LEONICO, Angelo
Nacque a Venezia all'inizio del XVI secolo da Giacomo Antonio Franceschi e Agostina Leonico Tomeo, sorella dell'umanista Niccolò. Sebbene in alcuni documenti risulti il cognome paterno, il L. assunse quello più prestigioso dello zio. Ebbe tre fratelli: Magno, dottore in arti presso lo Studio padovano e unico erede della biblioteca del celebre zio; Laura, che nel febbraio 1529 sposò Marcantonio Bordon; Paolo.
La prima notizia sul L. risale al 1519: si tratta di una procura che Agostina, rimasta vedova, affidò al fratello Niccolò per il recupero di una somma di denaro ricavata dalla vendita di una casa veneziana; nel documento il L. è nominato insieme con i suoi congiunti. Prese gli ordini minori, come attestano un primo documento relativo alla tonsura clericale, avvenuta il 1° apr. 1520, e un secondo, risalente al 16 luglio 1526, in cui il L. nomina il reverendo Francesco Dal Pozzo suo procuratore per la riscossione e l'utilizzo dei propri benefici ecclesiastici. Quattro anni dopo, troviamo però il L. sposato con Marsilia Capodivacca, appartenente a una delle famiglie più influenti della città legate al partito imperiale, e impegnato nell'amministrazione delle rendite della moglie. Questo primo matrimonio, tuttavia, non durò a lungo, se già il 20 ott. 1530 la nobildonna padovana testava lasciando la maggior parte dei suoi averi alle sorelle, fatto che provocò una lite fra queste e il L., come si ricava da una serie di atti notarili conservati presso l'Archivio di Stato di Padova.
Nel 1533, il L. si legò in seconde nozze a Orsolina Barbò Soncin, discendente da una famiglia di origine cremonese che si era stabilita a Padova, riuscendo anche ad accumulare una discreta fortuna e a ottenere favori dalla Serenissima. Il L., che viveva insieme con il fratello Magno nella casa che era appartenuta allo zio in contrada Pozzo del Campion, ebbe da Orsolina quattro figli: Leonico, avviato alla carriera ecclesiastica, Fosco, Lorenzo e Maria, che prese i voti presso il monastero di S. Matteo nel 1553.
Da un'affermazione contenuta nel poema L'amore di Trolio, et Griseida… si ricava che il L. compì un viaggio in Francia nel periodo compreso tra il 1547 (anno in cui Caterina de' Medici, elogiata dal L. come consorte del sovrano, diventò regina) e il 1553, anno della stampa dell'opera. Più verosimilmente, il viaggio francese si può collocare tra il 1547 e il 1551, dal momento che nella primavera del 1551 il L. si sposò con Angela da Cattaro, sorella del giurista Antonio e vedova del capitano Antonio da Piazzola. Da questo matrimonio, il L. ebbe almeno un erede, Vittorio, l'unico sul quale si possiedano notizie.
Il L. fu poeta sufficientemente stimato, ricordato per la composizione di una tragedia ispirata alla storia coeva e per un poema in ottave che rappresenta una preziosa testimonianza della fortuna del Boccaccio minore in ambito cinquecentesco. A Venezia, nel 1550, uscì la Tragedia detta il Soldato (o Daria), con dedica al conte Giulio Zabarella, probabilmente stampata da Comin da Trino senza l'autorizzazione del Leonico. Di questo dramma, che fu composto intorno al 1542, viste le analogie con la coeva Canace di Sperone Speroni, esistono almeno due redazioni, quella ricavabile dalla stampa e quella, manoscritta, conservata presso la Biblioteca civica di Padova (Mss.C.M., 575/2).
La storia è ispirata a un grave fatto di cronaca che coinvolse la famiglia padovana dei Calza: nella notte tra il 1° e il 2 dic. 1525, infatti, Alvise Calza insieme con un cugino della moglie, Lauro Santi, uccise la consorte Daria Vidal, nipote del vescovo di Padova Girolamo Santi; la stessa sorte subì l'amante di lei Antonio Bologna, capitano di fanteria nell'esercito veneziano, allora guidato da Francesco Della Rovere, e protagonista della riconquista di Padova da parte della Serenissima nel 1509. Tuttavia, nel dramma, la colpa di Daria e di Antonio viene ridimensionata, con l'introduzione del personaggio del soldato che dà il nome alla tragedia: l'accusa di adulterio nei confronti della moglie del Calza appare come il frutto di un'orribile macchinazione, legata a un perverso desiderio di vendetta del soldato stesso.
Anche il poema L'amore di Trolio, et Griseida, ove si tratta in buona parte la guerra di Troia fu pubblicato senza il consenso dell'autore (a Venezia, da P. Gerardo, nel 1553, per i tipi di G.M. Bonelli), che tuttavia riuscì ad aggiungere, in extremis, una sua nota dove si scusava per non aver potuto rivedere il lavoro e pregava i lettori di "non custodire gl'infermi parti miei, et con l'amorevole, et saggia vostra correttione gli emendate" (c. 57r).
Il poema, in dieci canti, si colloca sulla scia del Filostrato di Giovanni Boccaccio, che viene talvolta citato integralmente. All'interno dell'opera si possono altresì riconoscere elementi riconducibili all'Orlando furioso, così come alle dotte dissertazioni di G.B. Giraldi Cinzio sul genere epico-cavalleresco. Dedicataria delle ottave è la fiorentina contessa Strozzi, moglie del conte Alessandro Fregoso, presentato dal L. come suo protettore. All'interno del poema, Fregoso, che fu al servizio della Repubblica di Venezia, viene nominato insieme con il fratello Ercole. Nel catalogo delle dame che si rallegrano per il ritorno del poeta, viene poi menzionata Costanza Rangone che aveva sposato in seconde nozze Cesare Fregoso, condottiero e diplomatico al servizio della Francia, assassinato in un'imboscata, per conto di Alfonso d'Avalos, nel 1541.
Secondo Tomasini, il L. scrisse un altro poema, in undici canti, intitolato Archimedes, di cui tuttavia non si ha traccia.
Il L. morì a Padova nel 1556, "in satis viridi aetate, sed valetudine corporis parum firma" (Scardeone, p. 258), e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco.
L'edizione de Il soldato è stata pubblicata a cura di M. Milani in Quaderni veneti, XIII (1991), pp. 7-129.
Fonti e Bibl.: B. Scardeone, De antiquitate urbis Patavii, et claris civibus Patavinis libri tres, Basileae 1560, pp. 2575; G.F. Tomasini, Bibliothecae Patavinae manuscriptae publicae et privatae, Utini 1639, p. 127; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, Padova 1832, pp. 511 s.; F. Marletta, Il "Trolio e Griseida" di A. L.: contributo alla storia della varia fortuna del Boccaccio, Catania 1911; M. Milani, Il "Soldato" di A. L. come "Anticanace", in Giorn. stor. della letteratura italiana, XCVI (1979), pp. 534-540; F. Piovan, Per A. L.: indagini d'archivio su un letterato minore e sulla società padovana del Cinquecento, in Boll. del Museo civico di Padova, LXXXIX (2000), pp. 123-178.