anello [plur. anella]
Sempre in senso proprio, o direttamente o in comparazione. In Pd XXXII 57 per etterna legge è stabilito / quantunque vedi, sì che giustamente / ci si risponde da l'anello al dito: tutte le cose che qui, in Paradiso, si vedono - dice D. a proposito dei diversi gradi di beatitudine dei bambini - si corrispondono tra sé (così la grazia al merito) per ordine provvidenziale e con perfetta giustizia, come l'a. corrisponde al dito che lo porta. La parola ricorre anche in If XXVIII 11 per li Troiani e per la lunga guerra / che de l'anella fé sì alte spoglie, / come Livio scrive, che non erra: Livio infatti racconta (XXIII XII 1) che nella battaglia di Canne Annibale raccolse un cumulo d'anella di tre moggia tolte ai Troiani, cioè ai Romani. Il fatto è ricordato anche in Cv IV V 19 per la guerra d'Annibale avendo perduti tanti cittadini che tre moggia d'anella in Africa erano portati.
In Pg XXIII 31 Parean l'occhiaie anella sanza gemme, D., con immagine precisa, dà risalto al viso dei golosi, le cui occhiaie " somigliavano ad anelli da' cui castoni siansi tolte le gemme: gli occhi son sì fondi e smorti, che non si distinguono " (Scartazzini-Vandelli). Cfr. infine Fiore CXXXVlII 10, dove si parla di anella e intrecciatoi che il buon valletto manda alla graziosa / Bellaccoglienza. V. anche INNANELLARE.
Bibl. - M. Scherillo, D. e Tito Livio, in Rendic. Ist. Lombardo, s. 2, XXX (1897) 6.