ANDRO ("Ανδρος, Andrus; A. T., 82-83)
La più settentrionale e, dopo Nasso, la più grande delle isole Cicladi (Grecia), dalla forma stretta e allungata, situata a SE. di Eubea, da cui la separa il Kapheréos Porthmós, e a NO. di Tino (Tenos), dal quale la divide il Porthmós Stenoû. È percorsa nel senso della sua lunghezza da una serie di rilievi che arrivano ai 1000 m. (Oros Kouvári), e che sono costituiti quasi esclusivamente di scisti cristallini. Solo nelle valli, dove si trova l'acqua, il suolo è coltivato a vigneti, oliveti e agrumeti; per il resto è sterile e nudo. L'isola ha coste per lo più alte ed incise, con qualche buon ancoraggio, come quello di Andro, il centro principale (2100 ab.). La superficie è di 405 kmq., e la popolazione di 18.800 ab., cioè 46 per kmq.
Secondo la leggenda, Andro fu colonizzata in età remota dallo ionico eroe Andreus, figlio di Eurimaco. Già nel sec. VII Andro prendeva parte come potenza navale ad imprese colonizzatrici, al seguito di Calcide e di Eretria, colonizzando la punta orientale della penisola Calcidica (coste della Tracia). In intima unione con Atene fin dal tempo della prima alleanza marittima, occupata da coloni ateniesi (κληροῦχοι) intorno al 450, si distacca da Atene nel 408-407. Nel 378-377 rientra però nella seconda alleanza marittima. Nel 338 le schiere di Andro combattono a fianco di quelle ateniesi nella battaglia sfortunata di Cheronea, contro Filippo di Macedonia. Nel 333 viene occupata dalla flotta persiana di Farnabazo, e l'anno successivo, insieme con le altre isole, dalla flotta macedonica, passando con quelle a far parte del grande impero di Alessandro. Tolomeo Lagide, nel 308-307, scaccia il presidio macedone dall'isola, che entra a far parte della "Lega delle Isole". Poco tempo dopo, Demetrio Poliorcete vi ristabilisce però il dominio macedonico. Importanti battaglie navali hanno luogo nella seconda metà del sec. III a. C. nei suoi paraggi, tra la flotta macedone e la flotta egiziana. Alla fine del sec. III l'isola entra a far parte del regno di Pergamo, passando quindi, nel 133 a. C., alla morte di Attalo III, in possesso dei Romani, per diritto di successione, insieme con tutta la provincia d'Asia.
Nelle monete che Andro incomincia a battere a partire dal 308 a. C. appare costantemente rappresentato il tipo di Dioniso, sia direttamente, sia indirettamente, con la pantera o altri simboli dionisiaci. La divinità infatti maggiormente venerata nell'isola era Dioniso, in onore del quale, nella festa annuale del dio, una fontana versava vino (Paus., VI, 26,2). Numerose le iscrizioni greche rinvenute nell'isola, insieme a materiale archeologico vario. Tra le opere di scultura greca recuperate durante scavi nell'isola, importantissima è una statua funeraria efebica in marmo, detta di Hermes, conservata col nome di "Hermes di Andro" nel Museo Nazionale di Atene, che porta le caratteristiche dello stile di Prassitele; tanto che la statua si attribuisce a Prassitele stesso, o alla sua scuola.
Nel Medioevo, Andro ebbe vita e storia autonoma quando, restauratosi dopo la 4a crociata l'impero latino d'Oriente, l'arcipelago dell'Egeo toccò, col trattato di Pera, ai Veneziani. Le isole dovettero, tuttavia, esser conquistate: e Venezia affidò a suoi cittadini il compito difficile, con promessa di investirli della rispettiva signoria. Così Marino Dandolo, nel 1207, occupava A. e se ne faceva signore, sotto l'egida di Marco Sanudo di Nasso, signore dell'arcipelago, il quale tuttavia finì per spodestare i Dandolo, provocando proteste e interventi di altre famiglie, come i Querini e i Ghisi. Ma solo dopo, quando la signoria dell'Arcipelago si sciolse, Andro passò dai Sanudo alla famiglia Dalle Carceri. Nel 1371 l'eredità toccava a Marin Sanudo, che tenne la signoria fino al 1384, fino a quando cioè, restituiti gli eredi collaterali Sanudo nel dominio di Nasso, del governo di Andro fu investito Pietro Zeno. Il dominio degli Zeno, che dura fino al 1497, segna forse il momento di maggior splendore del dominio veneto nell'isola; e invano sorge una nuova famiglia non veneziana ma, come i Dalle Carceri, veronese, che rivendica per ragioni di parentela coi Sanudo diritti sull'isola. Morto Andrea Zeno, nel 1497, A. fu posta sotto sequestro e, tre anni dopo, affidata all'amministrazione di Francesco Querini prima, di Giorgio Cornaro poi. Ultima nel dominio dell'isola fu, come diretta erede dei Sanudo, la famiglia Sommariva, destinata a cadere sotto i colpi della conquista turca. Invano, nel 1539, i Sommariva s'illusero di conservare il loro ormai sparuto dominio nell'isola facendo atto di sottomissione al sultano Solimano. Dopo meno di trent'anni, a preludio della campagna che avrà epilogo a Lepanto, la loro signoria era distrutta.
Bibl.: Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 2169 seg.; M. Besnier, Lexique de géogr. ancienne, s. v. Andrus; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., I, i, p. 253; II, i, p. 52; ii, p. 359; III, ii, p. 259; IV, i, p. 145; ii, passim; Inscr. Graec., XII, 5, 2, p. IX segg., nn. 714-797; Head, Hist. Num., 2ª ed., p. 482; M. Coignon, Les statues funéraires dans l'art grec, pp. 68, 180, 316 segg.