CASTRO, Angelo da (Angelo di Castro, Angelo Castrense)
Figlio primogenito del celebre giurista Paolo e di Piera de' Cervini di Corneto, che era nipote del noto canonista Pietro d'Ancarano, nacque all'inizio del sec. XV.
I pochi storici che in passato si sono occupati della vita del C. non hanno trovato che poche notizie: la pubblicazione di alcuni documenti, primi tra tutti quelli dell'università di Padova, e la lettura dei suoi consigli consentono di colmare qualche lacuna. Incerta resta, comunque, la data di nascita. Il Del Re afferma che i genitori si sposarono con molta probabilità nel 1403 e implicitamente colloca la nascita del C. in un anno immediatamente successivo. È necessario, però, tener presente il documento relativo al suo dottorato, che porta la data 7 maggio 1436 (Acta graduum, n. 1120, p. 27),e che induce a spostare l'anno di nascita alla fine del primo decennio del secolo o all'inizio del successivo. Quanto al luogo, analoga incertezza mostrano i biografi: il Papadopoli lo dice nato a Padova, mentre lo Schulte dichiara ben difficile stabilire con esattezza la città natale, dati i continui spostamenti del padre. Si deve, comunque, ricordare che in uno dei suoi consigli il C. si dichiara "Placentino" ("Et ita ... videtur ... mihi ... Angelo Placentino de Castro utriusque iuris doctori": Pauli Castrensis Consiliorum sive responsorum liber II, Venetiis 1581, cons. 456, f. 213ra) e che la sua nascita è certamente precedente all'insegnamento padovano del padre.
Il C. studiò con ogni probabilità nello Studio di Padova, dove conseguì il dottorato inutroque iure il 7 maggio 1436. Sulle orme del padre, si dedicò subito all'insegnamento e all'attività professionale. L'anno successivo lo troviamo, infatti, tra i giuristi dello Studio bolognese, con l'incarico della lettura ordinaria "de sero" del Digestum Novum (Dallari, Zaoli). Si fermò a Bologna anche nell'anno accademico 1438-39,con l'incarico di leggere "de sero" l'Infortiatum (Dallari). Ma non dovette portare a termine il suo corso, dato che il 16 apr. 1439 lo troviamo, tra i docenti padovani, presente a un esame di licenza (Acta graduum, n. 1331, p. 78). E già da questi anni aveva inizio la sua attività di consulente: un suo consiglio è infatti datato "in Castro Estensi die 7 Mai 438" (Pauli Castrensis Consiliorum..., liber II, cit., cons. 298, f. 146 vb).
Nel 1439, dunque, ebbe inizio l'insegnamento padovano del C. che durò complessivamente, stando alla lapide tombale del padre, quarant'anni (Del Re), ma che fu comunque interrotto più volte da soggiorni in altre città italiane, dove svolse funzioni professionali e dove prestò la sua opera di docente. A Padova il C. fu incaricato dell'insegnamento del diritto canonico (nel 1441 si dichiara, per es., "legens in felici studio paduano iura canonica": Pauli Castrensis Consiliorum... liber II, cons. 458, f. 214r); e presso questo Studio appare costantemente testimoniato fino all'aprile 1453. Il 16 di questo mese interruppe le sue lezioni sulla prima parte del secondo libro delle Decretali e si fece sostituire da Iacopo Zocchi: si recava a Roma per svolgervi un incarico sulla cui natura non siamo informati (Bologna, Collegio di Spagna, ms. 99, f. 270r). Ritornò, comunque, a Padova, dopo poco tempo. Qui lo troviamo il 27 giugno dello stesso anno quale arbitro di una controversia relativa all'eredità del canonista Vittore Dolce da Feltre (Montobbio); e, d'altro canto, fece in tempo a portare a compimento il suo corso di lezioni.
Dopo questa data le notizie sulla vita del C. diventano scarse e incerte: è probabile che la pubblicazione dei documenti dello Studio padovano della seconda metà del sec. XV fornisca un utile contributo al riguardo. I biografi sono, per esempio, discordi nel datare il trasferimento a Roma del C. che venne chiamato in Curia come avvocato concistoriale: alcuni, come lo Schulte e il Del Re sulla scorta di quanto affermato dal Facciolati, assegnano il suo periodo romano agli anni 1454-1458; altri, invece, come il Boeren, lo spostano alla fine degli anni '60 o agli inizi del decennio successivo. In base alle notizie che allo stato attuale sono in nostro possesso si può dire che nel 1456 il C. risulta attivo a Padova (De Sandre), dove insegna diritto canonico ancora nel giugno 1458 (Padova, Bibl. univ., ms. num. provvisorio 275, f 314v). Nel successivo anno accademico, invece, si recò a Bologna, ove insegnò l'Infortiatum (Dallari). Quest'ultima notizia smentisce la tesi di coloro i quali, assegnando agli anni successivi al 1454 il soggiorno romano del C., affermano che egli a partire dal 1458 riprese il suo posto all'università di Padova.
