ANDRONE (ἀνδρών, da ἀνήρ "uomo")
Si chiamava così il grande salone di una signorile casa greca, e corrispondeva al megaron della casa omerica. Nelle grandi case ce n'erano più di uno. Secondo Vitruvio (VI, 7, 3) le sale di questo genere dovevano essere di forma quadrata e così ampie da poter contenere comodamente quattro triclinî. A Roma si chiamava androne il μέσαυλος dei Greci; cioè, quella specie di corridoio che, posto fra l'andronitis e la gynaikonitis, conduceva agli alloggiamenti degli ospiti (Vitruvio, VI, 7, 5).
Nell'architettura moderna s'indica con questo termine quel locale terreno che dalla porta principale d'ingresso conduce al cortile o alla scala. L'androne si distingue dagli altri tipi d'ambiente d'ingresso per essere un semplice passaggio di forma allungata, mentre l'atrio (v.) è un portico aperto esterno o interno, compreso nel corpo dell'edificio, e il vestibolo (v.) è una vera e propria sala. Talvolta questi elementi sono fra loro associati; cosicché l'androne può seguire l'atrio (come nel palazzo Massimo di Roma), o il vestibolo può seguire l'androne (come nel palazzo Giustiniani, pure in Roma). Planimetricamente, varie sono le relazioni di posizione che corrono tra l'androne, il cortile e la scala. Nel tipo classico del palazzo italiano cinquecentesco l'androne immette perpendicolarmente nel mezzo di uno dei bracci di portico del cortile nel cui fondo è l'inizio della scala. Talvolta, mancando il cortile, l'androne immette direttamente nella scala, che può avere inizio nell'androne stesso, oppure in altro ambiente (vestibolo, galleria, hall).
L'ingresso dell'edificio è sempre, salvo in case modeste o in piccoli villini, sotto la sorveglianza del portiere. Questi può essere sistemato in un'apposita stanza adiacente all'androne ad esso collegata con porte o con finestrelle, oppure in una bussola a vetri nello spazio stesso dell'androne.
L'androne può essere carrozzabile; in tal caso spesso è accompagnato da un passaggio laterale per i pedoni che conduce alla scala e che è in relazione con la portineria. Il pavimento degli androni carrozzabili è in genere eseguito robustamente e con sistemi analoghi a quelli usati nella pavimentazione stradale, così da poter sopportare il consumo causato dalle ruote dei veicoli; inoltre esso ha quasi sempre una leggiera pendenza (dal 2% al 3%) per raccordare il livello del cortile con quello, più basso, della strada. Molto spesso l'androne ha oltre la porta principale d'ingresso una seconda chiusura che può essere una cancellata in ferro o in legno, secondo un tipo di cui si hanno in palazzi antichi bellissimi esempî, oppure una porta a vetri, come ìn molte case moderne. In questi casi l'androne serve anche da riparo contro le intemperie, perché la porta d'ingresso rimane allora aperta quasi permanentemente.
Dal lato architettonico l'androne presenta costantemente l'aspetto di un ambiente lungo e alto (talvolta esso abbraccia in altezza oltre che il piano terreno anche il mezzanino) più che largo (è sempre di poco più ampio, del portone), quasi sempre coperto a vòlta e con decorazione semplice. Naturalmente sia le dimensioni sia la decorazione architettonica variano da caso a caso secondo la mole e l'importanza degli edifici, talvolta diventando notevoli in palazzi signorili. Molto semplice ancora è l'androne nell'architettura del Quattrocento; coperto con vòlta a botte nella maggior parte dei casi, con vòlte a crociera nel palazzo Antinori in Firenze e in altri, esso affida allora il proprio effetto soprattutto alle buone proporzioni e al contrasto tra il colore calce delle vòlte e pareti e quello delle cornici in pietra. A Roma questo tipo si appesantisce e arricchisce tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento. Infatti nell'androne del palazzo Venezia la vòlta si adorna di lacunari secondo ricordi classici e così pure in quello del palazzetto Regis, detto anche la piccola Farnesina, mentre in quello del palazzo Massimo delle Colonne essa si scompartisce in ampî riquadri decorativi con scene o motivi ornamentali in stucco. Contemporaneamente le pareti vengono divise da un ordine di lesene, doriche sempre, in spazî lisci, come nel sangallesco palazzo Palma, oppure decorati da nicchie o riquadri come nell'esempio già citato del palazzo Regis.
Nel periodo barocco scompare spesso l'ordine architettonico rimanendo le pareti decorate o con riquadri o da nicchie ovali con dentro busti o da porte con ricche incorniciature; mentre le vòlte tendono al tipo a botte a sesto ribassato, con o senza lunette.
Nelle case moderne l'uso di nuovi mezzi di costruzione, escludendo spesso l'impiego delle vòlte ai piani terreni, ha fatto adottare quasi sempre per gli androní il tipo di soffitto piano e per esso e per le pareti tipi di decorazione assai semplici.
Per analogia con il significato più comune, androne si chiama anche l'ambiente d'ingresso nelle porte delle mura cittadine, specialmente quando esso ha profondità notevole.
In architettura militare, infine, s'intende per androne la discesa di comunicazione che dal piano della fortezza porta nel fossato passando sotto il parapetto.