ANDRONE (ἀνδρών, "appartamento degli uomini", andron "passaggio")
Secondo Vitruvio (vi, 9), ἀνδρῶνες chiamavano i Greci quelle sale nelle quali solevano svolgersi i banchetti degli uomini e nelle quali le donne non entravano; ambienti, dunque che possono considerarsi come la derivazione del μέγαρον della casa omerica. Secondo lo stesso autore, gli a. dovevano essere quadrati ed ampi tanto da farvi entrare quattro triclinî con i relativi servizi e che vi fosse spazio per i giuochi. I Romani invece chiamavano andrones i corridoi posti fra le aule destinate agli uomini (andronitis) e quelle delle donne (gynaikonitis) e che conducevano agli alloggi degli ospiti; quello, cioè, che i Greci chiamavano μεσαύλη (Vitr., vi, 1,5).
Fin dai tempi di Roma si va così preparando la caratteristica dell'a. nella sua accezione moderna, che equivale, cioè, ad un ambiente stretto e lungo del piano terreno che, dalla porta d'ingresso, conduce al cortile o alla scala; in tal senso esso si distingue anche per forma da altri ambienti terreni affini sotto l'aspetto funzionale, come l'atrio (v.), che è un porticato esterno o interno al corpo dell'edificio, o il vestibolo che è una vera e propria sala di passaggio.