DEL BON, Angelo
Nacque il 12 apr. 1898 a Milano, da Giovanni, pellicciaio, e Idalide Abbrighi, insegnante di conservatorio. Opponendosi ai desideri paterni, entrò giovanissimo all'accademia di Brera, ove ebbe come maestro A. Alciati, e si diplomò nel 1922. Lo stile dell'Alciati, ispirato ai modi della pittura romantica lombarda, condizionò sensibilmente - soprattutto a livello compositivo - le prime opere del D., come si nota anche nella serie di ritratti femminili eseguiti tra il 1920 ed il '26: per es., Ritratto della sorella Anita (coll. Garelli, Milano) del 1923.
L'esordio fu a Monza, nel 1924, alla mostra del ritratto femminile contemporaneo, ove il D. espose il Ritratto della sorella Pina (cat., p. 59) eseguito lo stesso anno (oggi coll. Garelli, Milano). Fino al 1929 lo stile del D. non ebbe mutamenti particolari: predilesse colori cupi e terrosi (cfr. Rose rosse, coll. Ranzi, Milano). Solo tramite l'esempio di E. Gola e di A. Tosi, il D. seppe, seppur marginalmente, riscattare il suo "stile scuro" introducendo un luminismo appena accennato, che solo qualche anno dopo mutò in pittura più vibrante e atmosferica.
Nel 1929 partecipò alla seconda mostra del Novecento italiano, ma ciò rappresentò per il D. un fatto marginale e non certo programmatico, negandosi "un intimo accordo con gli amici del gruppo, ostinato a non mettere mai la sua azione in comune con nessuno, geloso della sua indipendenza come di un motivo religioso" (Persico, 1934). Di Novecento rifiutò soprattutto l'impostazione e la struttura statica del quadro, volendo piuttosto risolvere autonomamente "la forma in superficie e immediatamente in colore" (Veronesi, 1962). Ma l'eredità della tradizione lombarda, soprattutto di T. Cremona, lo fece allontanare dalla pesantezza di Novecento, ricercando tinte più lievi e atmosferiche.
A questo decisivo rinnovamento stilistico contribuì soprattutto la frequentazione di E. Persico, conosciuto nel 1929: "Le prediche europeistiche di Persico all'amico Del Bon si risolsero in esiti pittorici che trovano la propria giustificazione proprio nel rinnovato vigore della tradizione lombarda" (Pica, 1954). Attraverso Persico il D. conobbe la vibrazione atmosferica di Bonnard, al quale "guardò poi sempre con grande ammirazione" (Biason, 1958).
L'interesse più generale per il postimpressionismo spostò l'attenzione del D. dai problemi della forma a quelli del colore ed egli abbandonò, quasi conseguentemente, il cupo cromatismo accademico che aveva caratterizzato gran parte delle sue opere precedenti; in tal modo riuscì a riformulare una propria teoria del colore giungendo ad una definizione essenzialmente cromatica del quadro. Nacquero da tali presupposti opere come Periferia milanese (coll. privata, Lecco; in Carrà-Marchiori, 1977, I, p. 49): abolito ogni residuo chiaroscurale, il colore viene inteso come "unico fattore determinante della forma" (Cantatore, 1954).
Dal 1930, anno in cui fu nuovamente presente alla Biennale di Venezia, iniziò il dialogo con la natura e la descrizione nitida del paesaggio lombardo, puntando a una definizione più chiara e luminosa dello spazio circostante. Ma il "chiarismo" del D. (Pica, 1954) si nota maggiormente nei nudi femminili: Nudo di giovanetta (Carrà-Marchiori, 1977, I, p. 126) della coll. B. Grossetti di Milano, di impianto bonnardiano soprattutto per la particolare costruzione luminosa della figura.
Nel 1931 il D. partecipò all'Esposizione internazionale di Monaco di Baviera con il quadro Nevicata, distrutto nell'incendio del palazzo di cristallo ove era esposto. A partire dal 1932, giunse a un azzeramento totale dei valori di superficie, introducendo ampi squarci di bianco, creando tele che G. Veronesi definì nel 1943 (in Carrà-Marchiori, 1977, I, p. 26) di una "assolutezza metafisica", come Natura morta peperoni (ibid., II, p. 135) e Biancospino fondo marrone (ibid., II, p. 131), entrambe nella collezione B. Grossetti di Milano. Nel 1933 lavorò per alcuni mesi a Castiglione delle Stiviere; in questo periodo mutò la sua tecnica, applicando sulla tela un consistente strato di bianco di zinco, procedendo successivamente con impasti di colore puro e raschiature che lasciano emergere la preparazione dal fondo. Il D. ottenne opere di una chiarezza e luminosità assolute, accentuate dall'uso di tinte pastello, che dal 1933 in poi caratterizzeranno i suoi quadri: ad esempio Lo schermidore (ibid., II, p. 155) del 1934 (coll. B. Grossetti, Milano) dipinto unicamente con rosa, azzurro e bianco.
Pur non vincendo l'ambito premio "Principe Umberto", questo quadro non mancò di sollevare polemiche proprio per il nuovo modo di concepire la funzione strutturale della materia-colore.
