TOSCANO, Angelo
del (Angelo di Cristoforo da Perugia). – Nacque a Perugia, con buona probabilità negli anni Ottanta del Trecento, da Cristoforo detto Toscano di Lello Orlanducci e da Bartolomea di Pietro.
La forma cognominale Serpetri, a lui attribuita in passato da una parte della storiografia francescana, è stata dimostrata erronea da alcuni studiosi sin dalla fine del Settecento (a partire da Annibale Mariotti): Angelo del Toscano va distinto dall’omonimo frate Angelo di Pietro («ser Petri»), morto all’inizio del Quattrocento.
La presenza di Angelo del Toscano nel convento francescano di Perugia è attestata almeno dal 1413; ivi studiò probabilmente sino al 1416, ma le tappe del successivo percorso scolastico e il luogo ove conseguì i gradi accademici non sono noti; è detto comunque magister theologiae il 13 giugno 1427 in una lettera di Martino V. Grazie all’appoggio del cardinale Domenico Capranica, legato papale a Perugia, il 19 settembre 1430 Angelo del Toscano fu incaricato (forse per un solo anno) della lettura straordinaria della filosofia de sero, nello Studio della sua città, con salario di 35 fiorini, in sostituzione di Baldassarre di Guglielmo spostato alle lezioni ordinarie del mattino.
A frate Angelo vengono attribuiti commenti ai quattro libri delle Sentenze di Pietro Lombardo, che risultano perduti. Comunque rimane un riferimento alla sua attività di docente in una quaestio conservata in un codice di Assisi. Frutto di un fraintendimento, invece, è l’attribuzione da parte di Lukas Wadding (solo nell’indice: Wadding, 1932, p. 801) di un lettorato a Salamanca svolto da frate Angelo.
Il 12 maggio 1431 il capitolo provinciale (tenuto a Bettona) lo nominò a capo della custodia di Todi, ma Angelo del Toscano rimase legato a Perugia, ove il 5 maggio 1432 pronunciò un sermone alle esequie di Braccio da Montone (sepolto a S. Francesco). Mancano notizie per gli anni successivi, ma nel 1437 fu tra i dodici maestri dell’Ordine che il ministro generale Guglielmo da Casale convocò a Bologna, per volontà di papa Eugenio IV, allo scopo di preparare il Concilio di Ferrara, cui Angelo del Toscano effettivamente partecipò nel 1438, distinguendosi in una disputa con i greci.
Sempre nel 1438 Angelo del Toscano – già inquisitore della provincia umbra («provincia di S. Francesco») sino al 15 aprile – fu eletto (3 maggio, capitolo di Deruta) e confermato (13 maggio) ministro provinciale, e successivamente vicario del ministro generale (22 luglio). Le sue responsabilità dunque crebbero: nell’agosto del 1440 fu presente con Bernardino da Siena e Giacomo della Marca, campioni dell’Osservanza, nel convento di Assisi; nell’aprile del 1442 si occupò degli studi universitari a Padova di un baccelliere piemontese, Vasino da Casale Monferrato; nel dicembre del 1442 difese per ordine del papa (insieme con il governatore di Perugia Gaspare de Diana e con Niccolò Piccinino) la conservazione ad Assisi delle reliquie di s. Francesco, ambite dai perugini. Ciononostante il Comune di Perugia raccomandò al papa (16 marzo 1443) l’elezione di Angelo del Toscano come generale dei minori, ma invano, perché con il suo stesso appoggio (giugno del 1443), a Padova, fu eletto Antonio Rusconi. Di costui il frate perugino godette peraltro della piena fiducia: fu nominato procuratore generale dell’Ordine nonché vicario e commissario presso la Curia papale e nelle province centromeridionali (6 luglio 1445). I rapporti con la Curia stretti in quegli anni (la recita del sermone in occasione del funerale di Eugenio IV a Perugia, 27 febbraio 1447; la concessione da parte di Niccolò V della chiesa di S. Salvatore in Onda come sede romana dei conventuali, 19 marzo 1448, ecc.) facilitarono il coronamento della sua escalation di carriera: il 26 agosto 1449 fu nominato dal papa vicario generale durante la vacanza del generalato per la morte di Rusconi, e finalmente fu nominato ministro generale nel capitolo che coincise con la canonizzazione di Bernardino da Siena (Roma, Aracoeli, maggio del 1450).
