CARMINATI, Angelo
Nato a Brignano d'Adda (Bergamo) il 15 ag. 1856 da Antonio e da Luigia Meazza, dopo aver seguito studi commerciali completò la sua preparazione in Inghilterra e quindi negli Stati Uniti. Ritornato in Italia, assunse a Milano nel 1884 la direzione della Fabbrica lombarda prodotti chimici, specializzata soprattutto nella fabbricazione e nel commercio di medicinali, che allora controllava pressoché da sola la domanda di chinino. A quel periodo risalgono i suoi primi rapporti con M. Camperio e l'ambiente milanese di studiosi e viaggiatori raccolti intorno al periodico L'Esploratore e impegnati, attraverso una serie di scritti e di missioni, a creare in Italia un clima favorevole per lo sviluppo dei rapporti commerciali con l'Asia e l'insediamento di stabilimenti coloniali sulle coste della Africa settentrionale e del Mar Rosso. Dal 1892 fu segretario del Consorzio italiano pel commercio con l'Estremo Oriente, fondato a Milano per sostenere la valorizzazione del porto di Brindisi quale testa di linea delle comunicazioni con l'Oceano Indiano e per rilanciare i programmi di rafforzamento della marina mercantile. Era stato nel frattempo fra i principali promotori della Società per l'esportazione e per l'industria italo-americana (di cui assunse la vice presidenza), costituita a Milano nel luglio 1889 per l'intensificazione dei traffici con l'America Latina. soprattutto nel settore della maglieria, della tessitura e della tintoria. Per queste e altre iniziative di interesse geografico e commerciale, fu chiamato da F. Crispi nel settembre 1895 ad affiancare altri due industriali, Federico Mylius e Silvio Crespi, nella creazione della Società del Benadir, avente lo scopo di gestire i traffici e gli scali italiani nella zona fra il Mar Rosso e il tronco inferiore dell'Uebi Scebeli; della società mantenne l'incarico di amministratore delegato nel periodo critico seguito alla disfatta di Adua prima della cessione ufficiale del territorio al governo italiano. Dal 1899 passò a dirigere la Societa coloniale italiana, avente per fine l'esercizio del commercio tra l'Italia e i possedimenti dell'Eritrea; quindi, dal 1903, con l'appoggio del Luzzati fu promotore di altre iniziative per lo sviluppo degli scambi e dell'emigrazione verso l'Africa, e l'America Latina, fra cui il Sindacato d'Oltre Mare per iniziative di colonizzazione nel Tigrai, e un sindacato per l'acquisto e l'insediamento di fattorie agricole in Argentina. Entrò così a far parte del consiglio direttivo dell'Istituto coloniale italiano e della Società italiana di geografia commerciale.
Fra i primi amministratori del Credito italiano fin dal 1895 il C. aveva esteso nel frattempo i suoi interessi nel settore industriale e commerciale partecipando alla costituzione de L'Assicuratrice italiana, fondata a Milano nel maggio 1898, e alla creazione nel novembre 1899 delle Fabbriche riunite degli agricoltori italiani per la fabbricazione di prodotti chimici, di colle, superfosfati e di altri concimi. Dal 1904 era interessato alla Società ital. prodotti azotati, con stabilimento a Piano d'Orte (prov. di Chieti), e alla Società Birra Milano; e nel gennaio del 1905 entrava nel consiglio d'amministrazione delle Distillerie italiane, per lo sviluppo della produzione del lievito e dello zuccherificio oltreché per la lavorazione e il commercio di materie alcoliche e loro sottoprodotti, nonché della Società Florio e C. per le produzioni di vini Marsala. Tra i pionieri in Italia nella fabbricazione di acido tartarico e di altri prodotti chimici e reagenti, acquistò alla vigilia della guerra un brevetto per la fabbricazione dell'oleum, rivelatosi pochi mesi dopo indispensabile per la produzione in serie di esplosivi, e sfruttato successivamente anche per impieghi nell'agricoltura tramite la Società anonima Oleum da lui fondata nel luglio 1918 a Milano, con stabilimenti a Milano Bovisa e a Cecina. Di qui la sua sicura ascesa nel periodo bellico ai vertici degli ambienti d'affari lombardi, e il rafforzamento delle notevoli posizioni di comando che già occupava nel giro dei traffici coloniali: del luglio 1918 è la fondazione, tra l'altro, della Società eritrea con sede ad Asmara per lo sviluppo di operazioni commerciali con gli insediarnenti sulle coste del Mar Rosso, di cui assunse la presidenza. Già console del Montenegro, presidente nel 1920 della Società coloniale italiana e vice-presidente de L'Assicuratrice italiana, il C. andò accumulando in quegli stessi anni altri importanti incarichi, come consigliere d'amministrazione del Lloyd italico e della Riunione adriatica di sicurtà, della Fabbrica torinese di colla e concimi e della Società bolognese per l'industria dei concimi e dei prodotti chimici, e come presidente della Società italo-russa per l'amianto e della Società anonima Suvini-Zerboni di Milano per l'esercizio di teatri e pubblici spettacoli.
Accostatosi al movimento fascista, il C. fu largo di aiuti finanziari alla vigilia della conquista del potere da parte di Mussolini (onde gli fu riconosciuta nel 1923 la tessera d'onore al P.N.F.), e tale atteggiamento senza "scosse di nessun genere" mantenne anche nel corso della crisi Matteotti, così da ascendere al laticlavio alla terza "infornata" di senatori decisa dal regime il 2 marzo 1929. Si era andato interessando nel frattempo anche della Banca Belinzaghi di Milano, trasformata in società anonima nell'aprile 1923, e della Società generale alberghi di Montecatini, investendo parte delle sue fortune in vasta tenuta nella Bassa bergamasca dove, in coincidenza con la "battaglia del grano" e il lancio della bonifica integrale, realizzò notevoli opere di miglioria fondiaria e di colonizzazione agricola con l'insediamento di oltre una quarantina di case rurali. Console onorario di Bulgaria su designazione di Mussolini, trascorse gli ultimi anni della sua vita alternando la cura dei suoi molteplici interessi finanziari e industriali con il restauro dell'antico palazzo di Brignano d'Adda, già proprietà dei Visconti. Notevole fu anche il contributo da lui assicurato, in qualità di presidente dell'apposito comitato creato nel 1921 dall'arcivescovo di Milano A. Ratti (poi papa Pio XI), alla definitiva sistemazione della Biblioteca Ambrosiana. Morì a Milano il 16 nov. 1934.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Presidenza Consiglio dei ministri, Gabinetto, Atti, Serie Speciali, "Senatori del Regno, 1924-1934", busta 9, fasc. 16; Credito Italiano, Società italiane per azioni, 1920, Milano 1921, pp. 19, 187, 197, 253, 880, 1463, 1468, 1475, 1524, 1880, 1888, 1896, 2077, 2426, 2433, 2533; Idem, 1922, Milano 1923, pp. 15, 114, 333, 493, 861, 863, 870, 874, 880, 1117, 1123, 1127, 1198, 1473, 1524, 1531, 1535, 1539, 1616; Chi è?, Roma 1931, p. 152; necr. in Il Popolod'Italia, 17 nov. 1934; E. Rossi, Padroni del vapore e fascismo, Bari 1966, p. 134.