COLLA, Angelo
Nacque nel 1827 a Gignese (Novara) presso il lago Maggiore da Pietro e da Marianna De Filippi in una modesta famiglia. Rimasto orfano con undici fratelli all'età di quattro anni, crebbe tra gravi difficoltà economiche e si formò, a detta dei suoi biografi, come autodidatta e lavorando presso botteghe artigiane; non ci è noto tuttavia il carattere dei suoi primi studi né verso quale mestiere si sia indirizzata agli inizi la sua attività. Nel 1848 il C. si trovava a Milano e seguì Garibaldi come volontario. Alla fine della guerra passò in Canton Ticino lavorando per qualche tempo presso la parrocchiale di Melano; nel 1850 si trasferì in Piemonte dove entrò in rapporto con Alfonso Dupuys, impegnato allora per conto del duca di Genova nella ristrutturazione degli appartamenti di palazzo Chiablese a Torino.
Al Dupuys, che lo protesse e gli affidò la decorazione di una galleria in palazzo Chiablese, il C. deve probabilmente le prime occasioni di mettersi in luce; contatti fra i due risultano anche per i restauri della cappella del S. Sepolcro alla basilica di Oropa, condotti nel 1851 suincarico della famiglia Avogadro di Collobiano. L'intervento del C., cui viene tradizionalmente attribuita la direzione dei lavori, è testimoniato anche per la pala e l'esecuzione degli affreschi con santi e scene sacre (M. Marocco, Cenni storico artistici intorno al Santuario di N.D. d'Oropa, Torino 1866, pp. 93-95). L'artista andava frattanto acquistando notorietà come ornatista, e ci è rimasto (Archinti, p. 1018) ilricordo di un vassoio e di quattro candelabri in bronzo commissionatigli per un dono alla vedova di Carlo Alberto, Maria Teresa di Toscana. Già allora viene dunque precisandosi la tendenza, che gli sarà caratteristica, ad occuparsi contemporaneamente di più arti (pittura, architettura, modellato) nel tentativo di giungere a un completo controllo esecutivo sulla propria opera.
Sulla Gazzetta di Milano del 29 giugno 1860 compare una proposta a firma del C. per l'erezione, di cui si andava allora discutendo, di un cimitero centrale cittadino, Idea del nuovo cimitero da erigersi in Milano. A questa data il soggiorno in Piemonte va quindi considerato concluso, ed il Caimi, che nel 1862 cita il C. fra i migliori pittori decoratori presenti in Lombardia (A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, p. 128) non manca di annotare come l'artista andasse contemporaneamente impegnandosi in studi di architettura. Due suoi progetti per una nuova facciata del duomo di Milano vengono donati alla Veneranda Fabbrica nel 1868 senza rapporto con concorsi o precise commissioni; ma la prima occasione per un'affermazione di rilievo arriva solo nel 1871 quando un comitato, di cui facevano parte suoi fedeli amici come Tullo Massarani e Domenico Induno, gli affida il restauro di palazzo Marino.
Il C. diresse fra il 1871 e il 1873la trasformazione del salone dell'Alessi in sede del Consiglio comunale e ne adattò alcuni ambienti adiacenti ed i prospetti esterni.
L'intervento, cui non mancarono già allora riserve e accuse di dilettantismo, segna l'inizio di un'attività estremamente discussa nel campo del restauro architettonico. Nel 1871 il C. sistemò il fianco esterno della chiesa dei SS. Maurizio e Sigismondo su via Bernardino Luini attirandosi critiche per aver cancellato le tracce dell'originaria decorazione pittorica (Mongeri, 1872); e nel 1877 entrò a far parte, insieme con il Massarani, dell'istituenda Commissione conservatrice ai monumenti di antichità e belle arti per la provincia di Milano, primo nucleo delle attuali soprintendenze. L'opera di maggior impegno fu in questi anni lo studio per il restauro di S. Giovanni in Conca, i cui piani, impostati in accordo con il Massarani, non valsero ad evitare (1879) un brusco abbattimento parziale della chiesa; fu lo stesso C. ad adattarne le parti restanti a sede del nuovo tempio valdese cittadino, inaugurato nel 1881. Come unico architetto presente nella Commissione, si segnalano sue consulenze e lavori, per lo più di modesta entità, in numerosi altri edifici storici, quali a Milano la Rocchetta del Castello sforzesco, S. Eustorgio, le colonne di S. Lorenzo; a Lodi la facciata dell'Incoronata; a Monza la cappella di Teodolinda in duomo. A S. Eustorgio, fra il 1880 e il 1885, il C. restaurerà la quattrocentesca cappella Brivio completandone la decorazione (P. Rotta, Cronaca annuale dei restauri e delle scoperte nella basilica di S. Eustorgio in Milano dall'anno 1862 in avanti, Milano 1886, pp. 68-72); a Monza, gli incarichi previsti per la cappella di Teodolinda gli saranno sottratti, come altre occasioni di lavoro, dal Beltrame nel 1889.
