BRUNI, Angelo Cesare
Nato a Torino l'8 genn. 1884 da Ottavio e da Clotilde Crosio, si laureò in medicina e chirurgia nell'ateneo della sua città nel 1907. Fin da studente si dedicò con passione allo studio dei problemi della morfologia, sotto la guida di A. Bovero, nell'istituto di anatomia umana normale diretto da R. Fusari. Poco dopo la laurea, nel 1909, divenne assistente di ruolo del Fusari, e nel 1912 ottenne la docenza in anatomia umana normale. Nel 1914 fu nominato aiuto presso la cattedra di anatomia umana normale di Torino, e tale titolo mantenne quando G. Levi succedette al Fusari nella direzione dell'istituto. Dopo la sospensione dell'attività scientifica determinata dalla guerra, durante la quale prestò servizio nell'esercito e impartì lezioni ai corsi castrensi, il B. riprese i suoi studi nell'ateneo torinese.
Appartengono a questo primo periodo della sua attività scientifica numerosi lavori di ordine morfologico, improntati ai metodi classici dell'anatomia, e caratterizzati dalla precisa e corretta tecnica descrittiva. Particolarmente importanti furono le sue osservazioni sui muscoli della mano, sui derivati scheletrici extracranici del 2º arco branchiale, su alcune disposizioni anomale del torace.
Nel 1923 il B. fu professore straordinario di anatomia degli animali domestici presso la scuola di medicina veterinaria dell'università di Milano, e nel 1924 venne incaricato presso la facoltà medica della stessa università dell'insegnamento dell'anatomia chirurgica. Nel 1931, vinto il relativo concorso, divenne ordinario di anatomia umana normale all'università di Parma, quindi nel 1933 fu titolare della stessa disciplina nell'ateneo di Bologna, e infine nel 1938 in quello di Milano. In seguito mantenne la direzione dell'istituto di anatomia umana normale dell'università di Milano, e contemporaneamente attese all'insegnamento dell'anatomia degli animali domestici presso la scuola di medicina veterinaria milanese. Nel 1950 fu preside della facoltà medica di Milano.
Nel corso di questi anni, che lo videro affermarsi sempre più nel campo universitario per le sue capacità organizzative e soprattutto per le sue non comuni doti didattiche, il B. si era intanto decisamente orientato verso un nuovo indirizzo funzionale della ricerca morfologica: le sue osservazioni avevano perduto il carattere puramente descrittivo della struttura, per prospettare più complessi problemi di correlazione tra istoembriologia e fisiologia. Questo nuovo criterio fondamentale gli consentì di giungere a conclusioni importanti nei vari settori della ricerca morfologica.
Per quanto riguarda l'apparato cardiovascolare, dopo aver accuratamente descritto le caratteristiche morfologiche del settore sinistro del sistema senoatriale del cuore degli ovini (precedentemente illustrato in modo incompleto dal Pace, e denominato poi sistema nodale di Pace e Bruni), il B., sulla scorta di dati morfologici, istogenetici e istochimici, poté dimostrare che il sistema specifico di conduzione del cuore ha il significato di una parte di miocardio differenziatosi in modo particolare.
Nel campo dell'endocrinologia il B. condusse interessanti ricerche sul corpo luteo, sull'ipofisi, sulla ghiandola interstiziale. Particolarmente significativa fu la sua scoperta della presenza nel testicolo di feti umani e di alcuni mammiferi adulti di elementi migranti carichi di lipidi, che avrebbero la funzione di trasportare al circolo sanguigno e alle cellule del Sertoli i lipidi elaborati dalle cellule interstiziali. In considerazione dei dati emersi dalle varie ricerche sull'argomento, ritenne che la secrezione interna delle gonadi sia in realtà la risultante di un loro complesso metabolismo, piuttosto che dell'attività specifica di determinati gruppi di cellule.
