TOWIANSKI, Andrzej
Mistico polacco, nato il 10 gennaio 1799 ad Antoszwincie, morto a Zurigo il 13 maggio 1878. Studiò a Vilna, e vi esercitò la magistratura; indi visse nelle sue terre, finché nel 1840, spinto da un'interiore vocazione, si recò a Parigi. Ivi, nella chiesa di Notre-Dame, all'emigrazione polacca, riunita da un invito del poeta Mickiewicz, annunciò l'avvento dell'"Opera di Dio", e iniziò un moto religioso a cui aderirono col Mickiewicz molte personalità dell'emigrazione, nonché un gruppo di Francesi. Avversato per motivi politici da una frazione dell'emigrazione, per motivi teologici dai resurrezionisti, il T. fu espulso dal governo francese. Si ritirò allora in Belgio e poi in Svizzera, mantenendosi in contatto col gruppo dei discepoli, di cui era capo il Mickiewicz, che dalla cattedra del Collège de France, bandiva il verbo del "Maestro". Nel 1848 il T. tornò a Parigi, ma vi fu imprigionato e condannato alla deportazione. Liberato, si ritrasse nuovamente in Svizzera dove rimase sino al termine della sua vita.
Il moto religioso suscitato da A. T. poggia sulla piena e immediata coscienza dell'interiore ed eterno contenuto del cristianesimo; il T. non ci dà una filosofia, ma uno spirito nuovo nella meditazione del Vangelo e della tradizione in armonia coi tempi: egli vede nella storia del mondo la manifestazione di una grande "Opera di Dio", per la quale tutto si evolve e si eleva, dalla materia bruta agli esseri viventi, dall'uomo agli spiriti liberi da forme mortali. Scopo di questa elevazione è la realizzazione del Verbo Divino, che compiuta nell'epoca antica solo nello spirito, da individui e da comunità isolate, deve nell'epoca nuova passare dallo spirito all'azione, dagl'individui e dagli ordini religiosi alle nazioni e alle chiese; sì che preghiera e azione, religione e politica divengano un'unica cosa, e il regno di Dio sorga sulla terra. Sperò il T. che tali concezioni avrebbero rapidamente portato alla libertà dei popoli e alla resurrezione della Polonia, compiendo la missione napoleonica interrotta a Waterloo. Fallita tale speranza, egli si consacrò a un silenzioso apostolato individuale per preparare, con la rinnovazione interiore degl'individui, quella delle collettività. Di quanti andarono a lui per consiglio egli visse l'intimo problema spirituale, e tutti chiamò all'adempimento del triplice sacrificio - di spirito, di corpo e d'azione - inteso come realizzazione del carattere cristiano, fusione di tutti gli elementi della personalità in pienezza di vita, amore, energia, libertà. Si rivolse pure allo zar, a Napoleone III e a Vittorio Emanuele II affinché imprimessero ai loro governi la direzione di fede e libertà consona ai tempi; e ai pontefici Gregorio XVI e Pio IX auspicando una riforma della Chiesa tutta interiore col rinnovamento delle coscienze entro ai dogmi e alla gerarchia.
La personalità e le idee del T., spesso incomprese e travisate, furono oggetto di opposte valutazioni e di aspre polemiche, di cui la letteratura sul romanticismo polacco, sull'emigrazione, e sul pensiero religioso del tempo portano l'eco. Certo però l'Opera di Dio fu moto di spiriti eletti, non di folla, e attrasse polacchi, francesi e italiani: fra i primi il Mickiewicz, che della dottrina towianista valorizzò specialmente le idee sulla comunione degli spiriti, sull'azione e sulla missione napoleonica (cfr. Les Slaves, IV e V); lo Slowacki che fu preso dalle idee morali e metafisiche (cfr. "Re Spirito" e "La genesi dallo Spirito"); mentre il Goszczyński ne traeva una più austera disciplina d'arte e di vita.
In Italia il nome di A. T. fu portato dall'esule mazziniano G. Scovazzi; aderirono al towianesimo molti discepoli, fra cui T. Canonico, Mons. Puecher Passavalli, A. Begey che ne raccolse documenti e memorie; favorevolmente lo giudicarono Mons. Bonomelli e Antonio Fogazzaro.
Ediz.: A. T., Pisma (Scritti), Torino 1882, voll. 3.
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