VEGNI, Angelo Errigo Giovanni
– Nacque a Pari (oggi in provincia di Grosseto) il 3 aprile 1811 da Niccola Pietro Vegni, patrizio senese, e Teresa Filippi, secondo di quattro figli.
Il giovane Vegni svolse i suoi studi a Siena, dove il padre svolgeva l’attività notarile, presso le scuole del seminario arcivescovile e, al termine del suo percorso, si iscrisse alla locale università indirizzandosi verso gli studi naturalistici. La passione e la buona predisposizione verso gli studi gli permisero di vincere, nel 1832, un concorso della Fondazione Biringucci (fondata nel 1724 dal patrizio senese Marcello Biringucci) per un soggiorno di studio a Parigi di due anni, durante i quali seguì i corsi universitari senza però trovare grandi soddisfazioni. Nel 1834 Vegni si iscrisse alla École centrale des arts et manufactures di Parigi, fondata nel 1829 e già importante centro di formazione scientifica e tecnica applicata, conseguendo il diploma di ingegnere metallurgico. Conclusa l’esperienza francese, tornò in Toscana dove iniziò a intraprendere alcuni viaggi per conto dell’amministrazione granducale per conoscere lo stato dell’arte metallurgica e mineraria: nel 1838-39 viaggiò in Sassonia e in Francia e in anni successivi visitò la Francia e la Gran Bretagna (1846) e ancora la Francia nel 1855-56. Grazie a queste esperienze ebbe modo di sviluppare uno dei suoi primi brevetti industriali, quello delle corde metalliche composte da fili di ferro, che furono oggetto di un’animata discussione alla III Riunione degli scienziati italiani di Firenze (1841). Al contempo continuò la sua attività professionale nel campo minerario diventando direttore, nel 1842, della miniera del Bottino a Seravezza nelle Alpi Apuane; l’anno successivo prese parte alla V Riunione degli scienziati italiani a Lucca (1843).
Attento alle innovazioni tecnologiche e alla loro introduzione nell’economia toscana, nel 1844, subito dopo l’inaugurazione della linea ferroviaria Pisa-Livorno, pubblicò uno studio sul tracciato che doveva collegare Pisa a Firenze sottoponendolo al giudizio dei Georgofili (Sulla direzione della strada a guide di ferro da Firenze a Livorno: riflessioni, Lucca 1844). Nonostante il tracciato proposto da Vegni, passando per Prato e Pistoia, attraversasse l’area economicamente più rilevante del Paese, il suo progetto non venne accettato. L’anno successivo Vegni fu tuttavia incaricato dal granduca di progettare una ferrovia per unire Seravezza a Forte dei Marmi. Nel 1850, partecipò all’Esposizione toscana ricevendo una medaglia d’oro di seconda classe per aver presentato una raccolta dei prodotti della miniera del Bottino.
L’esperienza più importante di Vegni fu però la partecipazione, come direttore tecnico accanto a Filippo Corridi, all’Esposizione di Londra nel 1851, dove guidò un gruppo selezionato di operai toscani.
La visita permise di conoscere le principali fabbriche di Manchester e Londra e di apprezzarne le macchine e il loro funzionamento. Sulla strada del ritorno, il gruppo di operai si fermò in Francia per visitare alcuni opifici e il Conservatoire national des arts et métiers di Parigi. Questi sopralluoghi consentirono loro di acquisire importanti conoscenze da trasferire al crescente comparto manifatturiero toscano, ormai identificato, dall’élite granducale, come uno dei degli assi portanti, insieme all’agricoltura, dello sviluppo economico del piccolo Stato toscano.
Al ritorno dall’esperienza londinese, Vegni ebbe altri incarichi nella gestione delle miniere in Toscana come nel caso della Compagnia metallurgica maremmana, costituita per lo sfruttamento del giacimento cuprifero dell’Accesa (1853), e nelle varie miniere dell’Elba e nelle fonderie di Follonica (1860). Nel 1862 fu nominato nella Commissione per l’industria delle ferriere in Italia (sezione per le provincie toscane).
Nel periodo postunitario fu coinvolto come giurato nella VIII classe alla prima Esposizione nazionale di Firenze (1861) e come giurato speciale e commissario per la geologia, mineralogia e metallurgia all’Esposizione di Londra del 1862. Successivamente, all’Esposizione di Parigi del 1867, accompagnò diciotto studenti dell’Istituto tecnico toscano che, grazie al sussidio del Consiglio provinciale di Firenze, ebbero l’opportunità di completare la loro formazione tecnica presso alcune fabbriche o istituti come la École centrale des arts et manufactures di Parigi, da lui frequentata a suo tempo.
