il buon esito di questo primo mandato, al M. fu chiesto di restare in Francia per raccogliere informazioni presso la corte, ma a seguito dei sospetti che il re iniziò ad avere nei suoi confronti, decise di lasciare la Francia.
Tornato a Firenze, nel 1478 fu eletto capitano di Campiglia, un luogo strategico nell'economia della guerra, successiva alla congiura dei Pazzi, che oppose Firenze al papa Sisto IV. Fu per il buon esito dell'ufficio che il M., dal marzo 1479, fu inviato di nuovo a Campiglia in qualità di commissario. Continuava a seguire i lavori di fortificazione della rocca del paese, quando, nel maggio, scriveva ai Dieci di balia che non avrebbe lasciato il suo posto nonostante fosse scoppiata un'epidemia di peste (Cagni, p. 311). La malattia lo colpì poco dopo e il M. morì a Campiglia nel luglio 1479.
Gran parte della vita del M. si svolse all'ombra del padre, del quale fu copista e fedele custode della memoria. Dopo la morte di Giannozzo, nel 1459, fu il M. a riportare la sua biblioteca a Firenze e a conservarla e ad arricchirla con nuovi codici. Quando, tra il 1463 e il 1464, Vespasiano da Bisticci fu incaricato da Cosimo de' Medici di allestire la biblioteca presso la badia fiesolana, questi si rivolse al M. affinché gli vendesse l'intera biblioteca che era stata del padre, ma ottenne solo di poter acquistare pochi codici. Nel ritratto che diede del M., Vespasiano da Bisticci ne loda l'indole generosa e pacifica, l'attaccamento ai costumi paterni e la conservatrice coerenza: "Difficile sarebbe istato a poterlo mutare, perché era persona che non bisognava che ignuno si mettessi a volergli fare cosa ignuna fuori dell'ordinario, che nolla arebbe fatta" (Vita, p. 361).
Fonti e Bibl.: Négotiations diplomatiques de la France avec la Toscane, a cura di G. Canestrini - A. Desjardins, I, Paris 1859, pp. 103 s., 167; Vespasiano da Bisticci, Vita d'Agnolo di meser Gianozo Maneti fiorentino, in Id., Le vite, a cura di A. Greco, II, Firenze 1976, pp. 353-363; L. Banti, A. M. e alcuni scribi a Napoli nel sec. XV, in Annali della R. Scuola normale superiore di Pisa. Lettere, storia e filosofia, s. 2, VIII (1939), pp. 382-394; L. Banti, Annotatori del manoscritto vaticano Palatino latino 899 della Historia Augusta, in Studi in onore di Ugo Enrico Paoli, Firenze 1956, pp. 59-70; G.M. Cagni, A. M. e Vespasiano da Bisticci, in Italia medioevale e umanistica, XIV (1971), pp. 293-312; C. Jannaco, Un umanista esempio di umanità: A. M., in Italianistica, I (1972), pp. 501-505; R. Fabbri, Nuova traduzione metrica di Iliade XIV da una miscellanea umanistica di A. M., Roma 1981; P.O. Kristeller, Iter Italicum. A cumulative index to volumes I-VI, sub vocem.