MOLO, Angelo Guglielmo
– Nacque a Como nel 1647.
Non è nota la data del suo ingresso nell’Ordine domenicano, ma risulta essere stato allievo del convento di S. Maria delle Grazie a Milano, dove portò a compimento la formazione teologica, dedicandosi in particolar modo allo studio dei testi di s. Agostino e di s. Tommaso. Sotto i maestri generali Juan Tomas de Rocaberti (1670-77) e Antonio de Monroy (1677-86) fu lettore di teologia a Ravenna, Forlì, Napoli, Piacenza, Modena e Bologna. Ottenne il titolo di magister s. theologiae il 10 dic. 1692 e nel 1699 gli fu concessa la facoltà di ricevere la laurea dottorale dalle mani dell’inquisitore di Bologna.
Per il suo zelo nella difesa dell’ortodossia e l’integrità dei costumi fu nominato vicario del S. Uffizio di Bologna il 31 genn. 1685 e inquisitore generale di Tortona il 23 marzo 1689 e di Reggio Emilia il 21 sett. 1695. Non trova riscontro, invece, la notizia riportata da I. Taurisano, che lo vuole inquisitore di Brescia nel 1696.
Il M. fu attivo come inquisitore di Reggio fino ai primi mesi del 1699, quando, a causa della salute malferma, chiese di essere esonerato. La richiesta fu accolta dai cardinali inquisitori il 4 febbraio. Dopo la cessazione di tale incarico, il M. resse lo Studio domenicano di Bologna dal 1699 al 1702, e dal 1702 al 1704 fu priore del convento bolognese di S. Domenico.
Strettamente collegata all’insegnamento bolognese del M. e a esso funzionale è la pubblicazione delle Theses de locis theologicis, necnon aliae ex ecclesiastica historia selectae, historicae, chronologica … (Bologna 1701).
Il M. fu in seguito, per due volte, priore del convento milanese di S. Maria delle Grazie e dal 1704 al 1706 priore della provincia domenicana di Lombardia.
Trascorse il resto della sua vita a Roma. Nel 1707 il maestro generale Antonino Cloche lo nominò procuratore generale dell’Ordine (con il compito di «jura tueri atque amplificare», Quétif - Échard, p. 605), in sostituzione di fra Giuseppe Maria Tabaglio, esonerato per malattia, incarico che il M. svolse fino alla morte. Dallo stesso anno subentrò a Tabaglio come professore di teologia alla Sapienza, dove insegnò fino al 1734. Alla morte di Cloche (26 febbr. 1720) divenne vicario generale dell’Ordine.
Tra le rare opere a stampa del M. rimane una lunga lettera scritta il 2 marzo in occasione della morte di Cloche, del quale era stato strettissimo collaboratore (In Dei Filio sibi Dilectis Adm. RR PP prioribus, provincialibus, magistris, vicariis, Congregationum, prioribus conventualibus, vicariis domorum, & monasteriorum, ac universis fratribus & sororibus totius Ordinis praedicatorum, Romae 1720). In questo testo il M. si rivolgeva ai confratelli in quanto vicario generale, cui lo stesso pontefice Clemente XI aveva affidato il compito di reggere l’Ordine fino all’elezione del nuovo maestro generale. Ricordava le virtù cristiane e le capacità di governo del defunto, che aveva guidato l’Ordine per trentaquattro anni; il suo prodigarsi per tenere viva la memoria dei beati domenicani (tra i quali Osanna da Mantova, Lucia da Narni, Agostino vescovo di Lucera) promuovendone il culto e adoperandosi inoltre attivamente per la canonizzazione di Pio V (22 maggio 1712); il rapporto di stima reciproca e di cooperazione che aveva legato Cloche al cardinale Gerolamo Casanate, aspetto che il M. mette in particolare evidenza. Casanate, nelle sue volontà testamentarie, aveva affidato ai vertici dell’Ordine domenicano la sua ricchissima biblioteca, stabilendo che fossero istituiti un Collegio teologico e due cattedre per l’esposizione pubblica della Summa theologica di san Tommaso. Del Collegio teologico fece a lungo parte lo stesso Molo. Nella conclusione ribadiva la volontà di porsi in continuità con l’operato di Cloche.
Nello stesso 1720 il M. prestò giuramento come consultore del S. Uffizio. Già da qualche anno, tuttavia, la congregazione gli affidava compiti di revisione di testi teologici, come è documentato tra l’altro da un fascicolo del 1713 del fondo Censurae librorum dell’Archivio della Congregazione per la dottrina della fede.