Nel 1880 i progettiper il restauro di S. Maria delle Grazie ottennero l'ambito riconoscimento di una medaglia d'oro alla Esposizione internazionale delle arti a Parigi e, per l'abile regia del Massarani, la sua opera ebbe elogi da Charles Garnier, Charles Blanc e dal barone De Geymüller. Ma in patria i pareri erano divisi, e le critiche, crescenti, si inquadravano in un generale scontento per l'inadeguatezza delle prime Commissioni conservatrici. Si lamentava che i membri, allora di nomina onoraria, ne fossero scelti più per la buona volontà e per influenti autocandidature, che per effettive competenze tecniche. Già nel 1879C. Boito stigmatizzava che a Milano operasse "un solo architetto, abile, ma più volentieri che architetto, decoratore" (I restauri di S. Marco, in Nuova Antologia, 15 dic. 1879, pp. 718s.); e nel 1881 proprio l'elezione di Boito a nuovo membro della Commissione provocherà le dimissioni del Massarani e dello stesso Colla.
La posizione di quest'ultimo si fa quindi più difficile.
I lavori alla chiesa delle Grazie, che il C. considerava la sua opera più importante e che prevedevano ampie aggiunte e alterazioni alla tribuna bramantesca, vennero bloccati nel 1881 poco dopo gli inizi, quando ancora si stava procedendo a consolidare la muratura delle navate laterali. Scarso seguito ebbero le contemporanee proposte per la decorazione delle volte in duomo e quelle per una ristrutturazione del Castello sforzesco discusse fra il 1882 e l'84 e collegate a un generale piano urbanistico per l'area del Sempione (Chirtani, 1884). Anche la sistemazione dei resti di S. Giovanni in Conca diede luogo nel 1881 a contrasti radicali, e sorte non migliore toccò al restauro, fra il 1881 e il 1884, di S. Calimero (esplicitamente inteso però fin dagli inizi più come un rifacimento di fantasia che come un vero e proprio restauro: Massarani, 1884). Al dissenso, l'artista reagì isolandosi, irrigidendosi sulle proprie idee e rifiutando ogni controllo esterno; e fra un accentuarsi delle polemiche si svolsero così dal 1885 i lavori per il palazzo comunale di Piacenza, poi completati dal Pirovano.
L'attività del C. come restauratore è legata soprattutto al costante appoggio che le diede a Milano il senatore Tullo Massarani, che nella versatilità e nell'entusiasmo di autodidatta dell'amico vedeva straordinarie capacità di entrare in armonia con l'operato dei maestri antichi e quasi un nuovo esempio di sintesi rinascimentale delle arti. Contro strette esigenze di conservazione, il C. insisteva su un'idea di restauro come reinterpretazione creativa, e l'intento di riportare l'edificio ai suoi più autentici caratteri originari era utilizzato in lui come premessa per liberi completamenti in cui si perdeva ogni distinzione tra aggiunte e parti antiche. In questo poté forse giungergli, attraverso il Massarani, un'eco delle teorie di Viollet-le-Duc e della scuola francese; ma le sue metodologie si mantennero sempre empiriche. Fu il principale esponente a Milano di un gusto per rielaborazioni suggestive e un po' teatrali, e gli oppositori avranno buon gioco nel lamentarne lo scarso rigore di archeologo e la disinvoltura nel distruggere elementi d'epoca; netto in particolare il contrasto con il Boito e il Beltrame, che, dati i loro criteri di restauro conservativo e "scientifico", si adoperarono per impedirne l'attività. Genuine capacità di artista e un appassionato entusiasmo staccano tuttavia gli interventi del C. da analoghe operazioni attuate in quegli anni e ne fanno un caso di singolare interesse nella storia del restauro ottocentesco in Italia.
Partendo da un'impostazione iniziale prevalentemente di ornatista e decoratore, l'artista riuscì a sviluppare negli ultimi anni della sua carriera una significativa attività anche come vero e proprio architetto autonomo. Un elenco dei suoi primi tentativi ci è rimasto in un album di fotografie, Quelques oeuvres de Mr. A. Colla Architecte de Milan, conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (III St.B XIV 21) e curato da lui stesso attorno al 1880 per un dono a Charles Blanc. Accanto ai restauri vi sono citati il basamento per il busto a Francesco dall'Ongaro nel cimitero monumentale di Napoli (posteriore al 1873), i monumenti Bruni, Robecchi (1872), Camerini (1875) nel cimitero monumentale di Milano, ed un progetto "travaux executés" per la facciata di uno stabilimento Crespi da intendersi come una consulenza decorativa per parte del cotonificio di Crespi d'Adda del 1878.
