GIORI, Angelo
Nacque l'11 maggio 1586 a Capodacqua, frazione del castello di Torricchio, nell'attuale comune di Pieve Torina (Macerata) da un'umile famiglia.
Il padre si chiamava Giovanni Francesco e la madre Polidora Polini. Studiò grammatica nel seminario di Camerino e per qualche tempo insegnò ai bambini. Più tardi fu chiamato a Roma dallo zio paterno, Cesareo, già da vari anni servitore dei Barberini, che gli fornì i mezzi per continuare gli studi. Poté, dunque, proseguire la sua formazione letteraria con i professori Alessandro Donati e Pietro Malaspina, ascoltò le lezioni di retorica di Tarquinio Gallucci e di Fabiano Strada, studiò greco con il gesuita Francesco Proficio, logica e fisica con il gesuita Francisco Herrera.
Di questo periodo si conserva il suo Liber locutionum del 1602 (Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat. 1730), che riporta espressioni idiomatiche italiane con le corrispondenze latine. A causa di una malattia dovette tuttavia sospendere il corso di filosofia. Più tardi seguì gli studi di diritto canonico e civile nello Studio di Roma, sotto la direzione di Bernardo Guglielmi e Antonio Ricciulli fino a conseguire il dottorato.
Nel 1606 Carlo Barberini, fratello del cardinale Maffeo, gli affidò l'educazione dei suoi figli Francesco, Taddeo e Antonio. Terminato l'ufficio di pedagogo, Maffeo Barberini lo prese al suo servizio e, assurto al pontificato il 6 ag. 1623 con il nome di Urbano VIII, lo nominò cameriere segreto, pochi mesi dopo coppiere e successivamente altarista della basilica di S. Pietro.
In questa nuova posizione il G. poté intervenire in favore dei suoi conterranei di Camerino: nel 1626 ottenne per i canonici della cattedrale il privilegio delle cappe e dei rocchetti; il 1° apr. 1626, in segno di gratitudine, il capitolo gli dedicò un'iscrizione. Risalgono al 1633 due sue lettere ai priori di Camerino a testimonianza dei suoi buoni uffici contro alcuni atti illegali - veri o presunti - del Comune di Matelica; resta inoltre un'iscrizione non datata che attesta come egli favorisse l'ospedale cittadino nell'acquisizione di un'eredità.
Succedendo a Francesco Adriano Ceva, nel 1632 il G. divenne segretario dei memoriali; era sicuramente in carica il 2 luglio 1632, quando ricevette i 30 scudi assegnati all'ufficio della segreteria. Il suo mandato durò fino al 13 luglio 1643. Sempre nel 1632 Urbano VIII gli affidò la soprintendenza dei lavori al battistero di S. Giovanni in Laterano, cui era stato preposto fino a quel momento il cardinale Alfonso de la Cueva. Sotto la direzione dell'architetto Domenico Castelli l'ambulacro attorno all'ottagono centrale fu adornato di uno splendido soffitto in legno e di un nuovo pavimento, mentre sullo spazio centrale fu eretta una cupola con otto finestre tonde.
Nel 1635 il G. fu quindi nominato maestro di camera del pontefice.
L'ascesa del G. presso la Curia romana ebbe importanti riflessi sulla situazione familiare: la sua modesta famiglia fu ascritta al patriziato camerinese e il fratello Prospero ottenne il lucroso ufficio di commissario militare per l'Umbria e la Marca. Come segno della posizione raggiunta, i due fratelli acquistarono un palazzo a Camerino.
Mediante l'acquisizione di ricchi poderi sulla destra del fiume Chienti fu costituita una vasta tenuta denominata "la Maddalena" da una modesta chiesetta rurale, dedicata a S. Maria Maddalena, dipendente dalla parrocchiale di S. Giovanni del castello di Giove: comprendeva terreni arativi, prati e boschi e nel 1658 copriva un'estensione di 1250 staia. Su di essa sorse la villa Maddalena, nella quale, già nel 1642, dimoravano il G. e la famiglia di suo fratello Prospero; almeno a partire dal 1645 quella divenne la loro residenza estiva. Le stanze erano arredate con una certa opulenza e non vi mancavano i ritratti dei patroni: Urbano VIII, il principe Taddeo Barberini e il cardinale Francesco Barberini. Un ritratto del pontefice, tracciato sulla parete di una delle stanze, in un inventario del 1712 è attribuito a Gian Lorenzo Bernini. La villa appartenne alla famiglia Giori fino al 1739, quando, in seguito alla morte del marchese Angelo, si estinse la linea maschile.
Dopo il 1630 il G. e il fratello Prospero fecero decorare nella cattedrale di Camerino le cappelle di S. Ansovino vescovo e di S. Pietro. Il 1° luglio 1635 il capitolo della cattedrale concesse a Prospero Giori l'altare di S. Pietro. Il quadro dell'altare, con il santo nell'atto di distribuire elemosine ai poveri, fu dipinto da Andrea Sacchi. I due pilastrini a sostegno dei busti marmorei del G. e di Prospero Giori sono attribuiti a G.L. Bernini o alla sua scuola. Sempre a Camerino, tra il 1639 e il 1643 il G. fece ricostruire a sue spese la chiesa di S. Maria in Via e ne commissionò la decorazione ad Andrea Sacchi.
