PANATENAICHE, Anfore
Anfore che contenevano l'olio raffinato donato agli atleti vincitori delle feste Panatenaiche (tali competizioni ebbero inizio sotto Pisistrato verso il 566 a. C.), rinvenute in grandissima parte nell'Attica, ma diffuse anche nella parte del mondo antico sotto la diretta influenza attica. Ebbero forma tipica, con corpo assai panciuto e tozzo, collo breve, anse fortemente arcuate, che andò gradualmente acquistando un aspetto più armonico, pur conservando un corpo assai espanso (ma più ellissoidale che sferico); esse sono poi specialmente caratterizzate da un attaccamento assoluto della decorazione figurata alle forme tradizionali, che si perpetua nella tecnica a figure nere dalla metà del VI fino alla fine del IV sec. a. C. senza risentire dei mutamenti profondi della tecnica che trasformarono la ceramica greca, e conservando con monotona ripetizione gli schemi arcaici non più sentiti e divenuti soltanto motivi di maniera ed esteriori, privi di sostanziale aderenza. La principale rappresentazione figurata dal VI sec. in poi, è data dal Palladio, cioè dalla dea Atena, rappresentata di profilo con una lunga lancia nella destra, lo scudo, alzato, nella sinistra, un elmo attico in capo, e che incede a forte andatura nel tipico atteggiamento della Pròmachos; due colonnine, con galli che le sovrastano nelle anfore p. dove è l'iscrizione tradizionale τῶν ᾿Αϑήνηϑεν ἄϑλων (sottinteso ἐμί cioè: [io sono] delle gare di Atene) che corre verticalmente, fiancheggiano la dea, mentre nelle anfore p. del IV sec. le colonnine hanno diverse figure o gruppi statuarî. Sul lato secondario sono rappresentati agoni ginnici, ippici, musicali che hanno dato occasione al premio. Mentre sono abbondanti le anfore p. del VI e del IV sec., dopo la seconda lega marittima ateniese (decreto dell'arconte Aristotele del 378-77 a. C.; I. G., ii-iii3, 43), più rare sono quelle del V secolo.
Una delle più antiche anfore p. è quella del British Museum, la cosiddetta Anfora Burgon, dove l'Atena raffigurata è di forme tozze, in alto è una sirena, mancano le colonnine che si trovano poco più tardi; un'altra anfora importante è quella datata dall'arcontato di Asteios del 373 a. C., come risulta dall'iscrizione esistente sul lato principale dall'altra parte di quella atletica; l'anfora di Polizelo, a Bruxelles, del 367, pur nell'assottigliamento della figura di Atena rivela ancora una classicità di forme che risalta anche per il gruppo statuario di Trittolemo sul carro che è sulle colonnine, mentre in un'altra del British Museum la dea assume un'esagerata decorazione della veste e una legnosa sottigliezza. Nell'anfora di Teucheira, ora a Londra, databile dopo il 370 a. C., si trova la firma di un ceramista, Kittos, che stilizza in modo strano la cresta dell'elmo ed è da considerarsi tra i più notevoli di questi manieristi. Ma oggi conosciamo altri nomi di ceramisti di anfore quale il Pittore di Euphiletos, un attraente maestro operante agli inizî dell'ultimo venticinquennio del VI sec. a. C., è considerato il primo specialista di questa forma. Nel V sec. d'altra parte sono anche i grandissimi maestri che forniscono notevoli esempî di queste forme tradizionali accanto alla loro produzione più libera e aggiornata; così i Pittori di Kleophrades, di Berlino, di Achille, di Eucharides, di Egistho (v.); mentre nel IV sec. può riconoscersi un inaspettato rifiorire di queste viete formule con l'introduzione di figure atletiche e gruppi in stretta dipendenza dalle contemporanee creazioni statuarie. A questa caratteristica si accompagna poi un nostalgico ripiegamento sulle tradizioni più remote che determina un arcaizzare sempre più consapevole e scoperto nelle figure di Atena vista oramai sotto l'aspetto di idolo.