A Roma il C. venne fatto cavaliere e conte, e continuò a fregiarsi del titolo di avvocato concistoriale anche in seguito. E poiché tale titolo compare in pochi dei suoi consigli è lecito pensare che il soggiorno romano non avvenisse nella metà del secolo, bensì in seguito. Per quanto riguarda, poi, l'altra datazione si può dire che il C. era sicuramente a Padova nel 1473, quando la Repubblica di Venezia provvide ad aiutarlo perché in difficili condizioni finanziarie ed oppresso da ingenti debiti. La decisione fu presa allo scopo di impedire che il C. cercasse un più remunerativo incarico presso altra università: il che secondo le affermazioni del Senato avrebbe privato lo Studio padovano di uno dei maggiori maestri di diritto che in quel momento vantava l'Italia. Dalle parole che si leggono nella decisione veneziana (riportata da Del Re, p. 213) sembra che il C. avesse assicurato con regolarità il suo insegnamento a Padova negli anni precedenti. E inoltre, per elogiare l'opera del C. è ricordata non solo la sua attività di docente, ma anche quella di consulente, mentre nessun accenno viene fatto al suo incarico di avvocato concistoriale. Tutti questi elementi potrebbero suggerire di spostare ulteriormente il suo incarico curiale.
Un episodio della vita del C. sicuramente databile è, invece, quello che gli fornì l'occasione di stendere il consilium de usuris. Nella quaresima del 1469 il francescano milanese Michele Carcano predicò a Padova sul tema del prestito usuraio e nel contempo predispose un progetto di creazione di un Monte di pietà nella città veneta. Il Senato veneziano approvò il progetto e l'8 aprile il Consiglio comunale di Padova inviò al doge per l'approvazione il testo degli statuti del Monte stesso. Il doge, però, non rispose e a Padova si aprì una vivace controversia sulla liceità del prestito usuraio, disputa che si accese soprattutto nello Studio cittadino nel corso dell'anno accademico 1469-70. Tra i polemisti si distinse il C., il quale, in opposizione al Carcano e al canonista Alessandro de Nevo, che ne sosteneva le ragioni, riteneva illecita qualsiasi forma di prestito con interessi e pertanto si opponeva all'istituzione del Monte di pietà. La sua tesi finì per prevalere: il governo veneziano, influenzato dal vescovo di Cattaro, Marco Nigro, negò tacitamente la sua approvazione agli statuti elaborati dal Consiglio padovano (sull'episodio, Boeren, Les "Apostillae").
Sulla vita del C. mancano ulteriori notizie precise. Si deve comunque ritenere errata l'affermazione fatta da alcuni, come il Papadopoli, secondo la quale egli abbandonò l'insegnamento di diritto canonico per dedicarsi completamente a quello del diritto civile, quando rientrò a Padova da Roma. In un consiglio inedito, conservato al Collegio di Spagna di Bologna (ms. 212, f. 51va), il C., che si fregia del titolo di "advocatus concistorialis" - e quindi aveva già svolto l'incarico curiale -,si sottoscrive come "ordinarie legens iura canonica in studio Paduano".
Incerti sono i biografi del C. sulla data della sua morte. Il Diplovataccio l'assegna al 1477,sulla base dell'affermazione di Raffaello Maffei, detto il Volterrano (Commentariorum urbanorum... libri, Romae 1506, f. CCIv); il Papadopoli al 1492; il Facciolati la colloca, infine, tra il 1481 e il 1485. Sembra da ritenere che la notizia riportata sulla lastra tombale del padre non sia pienamente utile alla fissazione della data precisa della morte del C.: i quarant'anni del suo insegnamento padovano, lì ricordati, potrebbero intendersi come complessivo periodo della sua permanenza in quello Studio.