Tra gennaio e febbraio del 1643, quando il Comune di Camerino deliberò di onorare Urbano VIII con un busto in bronzo, opera del Bernini o della sua bottega, il G. fu incaricato di sottoporre all'approvazione del papa l'iscrizione latina apposta alla scultura.
Il 13 luglio 1643, in occasione dell'ultima promozione del pontificato barberiniano, il G. fu insignito della porpora cardinalizia, senza assegnazione del titolo.
Probabilmente è da collocare subito dopo tale data la sua ordinazione sacerdotale, che fino al momento gli era stata preclusa in quanto privo di tre dita della mano destra in seguito a un incidente di caccia; ciononostante, dietro sua richiesta, Urbano VIII gli concesse ugualmente di ricevere gli ordini sacri. Il 31 ag. 1643 fu ascritto all'ordine dei cardinali presbiteri e gli fu assegnato il titolo dei Ss. Quirico e Giulitta.
Il G. fece parte della congregazione del Buon Governo, della congregazione Concistoriale e della congregazione del Concilio. Dal 1657 al 1661 fu membro della congregazione della Consulta. Partecipò ai conclavi che elessero Innocenzo X (1644) e Alessandro VII (1655).
In seguito alla morte di Urbano VIII (29 luglio 1644), il G. si ritirò a vivere nella sua casa "posta in capo la salita di S. Honofrio" al Gianicolo, ottenuta grazie ai buoni uffici del cardinale Antonio Barberini e che lui aveva ampliato e arredato in modo confacente al suo rango. I cardinali Antonio e Francesco Barberini, fuggiti in Francia, nominarono loro amministratore e rappresentante l'antico precettore e gli affidarono il compito di sovrintendere all'esecuzione del monumento funebre di Urbano VIII. Gian Lorenzo Bernini, aiutato da suo fratello Luigi, vi lavorò dalla fine del 1644 fino al 28 febbr. 1647, quando lo poté scoprire dopo che il G. ebbe ottenuto l'assenso dei due nipoti e di Innocenzo X. Alla morte di Taddeo Barberini, avvenuta a Parigi il 14 nov. 1647, i cardinali Antonio e Francesco Barberini nominarono il G. tutore dei suoi figli.
Nel gennaio 1655 il G. fece per la prima volta testamento, usufruendo della facultas testandi ricevuta da Innocenzo X l'8 ott. 1646. Tuttavia, in seguito alla morte improvvisa del fratello Prospero, avvenuta il 21 ott. 1656, tenendo conto della nuova situazione familiare, il 1° luglio 1658 rinnovò l'istrumento di fondazione per la chiesa camerinese di S. Maria in Via e l'8 settembre successivo, mentre si trovava alla Maddalena, redasse un nuovo testamento, nel quale nominò suo erede universale il nipote Cesareo, unico figlio maschio del defunto Prospero. Gli lasciò l'incombenza di terminare i lavori nella chiesa di S. Maria in Via e di fornirle la dotazione per sette cappellani. Il G. non trascurò le persone amiche, i servitori più fedeli, le elemosine per i poveri, i consueti suffragi per sé e per lo zio Cesareo, morto all'inizio di aprile del 1623 e sepolto nella chiesa della Ss. Trinità a ponte Sisto. Raccomandò con particolare cura di non disperdere la ricca collezione di quadri da lui pazientemente riunita e disponeva per essa la redazione di un inventario indicante per ogni quadro il nome dell'autore e la stima del valore espressa dal pittore Andrea Sacchi.
Il G. morì nella sua dimora romana l'8 ag. 1662. Fu sepolto, secondo il dettato testamentario, nella tomba che si era fatto preparare nella chiesa camerinese di S. Maria in Via.
Fonti e Bibl.: Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat. 8725, 8786, 8930; A. Ciaconius, Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S.R.E. cardinalium…, IV, Romae 1677, coll. 630 s.; G. Palazzi, Fasti cardinalium omnium S. Romanae Ecclesiae, IV, Venetiis 1703, coll. 205 s.; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali della S. Romana Chiesa, VII, Roma 1793, pp. 40-42; B. Feliciangeli, Il cardinale A. G. da Camerino e Gianlorenzo Bernini, Sanseverino 1917; L. von Pastor, Storia dei papi, XIII, Roma 1931, ad ind.; P. Gauchat, Hierarchia catholica, IV, Monasterii 1935, pp. 26, 49; A. Kraus, Das päpstliche Staatssekretariat unter Urban VIII. 1623-1644, Rom-Freiburg-Wien 1964, pp. 42, 95, 97, 277, 279; S. Corradini, La collezione del cardinale A. G., in Antologia di belle arti, I (1977), pp. 83-94; C. Weber, Die ältesten päpstlichen Staatshandbücher. Elenchus Congregationum, Tribunalium et Collegiorum Urbis 1629-1714, Rom-Freiburg-Wien 1991, p. 115; Dict. d'histoire et de géographie ecclésiastiques, XX, coll. 1451 s.