Vegni fu anche un importante imprenditore industriale vicino al dinamico mondo finanziario toscano. Nel 1846 fu tra i promotori e fondatore della Società generale di imprese industriali con sede a Firenze e uno dei primi esempi di raccolta di capitali per la nascente industria del Granducato. Nel 1860, insieme a Pietro Bastogi e altri, fu tra i fondatori della Banca toscana di sconto e negli anni fu prodigo e attento nell’utilizzare il suo consistente patrimonio per supportare economicamente alcune imprese industriali. Nel 1866, insieme all’astronomo Giovan Battista Donati, rilevò le Officine Galileo, nucleo originario di una delle più importanti fabbriche meccaniche di precisione italiane, fondate pochi anni prima da Giovan Battista Amici; nel 1867 finanziò l’impresa impegnata nella realizzazione del locomotore funicolare Agudio (1867).
Sul fronte dell’insegnamento, già dal 1841 Vegni fu nominato professore scienziato alla scuola di meccanica di Firenze, presso l’Accademia delle belle arti, nella quale operavano abili tecnici come Lorenzo Turchini e Vincenzo Manteri e scienziati come Luigi Calamai. Nel 1853, con la nascita dell’Istituto tecnico toscano, ottenne la cattedra di metallurgia e, dopo essere stato ammesso nel 1862 alla Società degli ingegneri civili di Francia, divenne nel 1863 professore di metallurgia al Regio Istituto di studi superiori di Firenze dove, a partire dal 1879, fu presidente della sezione di scienze. Nello stesso anno tenne un Discorso per la solenne inaugurazione della Scuola delle miniere (Firenze 1863). Pubblicò anche uno studio su Il petrolio e le sue applicazioni (Milano 1869).
Politicamente vicino al gruppo dei moderati toscani, cercò di conciliare le proprie capacità imprenditoriali a un impegno civile e sociale. Fu membro del Consiglio comunale di Firenze nel 1872 e di quello provinciale nel 1878, candidandosi a deputato nel 1865, nel collegio di Seravezza-Stazzema, e nel 1867 nel collegio di Cortona, Castiglion Fiorentino, Foiano, Lucignano e Marciano, risultando però sempre sconfitto.
Nella tradizione dei moderati fiorentini, Vegni dedicò parte del suo patrimonio al sostegno di varie attività filantropiche. Oltre a finanziare borse di studio per giovani studenti meritevoli, sostenne sia la formazione di artisti, come Filadelfo Simi, sia la costruzione dell’officina meccanica presso la Pia Casa di Montedomini (1864).
Sposatosi nel 1846, a Seravezza, con Giuseppina Pontio (nata a Odessa nel 1825) non ebbe figli e, coerente con il suo agire, alla morte devolse il suo enorme patrimonio per la fondazione di una scuola di agraria presso la sua tenuta delle Capezzine, di oltre 900 ettari, nei dintorni di Cortona.
Vegni fu socio corrispondente dei Georgofili (2 febbraio 1840), membro della Société geologique de France (1847) e, infine, socio dei Fisiocritici di Siena (1857), ai quali lasciò una interessante collezione mineralogica. Gli fu conferita la medaglia al merito industriale di prima classe (Toscana) e fu nominato commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Morì a Firenze, nel suo palazzo di via S. Niccolò, il 18 febbraio 1883.
Fonti e Bibl.: Le carte appartenute a Vegni e alla famiglia sono conservate, con diverse lacune, nel Fondo Vannuccini conservato nell’archivio dell’Istituto tecnico agrario delle Capezzine presso Cortona. Altro materiale, in particolare riguardo alla missione del 1867, è conservato presso l’Archivio provinciale di Firenze e presso l’Archivio della Camera di commercio di Firenze.
G. Santiccioli - G. Tremori, L’Istituto Vegni dalle origini ai giorni nostri, Cortona 2007; Idd., A. V. L’uomo, lo scienziato, il mecenate filantropo, Cortona 2011; A. V.: un fisiocritico fisiocratico. Atti del Convegno..., ...Siena, a cura di M. Carnasciali - G. Santiccioli - G. Tremori, Cortona 2012; P. Brenni - L. Faustini - E. Mechi, L’Istituto tecnico di Firenze alle esposizioni universali dell’Ottocento, in Una capitale per l’Italia. Firenze 1865-1870, a cura di M. Poettinger - P. Roggi, Bagno a Ripoli 2016, pp. 167-185; L. Faustini - E. Mechi, Parigi 1867: un viaggio di studio, in G. Belli - F. Capano - M.I. Pascariello, La città, il viaggio, il turismo: percezione, produzione e trasformazione, Napoli 2017, pp. 929-934.