Non risulta che il C. si basasse su titoli legali per esercitare la professione, e per la parte tecnica gli sarà sempre necessario appoggiarsi a collaboratori, ma, come documenta il Massarani, quella di architetto era la qualifica cui egli teneva maggiormente. La guida di F. Venosta (Milano ed i suoi dintorni, Milano s. d. [ma 1871], p. 102) gli attribuisce la decorazione di cupola e volte in S. Maria della Porta a Milano; e nel 1883 risulta terminata la facciata della chiesa della Maddalena a Lodi (C. Agnelli, Lodi e il suo territorio nella storia,nella geografia e nell'arte, Lodi 1917, p. 236).
Sempre a Cristoforo Benigno Crespi, pioniere dell'industria cotoniera, collezionista e amatore d'arte, amico del Massarani, il C. deve l'incarico di dirigere dal 1885 la fastosa trasformazione di palazzo Crespi in via Borgonuovo in cui la collaborazione di una scelta équipe e la ricerca di uno stile libero da una stretta imitazione dei modelli del passato riuscirono ad esiti tra i più interessanti nella contemporanea architetturamilanese. Allo stesso periodo risalgono probabilmente l'impostazione delle ville Gherardi a Manerbio (avanti il 1884) e Fenaroli a Milzano, le decorazioni della sua casa in corso di Porta Romana nel prediletto stile tardo Quattrocento lombardo, e i progetti per il cimitero di Mortara poi completato dal Pirovano. Un posto a se in questa attività merita la villa Pia sul lago d'Orta, singolare costruzione in stile moresco portata avanti dal 1880 circa in un processo di continuo arricchimentoe terminata solo dopo la sua morte dal cognato e collaboratore Giuseppe Talamoni. Grazie al mecenatismo del Crespi, il C. vi ebbe piena possibilità di mettere in luce le proprie qualità migliori: un romantico gusto di scenografo e un'appassionata cura del particolare decorativo.
Alla sua morte, a Milano l'11 febbr. 1892, il C. risultava cavaliere ufficiale della Corona d'Italia, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e dell'Aquila Rossa di Prussia, accademico di merito di S. Luca, socio onorario dell'Accademia di belle arti di Milano.
Tra gli scritti i più significativi sono: Palazzo Marino. Progetto di facciata e di riordinamento interno, Milano 1873; Intorno alla chiesa di S. Giovanni in Conca,Relazione, in Rendiconti del R. Ist. lomb. di scienze e lettere, s. 2, XI (1878), 4, pp. 269-273; 5, pp. 568-573; La Chiesa di S. Maria delle Grazie in Milano, in C. Cantù, La chiesa delle Grazie, Milano 1879; Il castello di Milano e Il progetto del nuovo quartiere di Piazza d'Armi, Milano 1882. Accanto a questi saggi, ristampati a cura di Tullo Massarani in L'architetto cav. A.C., s. l. 1892, vanno segnalati: Idea del nuovo cimitero da erigersi in Milano, in Gazzetta di Milano, 29 giugno 1860; Schiarimenti sul progetto di riforma della facciata del duomo di Milano, s. l. né d.; Il duomo di Milano,decoraz. delle volte, Milano 1881.
Fonti e Bibl.: L. Archinti, Necrologia di A. C., in Natura e arte, I (1891-92), 2, pp. 1016-1021; G. Mongeri, L'arte in Milano, Milano 1872, pp. 239, 439; T. Massarani, Del salone di Palazzo Marino: Notizia presentata alla on. Giunta municipale dalla Commiss. sopra il restauro, Milano 1872 (poi in Ricordi cittadini e patriottici, scritti di T. Massarani, a cura di R. Barbiera, Firenze 1908, pp. 311-349); Atti della Commissione conservatrice dei mon. e ogg. d'arte e di antichità della provincia di Milano, Milano 1880-1881, passim; [T. Massarani], La Bizantina in chiesa, in Cronaca bizantina, IV (1884), p. 49 (documenta i progetti del C. per S. Calimero, la villa Gherardi a Manerbio, il cotonificio Crespi e il mausoleo Moffa di Lisio al cimitero di Torino); T. Perdoni, Il Gotico di Piacenza,l'arch. C. e la Cronaca bizantina, in Arte e storia, III (1884), pp. 139 s.; Id., I restauri del Palazzo del Comune di Piacenza,ibid., pp. 331 s., 340 s., 350 s., 358 s., 364 s., 372 s.; L. Chirtani [L. Archinti], Milano all'opera: edilizia, in Il Nipote del Vesta Verde, s. 2, I (1884), pp. 233-246; T. Massarani, Villa Pia, in Ville e castelli,d'Italia: Lombardia e laghi, Milano 1907, pp. 89-11; Una nobile vita. Carteggio inedito di T. Massarani, a cura di R. Barbiera, Firenze 1909, I, pp. 121, 311, 316-319; II, pp. 138-140, 184, 511 s.; C. E. Pirovano, Il Palazzo Crespi in Milano, Milano s. d.; P. Mezzanotte-G. C. Bascapé, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, ad Indicem; P. Mezzanotte, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 416 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 14; Diz. encicl. di arch. e urbanistica, II, p. 31.