CORBINELLI, Angelo
Nacque a Firenze intorno al 1373 da Tommaso di Bartolomeo e dalla seconda moglie di questo, Bartolomea di Piero Pasini. Come il fratello minore, Antonio, si dedicò agli studi umanistici e fece parte del gruppo del vecchio cancelliere umanista Coluccio Salutati.
Proveniente da famiglia ricca, mantenne il suo patrimonio investendolo in una bottega d'arte della lana, in terreni nei "popoli" di S. Lucia a Brozzi, S. Piero a Quaracchi, S. Felice a Ema, S. Michele a Monte Ripaldo e S. Stefano a Pozzolatico. Inoltre aveva una somma elevata investita nel debito pubblico (Monte Comune). Ebbe una carriera politica modesta. Nel 108 fu tra i dodici fiorentini dati in ostaggio al papa durante il suo transito nel territorio di Firenze. Fu priore una volta (maggio-giugno 1412), una volta fu "tratto" all'ufficio degli Otto di balia (1418), ed ebbe un numero piuttosto esiguo di altre magistrature: capitano della Società di S. Maria della Misericordia nel 1404, nel magistrato dei Pupilli nel 1412, tra gli ufficiali della Carne ed anche tra gli ufficiali dello Studio nel 1413, nel magistrato del Sale, e tra i capitani di Orsaninichele nel 1415; fu uno degli elettori dell'esecutore degli Ordinamenti della giustizia nel 1418, e finalmente fu "tratto" nel 1419 alla carica dei Dieci di Pisa.
Il C. morì ai primi di maggio del 1419 a Pisa.
Si era sposato nel gennaio del 1403 o del 1404 con Filippa di Lorenzo di Totto BardiGualderotti, dalla quale ricevette una dote di 500 fiorini. Secondo la dichiarazione di quest'ultima agli ufficiali del Catastci nel 1427, quando cioè era ormai vedova, avrebbe avuto soltanto tredici anni quando si sposò col Corbinelli. Dal matrimonio nacquero quattro figli: Bernardo, Tommaso, Bartolomea e Angelo. Il C. ebbe rapporti molto amichevoli col fratello Antonio, con il quale condivise la passione per gli studi umanistici; Antonio lo designò suo esecutore nel testamento redatto nell'anno 1410. Pur non essendosi rintracciata alcuna copia del testamento del C., si sa che fece dei lasciti piuttosto considerevoli alla chiesa di S. Spirito (dove i Corbinelli possedevano una cappella di famiglia) e ad un maestro Agostino di Roma, che apparteneva all'Ordine agostiniano, lo stesso dei monaci di S. Spirito. Inoltre lasciò 100 fiorini per dotare fanciulle povere.
Pur non avendo lasciato nessuno scritto letterario o filosofico, il C. svolse un ruolo abbastanza importante nella storia dell'umanesimo fiorentino nei primi anni del Quattrocento. Fu a lui che Giovanni da San Miniato indirizzò una lettera ben nota esortandolo ad abbandonare gli studi umanistici per concentrarsi su quelli teologici. L'Ullman ritenne, con ogni probabilità correttamente, che il vero destinatario di questa lettera fosse il Salutati stesso, il quale non si era degnato di rispondere esaurientemente ad una lettera precedente di Giovanni. Il risultato finale di questo dibattito, sempre secondo l'Ullman, fu lo scambier, ben più noto, tra il Salutati stesso e Giovanni Dominici, il quale nell'opera Lucula Noctis ampliò i temi accennati da Giovanni da San Miniato nella sua epistola al Corbinelli. Oltre al suo ruolo passivo ma abbastanza importante nel provocare la lettera di Giovanni da San Miniato, il C. si interessò, insieme col fratello Antonio, alla chiamata di Guarino Veronese allo Studio fiorentino dove quest'ultimo insegnò per quattro anni, dal 1410 al 1414. In riconoscimento dell'amicizia e dell'aiuto recatogli, Guarino dedicò al C. la sua traduzione del De liberis educandis di Plutarco. Nella lettera dedicatoria l'illustre umanista rende omaggio all'amico fiorentino per la cura con la quale aveva educato i propri figli; con Guarino il C. poi, fino alla morte, si tenne in corrispondenza epistolare.
Fonti e Bibl.: Per la carriera politica: Arch. di Stato di Firenze, Tratte 78, f. 102r; 79, ff. 18r, 52v, 62v, 80r, 99v, 107r, 111r; Prioristadel Palazzo, f. 158r; la notizia sulla sua elezione nel 1413 nell'Uffizio dello Studio si trova nell'Epist. di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, III, Venezia 1919, p. 12, mentre il riferimento alla sua inclusione tra i dodici ostaggi della corte papale nel 1408 è reperibile nelle Commissioni di Rinaldo degli Albizzi, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1867, pp. 171 s. I dati sul matrimonio sono contenuti in Arch. di Stato di Firenze, Notarile Antecosimiano G 209, f 49rv, mentre quelli sui lasciti testamentari Ibid., G 212, ff. 202r, 247r, 264r. La dichiarazione agli ufficiali del Catasto della sua vedova è Ibid., Catasto, 18, f. 1288r, mentre quella dei figli è in 17, ff. 229r-242r. Uno schizzo biogr. molto breve è contenuto in L. Martines, The Social World of the Florentine Humanists, Princeton, N. J., 1963, pp. 318 s. La disputa con Giovanni da San Miniato è stata analizzata da B. Ullinan, Studies in the Italian Renaiss., Roma 1955, pp. 249 ss., dove è stata pure pubblicata la lettera di Giovanni al Corbinelli. C. Bec, Les marchands écrivains au Moyen Age, Paris 1967, p. 299 fa riferimento alla dedica fatta da Guarino al C. inserendola nel quadro culturale fiorentino, mentre la dedica stessa si trova nell'Epistolariodi Guarino Veronese, cit., I, Venezia 1915, pp. 15 s.