CORSI, Angelo
Nacque a Capestrano (L'Aquila) il 6 ott. 1889 da Gabriele e da Giovanna Sonsini. Dopo aver trascorso gli anni dell'infanzia nella regione di origine, nel 1905 si trasferì con la famiglia in Sardegna, ad Iglesias, dove il padre aveva intrapreso una attività commerciale nel settore delle miniere e della pesca.
A quei tempi Iglesias era il principale centro minerario d'Italia: nel suo circondario erano concentrati circa 15.000 addetti all'industria estrattiva del piombo, dello zinco e del carbone, i quali venivano sottoposti ad una intensa azione di sfruttamento da parte dei capitalisti stranieri che avevano in concessione le miniere. Furono anche gli anni in cui alle grandi rivolte popolari (di proporzioni straordinarie furono i moti del maggio-giugno 1906 che ebbero come teatro tutta la Sardegna e fecero registrare diversi morti e feriti in seguito alle repressioni delle forze dell'ordine) si affiancò un paziente e capillare lavoro di propaganda e di proselitismo compiuto dai primi propagandisti socialisti. Con la costituzione delle prime leghe di resistenza dei minatori si rafforzò il potere contrattuale ed anche la coscienza politica dei lavoratori, che individuavano ormai nel partito socialista la istituzione deputata alla tutela dei loro interessi di classe.
In questo ambiente anche il giovane C. maturò la sua adesione al socialismo, che si tradusse subito in impegno diretto alla propaganda ed al potenziamento delle strutture organizzative del partito e del sindacato nell'Iglesiente.Gli studi universitari compiuti nella facoltà di scienze sociali di Firenze gli consentirono di partecipare a fianco di Salvemini e di Prezzolini alle battaglie della Lega antiprotezionistica e di collaborare attivamente alla Voce di Prezzolini, alla Criticasociale ed all'Avanti!. Alla scuola fiorentina maturarono anche le idee meridionalistiche del C. e la sua spiccata attenzione ai temi del liberalismo e del regionalismo.
Ma il suo impegno di militante socialista fu rivolto essenzialmente all'azione concreta. Nelle elezioni amministrative di Iglesias dell'agosto 1913, quando era ancora studente, il C. fu eletto consigliere comunale assieme ad altri due giovani dirigenti del socialismo iglesiente, Ruggero Pintus e Luigi Garau. Il successo elettorale si rinnovò nell'agosto 1914 quando il partito socialista conquistò la maggioranza assoluta ad Iglesias ed in altri sei comuni del circondario minerario e mandò sei rappresentanti, fra i quali il C., al Consiglio provinciale di Cagliari. L'eccezionale situazione politica determinata dallo scoppio della guerra ed il verificarsi di una crisi economica senza precedenti nel settore minerario furono motivo di gravi difficoltà iniziali per il C., sindaco di Iglesias, e per gli altri amministratori dei comuni "rossi", che dovettero far fronte anche ad una situazione finanziaria fortemente dissestata per una lunga pratica di malgoverno e di corruttela amministrativa della borghesia liberale. Il C. e gli altri sindaci socialisti, facendo leva non solo sui comuni e sulla provincia, ma anche sulle organizzazioni sindacali e mutualistiche d'ispirazione socialista, come la Federazione minatori di Sardegna ed il Segretariato del popolo di Iglesias, vararono un vasto ed organico programma sociale tendente ad alleviare i disagi economici dei lavoratori disoccupati, delle famiglie dei combattenti e dei caduti, dei civili privi di mezzi di sostentamento. Con questa opera di "croce rossa civile", che coinvolse larghi strati della popolazione, il C. interpretò in maniera felice la linea del partito socialista di fronte alla guerra, riassunta nella formula del "né aderire né sabotare". Da questa esperienza amministrativa nel municipio di Iglesias derivò per il C. una indiscussa egemonia all'interno del partito socialista sardo (nel 1917 Lazzari lo nominò fiduciario del partito per la provincia di Cagliari, mentre Granisci lo invitò a collaborare al giornale Il Grido del popolo).