Inoltre il B. recò notevoli contributi alla conoscenza dell'istogenesi del sistema neurovegetativo e, in particolare, del timo, che dimostrò formarsi per differenziamento, dovuto al diverso grado di vascolarizzazione, da un abbozzo comune delle paratiroidi. Riuscì a dare la dimostrazione che il fenomeno della iridescenza cangiante nell'occhio di alcuni animali è dovuto alla presenza di particolari strutture endo- ed extracellulari, capaci di agire sui raggi luminosi dando origine a fenomeni di interferenza.
Non è possibile esaminare qui l'intera produzione scientifica del B., tutta ad alto livello, nei vari campi della anatomia e della istoembriologia. Va comunque rilevato che le numerose osservazioni lo condussero ad alcune conclusioni di ordine generale, che si sono poi dimostrate validissime nella interpretazione della struttura e delle funzioni dei connettivi. Il B. ritenne infatti che la sostanza fondamentale dei connettivi, apparentemente anista, deve essere considerata come un metaplasma dipendente dalle cellule (concetto di manifestazione vitale al di fuori della cellula, ma sotto il dominio della cellula, largamente seguito da numerosi autori); che le fibrille rappresentano in realtà entità vitali originate dalle cellule e dalla sostanza fondamentale (controllo cellulare della fibrillopoiesi, altro concetto recentemente affermatosi in istoembriologia); che le fibre reticolari, lungi dal rappresentare uno stato embrionale del collagene, costituiscono delle precise entità strutturali. Egli sostenne ancora che le cellule del sistema istiocitario sono residui di cellule mesenchimali embrionali, e poté dimostrare l'importanza del connettivo lasso nella difesa tessutale. È in particolare in tale ultimo settore che le ricerche del B. si dimostrarono validissime e contribuirono decisamente all'affermarsi del moderno concetto di stato istiocitario di elementi poco differenziati e aventi una determinazione più o meno pronunciata. In base al proprio indirizzo di ricerca, il B. non vide, infatti, come le caratteristiche morfologiche e genetiche e le proprietà biologiche potessero consentire di considerare un sistema quel complesso di elementi tanto disparati per origine e funzioni come quelli codificati da K. A. L. Aschoff e Landau. Il sistema reticolo-endoteliale, la cui unitarietà fu preconizzata da tali autori in base soltanto alla proprietà granulopessica delle cellule, non è più oggi considerato secondo il rigido schema originale. Si deve al B. la dimostrazione che in particolari condizioni patologiche e sperimentali numerose cellule possono manifestare le caratteristiche degli elementi embrionali, e l'introduzione del concetto che la comune origine mesenchimale e le particolari caratteristiche biologiche conferiscono a vari elementi connettivali le prerogative di sistema di difesa. E poiché si è in seguito osservato che tali proprietà caratteristiche, nelle suddette condizioni, possono manifestarsi anche in cellule di origine mesenchimale che per essere altamente differenziate (come quelle del sangue circolante, i fibrociti, ecc.) non sono ascrivibili al sistema reticolo-endoteliale propriamente detto, si è sostituito al concetto di Aschoff quello di mesenchima attivo, comprendente tutte le cellule di origine mesenchimale, con la sola esclusione di quelle definitivamente differenziate per la funzione meccanica.
Non è possibile ricordare qui tutta la produzione scientifica del B., nei vari campi di ricerca, e le sue numerose pubblicazioni sulle riviste mediche e biologiche; tra le sue opere più importanti segnaliamo: Anatomia degli animali domestici (con U. Zimmerl), Milano 1947 1951; Anatomia e fisiologia dell'uomo (con F. Usuelli), ibid. 1949.
Il B. morì a Orta il 29 sett. 1955.
Bibl.: Per le nozioni riguardanti l'evoluzione del concetto di sistema reticolo-endoteliale, si veda: A. Ferrata-E. Storti, Le malattie del sangue, I, Milano 1958, pp. 110-117. Sulla vita e le opere del B. sono stati consultati: A. Bairati, Commem. del prof. A. C. B., in Atti della Soc. lombarda di sc. med.-biol., XI (1956), pp. 338-343; A. Pensa, A.C. B., in Rend. d. Ist. lomb. di sc. e lett., LXXXIX-XC(1956), pp. 170-182; Encicl. Ital., App., II, 1, p. 463.