CAROSELLI, Angelo
Nacque a Roma il 10 febbr. 1585. Autodidatta sperimentale e inquieto, ebbe l'opportunità di contatti e incontri anche al di fuori dell'ambiente pittorico romano, che costituì tuttavia il luogo principale della sua attività: a Roma infatti è documentato nella lista degli accademici di S. Luca dal 1608 al 1636.
Fu a Firenze (1605) e a Napoli (1618). Nel 1615 sposò la siciliana Maria Zurca; rimasto vedovo, visse presso Agostino Tassi (a partire dal 1637). Quindi, nell'anno 1642, sposò Brigitta Lauri, figlia del pittore fiammingo B. Lauri (Lauwers) e sorella di Francesco e di Filippo, suoi scolari e collaboratori, come prova la pala del 1631 (S. Gregorio Magno)eseguita per la chiesa di S. Francesca Romana (la pala di esplicita derivazione saraceniana è "quasi tutta di mano di Francesco Lauro" secondo la testimonianza del Passeri).
Si aggiunga che le fonti più antiche documentano, nella biografia dell'artista, le sue spiccate inclinazioni erotiche: "Fu… molto dedito agli amori… Dipingeva con grande assiduità, e diletto, quando attorniato da vaghe donzelle veniva lusingato da qualche dolce vista…" (Passeri).
Morì a Roma l'8 apr. 1652.
Il C. fu anche restauratore, falsario e copista versatile. E, come poté scrivere il Baldinucci, "ebbe così obbediente il pennello, che lo fece eziandio ad intera mutazione de' maggiori pittori del mondo… Delle copie…, cambiate cogli originali, si potrebber dare moltissimi esempi… avendo il Caroselli una volta copiata la Galatea dei Carracci… l'aveva così bene imitata, che pareva l'originale; aveva anche ricopiata una Madonna di Raffaello, che si trovava nel palazzo Aldobrandini, con tale imitazione, che avendola veduta lo stesso Niccolò Poussin, disse, che s'e' non avesse saputo di certo dove era l'originale, quella avrebbe presa per originale". Altre copie, ricordate sempre dal Baldinucci, sono una S.Elena tratta da Tiziano e un Cristoalla colonna dal Caravaggio.
Pittore di un certo richiamo ("nell'istruire altrui aveva grande attività", dice di lui il Passeri), il C. ebbe a bottega intorno al 1619 anche il lucchese Pietro Paolini. E fu quest'ultimo forse a fargli da tramite nei confronti del moderno naturalismo caravaggesco e a orientarlo verso un'area ruotante fra Gentileschi e i nordici (Vanitas, Firenze, coll. R. Longhi; Ritratto di uomo, Berlino, coll. priv.; Giovane in meditazione, Avignone, Museo Calvet). Del 1630 (Pollak) era il gran quadro con S.Venceslao (perduto; il bozzetto si conserva a palazzo Braschi in Roma) per la basilica di S. Pietro, dove ora si espone la copia musiva eseguita nel 1743 da P.P. Cristofari.
Altre sue commissioni ufficiali riguardano, in Roma, la chiesa di S. Maria in Vallicella (Pietà e due Profeti, nella volta della seconda cappella a destra, molto anneriti e lacunosi), quella di S. Francesca Romana (Resurrezione, Strage di santi martiri in Giappone, quest'ultimo perduto) e quella del convento dei cappuccini (Immacolata Concezione, distrutto). Le fonti ricordano inoltre un S.Andrea nella chiesa di Montecalvario a Napoli (non reperibile), e un Angelo custode per il duomo di Ferrara.
Più interessante è l'esame della larghissima produzione "da stanza" del C., vale a dire di quelle opere di destinazione privata, in parte ancor oggi sul mercato antiquario, eseguite dal pittore in cinquanta anni di attività. Esse attestano una pluralità di interessi e un eclettismo di fondo che avvicinano il C. ai naturalisti del terzo decennio (Valentin, Regnier, Paolini), oppure a modelli neoveneziani, altre volte ai paradigmi formali dei bolognesi (Annibale, Domenichino); mentre una confessata volontà arcaizzante determina in alcuni dei suoi lavori più belli (Madonna col Bambino, già a Zurigo, coll. Meissner; Madonna in trono e arcangeli Gabriele e Raffaele, di ubicazione ignota, foto Uffizi, n. 11.548)un suggestivo impianto neorinascimentale (i rimandi sono a Piero della Francesca, Bronzino, Allori, al Cinquecento veneziano), quale atteggiamento cosciente di rifiuto e rottura nei confronti del trionfante assolutismo barocco.
Su questo atteggiamento di dissenso polemico ha insistito di recente il Salerno riprendendo la fondamentale interpretazione del Longhi (1927)in chiave magica e negromantica, cui bene si presta la lunga serie dei temi eterocliti del C. (maghe, sibille, sortilegi) e la manipolazione tecnica, così contro corrente (in rilievo, a pastiglia), di questi ultimi dipinti.
Al catalogo delle opere (Voss, 1924; Longhi, 1927; Ottani, 1965)debbono essere aggiunte, fra le cose più interessanti, la tela nella coll. Durazzo Pallavicini di Genova, l'Adultera apparsa alla vendita milanese Finarte nel 1972 (foto Perotti, 22.193)e la Sacra Famiglia con s. Caterina e angeli (Roma, propr. Apolloni).
Dal primo matrimonio il C., ebbe un figlio, Carlo, anch'egli pittore, del quale non è possibile per ora ricostruire l'attività, e che visse fino al 1671.
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