Le lotte politiche del dopoguerra, che anche in Sardegna raggiunsero - specialmente nell'Iglesiente - momenti di acuta conflittualità sociale, ebbero ancora il C. protagonista del dibattito teorico e della azione pratica del partito socialista fra le masse operaie. Al serrato dibattito sui problemi dell'isola che si svolse in Sardegna nell'immediato dopoguerra, nella fase costitutiva del movimento degli excombattenti e, dopo, del Partito sardo di azione, il C. diede un contributo fondamentale col suo opuscolo Autonomia, Commissariato civile o decentramento?.
La richiesta di un ampio decentramento regionale, basato sull'istituzione della regione e sul potenziamento delle funzioni dei comuni, in alternativa alle istituzioni tradizionali come le prefetture e le province, costituisce la sostanza di una proposta politica che tendeva a negare validità alle posizioni separatiste di alcune frange del nascente movimento sardista ed alla concezione burocratica del decentramento propria dei governi liberali. Il progetto di riforma istituzionale si saldava anche nella specifica situazione politica sarda ad una implicita proposta d'intesa fra socialisti e sardisti (che equivale, in concreto, all'alleanza fra operai e contadini). Era una proposta che, seppure disattesa nella pratica, restava nelle intenzioni del riformista C. un apporto concreto alla soluzione della crisi dello Stato liberale ed in qualche misura un tentativo di neutralizzare il massimalismo maggioritario nel suo partito.
Nel "biennio rosso" la corrente massimalista sembrò assumere il controllo del partito anche nella zona mineraria, tradizionalmente legata al gruppo dirigente riformista capeggiato dal Corsi. In quel periodo, nelle fasi più acute dello scontro sindacale nelle miniere, la leadership riformista fu messa seriamente in discussione e le assise regionali socialiste videro il C. sistematicamente in minoranza. La funzione di moderatore nei momenti in cui il rapporto fra padroni di miniera e minatori tendeva a radicalizzarsi fu spesso esercitata con estrema difficoltà. Nella primavera del 1920, ad es., quando anche nell'Iglesiente circolarono con insistenza parole d'ordine che miravano all'occupazione delle miniere ed alla costituzione dei consigli di fabbrica, il C. riuscì a stento a frenare quei fermenti operai che in qualche circostanza ebbero conclusioni cruente, come l'11 maggio ad Iglesias quando la polizia sparò sui dimostranti uccidendone sette e ferendone ventisei. Le continue critiche che gli vennero mosse dai compagni di partito e dai comunisti non riuscirono però a scalfire l'egemonia reale del C. e dei riformisti. Le elezioni amministrative dell'ottobre 1920 e le politiche del 1921 fecero registrare chiari successi della corrente, culminati nella elezione del C. a deputato. Le sue fortune elettorali coincisero però con la nascita dello squadrismo nel suo collegio.
Nel bacino minerario sardo le squadre al soldo dei padroni di miniera iniziarono durante la campagna elettorale un'azione sistematica di aggressione ai militanti operai ed alle loro organizzazioni. Di fronte alla violenza politica portata dai fascisti, che avevano non solo il sostegno finanziario del capitalismo minerario, ma godevano anche della complicità delle autorità politiche, il movimento operaio iglesiente dimostrò la sua impotenza.
Il rapido processo di sfaldamento si compì dopo la marcia su Roma ed a nulla valsero i tentativi effettuati nel corso del 1923 dal C. e da alcuni dirigenti riformisti di serrare le fila dell'organizzazione e di contrapporsi al fascismo ormai saldamente al potere. Le elezioni del 1924, nelle quali il C. non venne rieletto per le violenze ed i brogli operati dai fascisti, segnarono la definitiva sconfitta del socialismo sardo.
Durante la dittatura fascista il C. fu perseguitato più per i suoi trascorsi di dirigente socialista che per aver svolto una effettiva azione antifascista. Dopo essere stato arrestato una prima volta nel novembre 1925 per presunte minacce a mano armata nei riguardi di un gerarca fascista, subì un nuovo arresto dopo l'attentato a Mussolini della Gibson nel 1926 e l'assegnazione al confino per cinque anni. Mussolini commutò il confino in ammonizione per due anni ed alla fine del 1927 dispose il proscioglimento dai vincoli dell'ammonizione.