Non si era nel frattempo disinteressato della città natale: fu tra i promotori della Confraternita di San Girolamo, fondata a Perugia da Giacomo della Marca nel 1445, alla quale si iscrissero moltissimi predicatori dell’Osservanza francescana attivi nella città umbra e che dal 1450 ottenne l’uso perpetuo di un oratorio annesso al convento dei frati minori di Perugia. Né trascurò, allora e in seguito, di occuparsi di minute vicende scolastiche (l’assegnazione allo Studium oxfordiano di un frate irlandese, 1450) e personali (la difesa – sollecitatagli dall’umanista Francesco Barbaro nel 1451 – di un frate friulano, Ludovico da Strassoldo, dalle calunnie rivoltegli), oltre che del governo dell’Ordine (il secondo mandato per i ministri di alcune province spagnole).
La contiguità con gli osservanti, sopra ricordata, ma anche la sua personale inclinazione indussero Angelo del Toscano alla più importante scelta del suo generalato: una serie di iniziative di riforma nei confronti di varie comunità conventuali.
Nel gennaio del 1451 Niccolò V concesse al ministro generale pieni poteri per la punizione e correzione di frati e clarisse, ordinando ai vescovi spagnoli di cessare dagli abusi e di rispettare costituzioni ed esenzioni dei minori. Il 16 aprile gli concesse di visitare i conventi di tutto l’Ordine, e di prendere provvedimenti per la correzione dei singoli e delle comunità. Un anno dopo (Bruges, 25 aprile 1452) frate Angelo fece pubblicare le Ordinationes per la riforma dei conventuali della provincia di Francia. Né mancarono ovviamente provvedimenti singoli di visita e di esenzione, sempre avallati dal papa (ad esempio sul monastero di S. Chiara a Pistoia, 30 marzo 1451; sul monastero delle clarisse di S. Maria di Monticchiello presso Firenze, 26 ottobre 1451; sul monastero delle clarisse di Forlì, 5 aprile 1453).
Gli osservanti furono dunque tutelati dal ministro generale, che il 7 gennaio 1451 scrisse una lettera a tutti i frati per sostenere l’operato del vicario generale per l’Osservanza Giovanni da Capestrano; nel 1452 si recò forse a Chioggia per sedare l’opposizione dei conventuali a un insediamento osservante; difese gli osservanti di S. Lorenzo di Chalon-sur-Sâone, in Borgogna, stabilendo una convenzione con il vescovo locale.
Giovanni da Capestrano riconobbe il suo benevolo atteggiamento e chiese un rinnovato sostegno (lettera del marzo del 1453). Coerentemente con il suo orientamento favorevole alla riunificazione, durante il capitolo generale di Perugia, svoltosi in quell’anno, frate Angelo chiese l’abolizione della bolla Ut sacra di papa Eugenio IV, ma, dopo un attento esame da parte di un’apposita commissione, Niccolò V confermò la bolla del predecessore a favore degli osservanti. Al capitolo generale di Perugia egli fece comunque approvare gli statuti per il convento francescano di Parigi, confermati posteriormente da molti suoi successori, e donò al Comune di Perugia un’unghia di grifone, intessuta di finissimo argento, che aveva ricevuto dal re di Francia.
Mentre era ancora in carica, morì nella sua città, il 20 agosto 1453, e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco.
La sua lastra tombale, attribuita ad Agostino di Duccio, con epitafio in calce, è attualmente conservata presso l’oratorio di S. Bernardino, da lui fondato.
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