Il C. ha lasciato vari consilia, alcuni dei quali sono pubblicati nella raccolta dei consigli di Paolo (nell'edizione veneziana del 1580-81 quelli del C. si trovano nel secondo volume e sono i nn. 226, 293, 295 [consiglio del C. e del padre], 296, 298, 379, 456, 458). La maggior parte, però, resta inedita. Tali consigli sono conservati a Zagabria, Biblioteca nazionale e universitaria, senza num. (Dolezalek); a Norimberga, Stadtbibl., Cent. VI 7,f 31; a Padova, Bibl. univ., ms. num. provvisorio 275, ff 313r-314v., 317r-319r; a Perugia, Badia di S. Pietro, C. M. 57; a Ravenna, Bibl. Classense, 450 e 485; a Venezia, Bibl. Marciana, Marc. lat. V 2; a Leida, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, ms. d'Ablaing 33, ff. 5v-7r (consilium de usuris); a Bologna, Collegio di Spagna, ms. 212, f. 151v; a Vienna, Oesterreich. Nationalbibl. 5054 (ms. indicato dal Boeren, Catalogue).Un ampio commentario alle Decretali di Gregorio IX è conservato alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco nei mss. Mon. lat. 217, 6521, 6524, 6580, 6586, 6587, 7423; nella stessa biblioteca, nei mss. 6584 e 6674 è il suo Tractatus de appellationibus. Infine nel Collegio di Spagna sono state di recente individuate da E. Cortese e D. Maffei una Recollecta superprima parte libri secundi Decretalium (ms. 99, ff. 1ra-347ra); un'altra Super primo libroDecretalium (ms. 107, ff. 51ra-323va), finora erroneamente ritenuta di Iacopo Zocchi; e una Lectura superquibusdam titulislibri secundi Decretalium (ms. 108, ff. 10r-231v), composta insieme con Iacopo Zocchi, cui si deve soprattutto la prima parte, mentre la seconda appare essere interamente del Castro.
Fonti e Bibl.: Catalogus codicum Latin. Bibliothecae regiae Monacensis, a cura di C. Halm-G. Thomas-G. Tier, Monachi 1873, s.v.; I Rotuli dello St. bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, pp. 11, 50; IV, ibid. 1914, p. 66; G. Zaoli, Di alcuni "Rotuli" dello Studio della prima metà del sec. XV, in Studi e mem. per la st. dell'Univ. di Bologna, IV, Bologna 1920, p. 249; Acta granduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1406usque ad annum 1450, a cura di G. Zonta-G. Brotto, in Fonti per la storia dell'Univ. di Padova, IV, Padova 1970, ad Indicem; P. C.Boeren, Catalogue des collections d'Ablaing et Meijers, XII, Leiden 1970, pp. 103, 128 s.; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, Frankfurt a. M. 1972, sub voce;C. Cartari, Advocatorum Sacri Consistorii Syllabum, Romae 1656, pp. XLVIII s.; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, pp. 188, 212, 438; N. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, Venetiis 1726, pp. il, 229; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1757, pp. 38, 41; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori… della famosa Univ. ... di Bologna Bologna 1847, pp. 88 s.; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto ital., a cura di P. Del Giudice, I,2, Milano 1975, pp. 892, 898; J. F. von Schulte, Die Gesch. der Quellen und Liter. des canonischen Rechts, I, Graz 1956, pp. 331; L. Montobbio, Vittore Dolce da Feltre (m. 1453) e la sua biblioteca, in Boll. del Museo Civico di Padova, XLVI-XLVII (1957-58), pp. 176, 192 s.; G. Bonis, Einflüsse des römischen Rechts in Ungarn, in Ius Romanum Medii Aevii, V, 10, Mediolani 1964, p. 62; T. Diplovataccio, De claris iuris consultis, II, a cura di F. Schulz-H. Kantorowicz-G. Rabotti, in Studia Gratiana, X (1968), p. 358; G. De Sandre, Dottori, Università, Comune di Padova nel Quattrocento, in Quaderni per la storia dell'Univers. di Padova, I (1968), p. 38 n. 2; P. C. Boeren, Les "Apostillae" de Michel Carcano de Milan, O.F.M., au "Consilium de usuris" d'Ange de C.,in Archivum francisc. historicum, LXIII (1970), pp. 174-177; N. Del Re, Paolo di Castro, dottore della verità, in Studi senesi, s. 3, XIX (1970), pp. 211-213; M. P. Rigoni, Una conferma in ruolo a metà del XV sec. …, in Quaderni per la storia dell'Univ. di Padova, VI(1973), pp. 163, 165-167; P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, ad Indicem; Noviss. Digesto Italiano, I,1, col. 620. La segnalazione al Collegio di Spagna delle tre opere del C. citate nel testo è dovuta a E. Cortese e D. Maffei.