La longanimità del capo del fascismo non fu motivo di allentamento della vigilanza dei fascisti locali che continuarono a perseguitare il C. fino a giungere alle violenze fisiche nel maggio 1937. Intanto nel 1932 gli era stato impedito di pubblicare un libro di memorie intitolato I minatori della Sardegna al governo delle amministrazioni locali (pubblicato poi a Milano nel 1959 coi titolo L'azione socialista tra i minatori della Sardegna 1898-1922), considerato dalla censura come "una sfacciata apoteosi del Socialismo".
Alla caduta del fascismo il C. riacquistò il suo ruolo di protagonista, della vita politica sarda (fu delegato socialista per la Sardegna al congresso di Bari del Comitato per la liberazione nazionale nel gennaio 1944 e membro della Consulta regionale della Sardegna) che gli assicurò gli incarichi di consultore nazionale, di sottosegretario alla Marina mercantile nei governi Bonomi e Parri e nel primo gabinetto De Gasperi, di sottosegretario all'Interno nel secondo governo De Gasperi. Protagonista con Saragat della scissione di palazzo Barberini, lasciò dopo le elezioni del 1948 l'attività parlamentare per assumere la presidenza del Comitato del fondo per il finanziamento dell'industria meccanica e la presidenza dell'Istituto naz. per la previdenza sociale. Tenne quest'ultimo incarico fino a pochi mesi prima della morte. avvenuta a Roma il 16 dic. 1966.
Tra gli scritti principali del C. vanno ricordati: Autonomia, Commissariato civile o decentramento?, Cagliari 1920; Il movimento socialista in Sardegna, in Alm. social. ital. 1922, pp. 380-398; Post fata resurgo, in Esperienze e studi social. in onore di U. Mondolfo, Firenze 1957, pp. 252-257; Ricordi, in I pionieri del social. in Italia. I buoni artieri, Roma s. d., pp. 57-77; L'azione social. tra i minatori della Sardegna 1898-1922, Milano 1959; Socialismo e fascismo nell'Iglesiente, a cura di F. Manconi, Cagliari 1979.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Casell. polit. centr., fasc. Corsi Angelo; Ibid., Ministero dell'Interno, Direz. gen. di pubblica sicurezza, Divis. affari generali e riservati, 1919, b. 47 e 1920, bb. 48 e 81; Iglesias, Archivio Angelo Corsi; Ibid., Archivio Giuseppe Pichi; Il Piccone (Iglesias), 1924, passim; La Lotta (Cagliari), 1915-1916, passim; La Sardegna socialista (Cagliari-Iglesias), 1916-1917, passim; Il Risveglio dell'Isola (Cagliari, 1912-1922, passim; Sardegna socialista (Iglesias), 1945, passim; Relazione amministrativa (1914-1920), a cura del Comune di Iglesias, Iglesias 1920, passim; P. Pili, Grande cronaca minima storia, Cagliari 1946, passim;L. Nieddu, Appunti per una storia del socialismo in Sardegna, in Ichnusa, (1956-1962), nn. 13, 15, 17, 20, 27, 46-47; Id., Origini del fascismo in Sardegna, Cagliari 1964, passim; Agli impiegati e operai di Carbonia, a cura della Società mineraria carbonifera sarda, s. l. 1947, passim; L.Del Piano, Alto Commissariato e Consulta regionale, in Almanacco della Sardegna, a cura dell'Associazione della Stampa sarda, Cagliari 1969, pp. 39-46, E. Lussu, La nascita della Regione, ibid., pp. 47-54; S. Sechi, Dopoguerra e fascismo in Sardegna. Il movimento autonomistico nella crisi dello Stato liberale, Torino 1969, ad Ind.;F. Manconi-G. Melis-G. Pisu, Storia dei partiti popolari in Sardegna 1890-1926, a cura di L. Berlinguer, Roma 1977, ad Ind.; Il movimento operaio italiano. Dizionario biogr. 1853-1943, II, sub voce.