angeli
In posizione intermedia fra Dio e gli uomini
Il loro nome deriva dal greco ángelos, che vuol dire "messaggero". Per le tre religioni monoteiste ‒ ebraismo, cattolicesimo e islamismo ‒ gli angeli sono creature di Dio, ma hanno una natura diversa da quella umana: svolgono la funzione di messaggeri della divinità e vengono in aiuto agli esseri umani, che li hanno sentiti sempre così vicini da istituirne un culto vero e proprio
In tutte le religioni esistono personaggi che hanno la funzione di intermediari fra gli uomini e il mondo divino. Nelle religioni politeiste la distanza fra gli dei e gli uomini non è incommensurabile: gli dei stessi spesso comunicano le proprie intenzioni e gli uomini hanno molte possibilità di accostarsi alla sfera divina. Nelle religioni monoteiste, invece, un dio unico e altissimo crea il mondo intero e provvede a esso e quindi la distanza fra gli uomini e Dio rischia di diventare incolmabile. Dalla necessità di colmare tale distanza sono nati, nell'ebraismo, gli angeli, esseri creati da Dio come gli uomini e quindi rigorosamente sottoposti a lui, ma molto più vicini a Dio, al punto di poterne comunicare i voleri.
L'affinità e la distanza fra gli angeli e gli uomini è stata resa con straordinaria ricchezza e fantasia dagli artisti: gli angeli sono rappresentati con le ali per indicare ciò che va al di là della natura umana, ma anche per evocare la loro funzione di agili comunicatori; sono in genere giovani e più belli degli umani e hanno un aspetto asessuato, perché la sessualità era considerata qualcosa di impuro. L'esistenza degli angeli, a volte rappresentati come la corte di Dio, è data per scontata nella Bibbia. Nel resto della letteratura ebraica composta fra il 2° secolo a.C. e il 2° secolo la presenza degli angeli diventa ancora più frequente e si introducono nuove storie su di loro, come quella secondo cui alcuni angeli si ribellarono a Dio, diventando demoni. Nei Vangeli Gesù è in rapporto con gli angeli, che lo servono e lo confortano; egli dice che gli angeli dei bambini vedono di continuo il volto di Dio, espressione all'origine della credenza dell'angelo custode.
Alcuni fra i primi cristiani pensavano che Gesù fosse un angelo. Reagendo a tale credenza, san Paolo, nella Lettera ai Colossesi, precisa che Cristo ha una natura divina e quindi preesiste a tutta la creazione, angeli inclusi; nella Lettera agli Ebrei egli scrive poi che il ruolo degli angeli termina con la venuta di Cristo. In realtà, nel cristianesimo gli angeli continuarono ad avere un ruolo, una volta precisata la loro subordinazione a Cristo: i pensatori cristiani dei primi secoli sostenevano che esisteva un rapporto molto stretto tra gli uomini e gli angeli, favoriti dal fatto che anche secondo la mentalità pagana dell'epoca la vita umana era influenzata da potenze soprannaturali. Anche gli angeli ribelli sono serviti a risolvere alcune questioni: i cristiani dei primi secoli pensavano che gli dei pagani fossero demoni e che fossero loro a causare le persecuzioni anticristiane; sant'Agostino riteneva a sua volta che gli uomini salvati fossero destinati a prendere il posto degli angeli ribelli.
Considerata la funzione degli angeli e la loro vicinanza a Dio, nella Chiesa si manifestò ben presto la tendenza a un culto angelico (famoso nel Medioevo quello di san Michele), contrastato agli inizi come potenziale causa di idolatrie. Ma nel 4° secolo Eusebio di Cesarea legittimò il culto degli angeli, distinguendo fra l'adorazione, riservata solo a Dio, e la venerazione, destinata anche alle creature sante.
Nel corso del 20o secolo i teologi cristiani manifestano un'insoddisfazione crescente verso la credenza negli angeli, considerata come appartenente a una mentalità ormai superata e non essenziale per la fede. In questi ultimi anni, però, gli angeli sono tornati ad incontrare un grande successo, al di là delle religioni tradizionali, come dimostrano numerosi film e libri: forse essi colmano una sensazione di solitudine e soddisfano un bisogno immediato di protezione di cui l'uomo dei nostri giorni sente la necessità.