I cardinali inquisitori chiesero al M. di pronunciarsi su un’opera di teologia morale riguardante i delicati temi della contrizione e dell’attrizione, del canonico Agostino Michel, stampata ad Augusta nel 1710, intitolata Discussio theologica quatuor dissertationum quas in puncto contritionis et attritionis posuit D. Petrus Lambertus Le Drou ex Ordine eremitarum S. Augustini episcopus Porphiriensi. Già nel 1711 un revisore dell’opera, il carmelitano Onorio dell’Assunzione, ne aveva consigliato la sospensione con la formula donec corrigatur. Non molto diverso fu il sintetico parere del M. articolato intorno a quattro punti fondamentali, che rendevano a suo giudizio meritevole di espurgazione il libello del canonico Michel. Sebbene dotto, quest’ultimo si sarebbe, per esempio, espresso in termini troppo «liberi» e a tratti offensivi nei confronti dell’opera sul concilio tridentino del cardinale Sforza Pallavicino, sulla cui veridicità Michel aveva a più riprese espresso dubbi e riserve, e avrebbe usato toni troppo duri nei confronti di Le Drou e della sua dottrina. Molte proposizioni contenute nell’opera suonavano sospette o offensive e avrebbero pertanto richiesto quantomeno di essere moderate. A giudizio del M. – questa la conclusione della sua censura – il S. Uffizio avrebbe dovuto vigilare affinché gli autori teologici cattolici si esprimessero con la debita moderazione e sempre in ossequio ai decreti pontifici. Il testo sarebbe stato dunque da sospendere donec expurgatur, soprattutto perché la sua circolazione in Germania, a diretto contatto con gli eretici, avrebbe potuto destare un inutile scandalo.
Nell’aprile del 1725 il M. presiedette il capitolo generale dell’Ordine tenutosi a Bologna, nel quale venne eletto maestro generale Thomas Ripoll (il cui predecessore Agostino Pipia aveva ricevuto il cardinalato e aveva pertanto rinunciato alla carica).
Secondo Quétif, il M. godette del sostegno e dell’apprezzamento di Clemente XI – che gli avrebbe in più occasioni offerto il vescovado della sua città d’origine, incarico che il M. avrebbe umilmente rifiutato –, di Innocenzo XIII e di Benedetto XIII, già suo studente a Bologna, il quale gli fece più volte visita quando, nel 1729, il M. era gravemente ammalato.
Il M. morì a Roma il 2 sett. 1737 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, dove i confratelli milanesi apposero una lapide in sua memoria. Pochi giorni più tardi, l’8 settembre, il maestro generale T. Ripoll ricordò il M. in una lettera circolare a stampa, indirizzata a tutti i confratelli.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Arch. della Congregazione per la dottrina della Fede, S.O., Decreta 1685, c. 33v; 1689, c. 92r; 1695, c. 212; 1699, c. 31v; Censurae librorum 1711-14, fasc. 24; Alessandria, Biblioteca civica, 37 M.I.R, ms. 67: D.F. Muzio, Tabula chronologica inquisitorum Italiae et insularum adiacentium ex Ordine praedicatorum …, 1729-34; Bologna, Archivum Ordinis Praedicatorum, Series I, n. 17500: E. Todeschini, Cathalogus inquisitorum Ordinis F. F, praedicatorum, minorum conventualium, praelatorum …, pp. 49, 95; Pavia, Biblioteca Universitaria, Aldini 508: Patres vocales capituli generalis Bononiae celebrati anno iubilaei 1725 in quo communibus suffragiis die 19 maii pervigilio pentecostes renunciatus est 62 …; A. Bremond, Bullarium Ordinis praedicatorum, VI, Romae 1729-49, p. 553; Series chronologica provincialium et vicariorum provinciae (ut vocant) utriusque Lombardiae Ordinis praedicatorum quotquot colligi potuerunt, Bononiae 1732, p. 15; In Dei filio sibi dilectis RR. PP. ac FF. & sororibus universi Ordinis praedicatorum. Fr. Thomas Ripoll sacrae theologiae professor, eiusdem ordinis humilis magister generalis, ac salubrem mortis recordationem, Romae 1737; I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787. I rotuli e altre fonti, a cura di E. Conte, Roma 1991, p. 863; F.M. Renazzi, Storia dell’Università degli studi di Roma detta comunemente la Sapienza …, IV, Roma 1806, pp. 73 s.; C. Cantù, Il convento e la chiesa delle Grazie e il S. Uffizio, in Archivio storico lombardo, VI (1879), p. 246; A. Mortier, Histoire des maitres generaux de l’Ordre des freres precheurs, VII, Paris 1914, pp. 304, 315; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Romae 1916, p. 105; L. Madaro, Gli inquisitori in Alessandria, Asti, Casale e Tortona fino al secolo XVIII (dalla Tabula inquisitorum Italiae del Muzio), in Rivista di storia, arte, archeologia per le province di Alessandria e Asti, XXXV (1926), pp. 45 s.; H.H. Schwedt et al., Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1701-1813, a cura di H. Wolf, Paderborn 2010, II, ad ind.; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis praedicatorum, II, pp. 604 s.