Una recente scoperta è il nome di Bakchios, dell'arcontato di Ippodamo del 375-4 a. C., che ebbe per figli un altro Bakchios e un Kittos onorati in un iscrizione di Efeso. Nel 340-39 a. C., durante l'arcontato di Teofrasto, cominciano ad apparire le figure di Atena di profilo a destra, mentre nell'anfora dell'arcontato di Archippio del 321-20 da Bengasi, ora al Louvre, le stilizzazioni del panneggio assumono forme stereotipate.
Accanto alle anfore iscritte, citate, esistono quelle prive di indicazioni cronologiche e non ufficiali, che sono identiche alle altre in tutto tranne in qualche misura e nell'introduzione di altre divinità oltre Atena, o addirittura in sostituzione di essa, e di scene di animali e di uomini che nulla hanno a che fare con le gare atletiche; si presenta anche assai raramente qualche anfora a figure rosse. Un'imitazione più o meno aderente delle anfore consiste negli amphorìskoi panatenaici di minori dimensioni, generalmente fioriti nel IV sec. a. C. soltanto, con una figura da ogni lato, e cioè Eros, Nike, una danzatrice, spesso muniti di face; forse potevano anche contenere profumi.
In sostanza i varî ceramisti che si conoscono ed anche gli esemplari di tali anfore d'ignota paternità provano che nessuno stile coerente è emerso da simili rappresentazioni figurate, che appartengono ad un genere isolato estremamente limitato e privo di coerenza, che ha elaborato motivi arcaici senza intenderli. Dopo il IV sec. a. C. si crearono anfore di bronzo, assai probabilmente, ma il tipo dell'anfora figurata in terracotta cessa con la fine di quel secolo.
Monumenti considerati. - Anfora Burgon: J. D. Beazley, Black-fig., p. 89; G. v. Brauchitsch, Die Panathenaischen Preisamphoren, Lipsia 1910, p. 7, fig. 5. Anfora dell'arcontato di Asteios: Am. ourn. Arch., xv, 1911, p. 504 ss. Anfora di Polizelo: G. v. Brauchjtsch, op. cit., n. 81. Anfora del British Museum: id., ibid., n. 81. Anfora di Kittos: id., ibid., n. 86. Anfora di Euphiletos: C. V. A., E 134, tav. 22. Anfora del V sec.: G. v. Brauchitsch, op. cit., figg. 4-5. Iscrizione di Bakchios: Ch. Blinkenberg, Lindos, tav. 149. Iscrizione di Bakchios e Kittos a Efeso: E. Preuner, in Jahrbuch, xxxv, 1920, p. 70 ss. Anfora dell'arcontato di Teofrasto: Am. Journ. Arch., x, 1906, tav. xvi. Anfora p. a fig. rosse: A. Salzmann, Nécrop. Camirus, tav. 57; Collignon-Couve, Vases d'Athènes, tav. 42, n. 1169. Imitazioni di anfore p.: J. D. Beazley, in Ann. Brit. Sch. Athens, xli, 1940-45, p. 10 ss.
Bibl.: B. Graef, Antike Vasen von der Akropolis, Berlino 1910, n. 912-1138; G. von Brauchitsch, Die Panathenaischen Preisamphoren, Lipsia 1910: G. Perrot-Ch. Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, Parigi 1914, X, p. 127 ss.; P. Ducati, La ceramica greca, Firenze 1922, p. 250 ss.; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, I, p. 330 ss.; G. Becatti, in Rendic. Acc. Pont. Arch., XVII, 1940-41, p. 85 ss.; K. Peters, Studien zu den Panatheinaischen Preisamphoren, Berlino 1942; J. D. Beazley, in Am. Journ. Arch., XLVII, 1943, p. 441 ss.; K. Schefold, Orient, Hellas u. Rom., Berna 1949, p. 148; R. Eduards, in Hesperia, XXVI, 1957, p. 320 ss., con bibl. prec. e per le anfore di periodo ellenistico e romano: J. D. Beazley, Black-fig., pp. 403-417; id., in Journ. Hell. St., LXXVIII, 1958, p. 23 ss.
(P. E. Arias*)