Dal 1935 il D. insegnò figura al liceo artistico di Brera. Nel 1937 vinse il premio "Lecco" bandito dalla locale Quadriennale. Nel 1940 convinse l'amico B. Grossetti a costituire la galleria Annunciata, che si inaugurò nel novembre dello stesso anno e alla quale il D. diede in esclusiva tutta la sua produzione: "Da allora Del Bon mi fu sempre vicino e formò con Alfonso Gatto e Giulia Veronesi un sicuro appoggio per le future fortune della Galleria" (ibid., I, p. 8).
Tra il 1940 ed il 1941 ritornò più volte a Castiglione delle Stiviere, ove dipinse una serie di paesaggi che, per la tessitura più complessa degli impasti cromatici, si può dire rappresentino un insieme atipico, che non avrà più seguito nelle tele successive, eseguite per lo più in Lombardia. Del 1941 è la serie di fiori e nature morte. Nel 1942 a Roma vinse il premio bandito dal ministero per l'Educazione nazionale con il quadro Nevicata (ibid., III, p. 410) oggi in una collezione privata di Como. Attorno al 1945 il D. riprese il tema dei Nudini, sviluppandolo in infinite versioni. Nel 1950 partecipò alla Biennale di Venezia e l'anno successivo, in occasione della IX Triennale, eseguì in brevissimo tempo un grande affresco nell'emiciclo del palazzo dell'arte a Milano, oggi distrutto.
Nel 1952, il D. vinse il terzo premio nazionale di pittura "Città di Gallarate". Nella stessa settimana, il 10 giugno 1952, a Desio (prov. Milano) vinse il primo premio della prima mostra figurativa di pittura contemporanea organizzata dal gruppo "Amici di Desio". Morì pochi istanti dopo aver ricevuto il premio.
Nel 1954 gli fu dedicata una retrospettiva alla Biennale di Venezia (Cantatore, 1954) alla quale aveva partecipato nel 1928, 1930, 1932, 1938, 1948 e 1950.
Fonti e Bibl.: R. Accademia di Brera e Soc. per le belle arti, Esposiz. naz. d'arte (catal.), Milano 1927, p. 61; Sindacato regionale fascista delle belle arti, I Mostra regionale lombarda (catal.), Milano 1928, pp. 29, 31; Soc. per le belle arti ed Esposiz. permanente, Esposiz. sociale (catal.), Milano 1933, pp. 22, 68; IV Mostra del Sindacato regionale delle belle arti in Lombardia (catal. nn. 24-26), Milano 1933, pp. non num.; V Mostra del Sindacato interprovinciale fascista delle belle arti in Lombardia (catal. nn. 260 s.), Milano 1934, pp. non num.; E. Persico, A.D., in L'Italia letter., 10 giugno 1934, p. 3; VI Mostra del Sindacato interprovinc. fascista delle belle arti di Milano (catal. nn. 227 s.), Milano 1935, ill. p. XXXIX; Soc. per le belle arti ed Esposiz. permanente, Mostra sociale di autunno (catal. n. 114), Milano 1937, p. 31; G. Piovene, La mostra alla Permanente, in Corriere della sera, 28 febbr. 1941; D. Cantatore, Mostre d'arte a Milano, in L'Italia (Milano), 14 ag. 1946, p. 3; R. Modesti, D. (catal., Gall. Annunciata), Milano 1947; O. Vergani, Le arti, in L'Illustrazione italiana, 25 maggio 1947, p. 433; Premio Costa per le arti figurative (catal.), Celle Ligure 1950, p. 25; A. Gatto, D. (catal., Gall. Annunciata), Milano 1950; G. L. Giovanola, Artisti ital.: A.D., in La Fiera letteraria, 24 sett. 1950, p. 7; A. D. Pica, Chiarismo di D., ibid., 18 luglio 1954, p. 6; D. Cantatore, in XXVII Esposiz. biennale internaz. d'arte (catal.), Venezia 1954, pp. 140 s., G. Gorgerino, D. pittore ad ogni costo, in Bollett. d. Gall. Annunciata (Milano), n. 3, 12 dic. 1955; R. Modesti, D., Milano 1957; R. Biason, La fortuna postuma del pittore D., in Oggi, 8 maggio 1958, pp. 57 s.; L. Budigna, A. D. pittore-poeta, in Le Arti, novembre-dicembre 1959, p. 4; A. Sassu, Mostra retrospettiva di A. D. (catal. Galleria d'arte "Piemonte artistico-culturale"): Torino 1961; L. Bortolon, Pagava le modelle con fodere di seta, in Grazia, 30 apr. 1961, pp. 102 ss.; G. Veronesi, A. D. dieci anni dopo, in Le Arti, XIV (1962), 4, pp. 21 s.; G. Giani, A. D., Milano 1962; D. 1898-1952 - Mostra per il decennale, in Bollett. della Galleria Annunciata (Milano), n. 66, dicembre 1962-gennaio 1963; A. D. (catal., Galleria Accademia), Roma 1964; Arte moderna in Italia 1915-1935 (catal.), Firenze 1967, pp. 192 s., ill. 277; G. Marchiori, Le figure di D., in Le Arti, XIX (1969), 12, pp. 29-32; Id., Nudi e figure di D. (catal., Gall. Annunciata), Milano 1970; M. Carrà-G. Marchiori, D. Tutte le opere (catal.), I-III, Torino 1977 (con bibl. completa); S. Camerini, in La Metafisica: gli anni Venti, Bologna 1980, I, pp. 408 s. e ill. p. 428; Annitrenta (catal.), Milano 1983, pp. 507 s. e ad Indicem.