DELLA PALUDE (de Palude), Andriolo (Andreolus, Andriolus)
Figlio di Giovanni di Giacomo, apparteneva al ramo di Cola-Vetto della nobile famiglia emiliana. Non si conosce la data di nascita che tuttavia dovrebbe collocarsi verso la metà del sec. XIV.
La fortuna dei Della Palude volgeva ormai definitivamente al tramonto. A Reggio essi avevano assunto una posizione decisamente subordinata rispetto ai Fogliano della cui clientela facevano parte. Le loro proprietà in pianura si erano ridotte, a quel che pare, a pochi terreni sparsi e di poca consistenza; quelle che avevano conservate si concentravano piuttosto in mezza montagna. In questa situazione, il loro ruolo scadeva a quello di signorotti-briganti, che controllavano qualche via di accesso secondaria alla Toscana, ad oriente del torrente Enza. Quando non compaiono tra quei ribelli contro i quali il Comune di Reggio Emilia organizzava spedizioni punitive (servendosi, tra l'altro, dell'aiuto dei Canini, loro lontani parenti), i Della Palude prendevano parte, ma solo come comparse, agli intrighi politici che dividevano la città. Verso la metà del XIV secolo lo stretto territorio montuoso da loro dominato era diviso in tre parti: Cola e Vetto appartenevano ai figli di Giacomo (tra i quali Bonaccorso e Giovanni, padre del D.); Crovara, cuore della signoria montana all'inizio del secolo, era dei figli di Azzo (tra i quali Bertolino); i figli di un altro Andriolo (tra cui un altro Bertolino) possedevano Rebecco, dove costruirono un nuovo castello, sulla cresta che separa le valli di Vetto e di Spigone. Su questo territorio Andriolo (ricordato come "nobil uomo" nel 1350), suo figlio Bertolino (che conservava ancora nel 1389 possedimenti a Crovara e la cui figlia nel 1375 sposò Benedetto degli Andalò di Bologna) e il figlio di questo Giorgio (che sposò Bartolomea, sorella del duca d'Este) stabilirono un saldo nucleo signorile. Nel 1453 i figli di Giorgio, tra i quali un certo Andriolo, vennero insigniti del titolo comitale di Rebecco dal duca Borso d'Este.
Ben poco si sa del padre del D., Giovanni, che tuttavia non va confuso con un altro Giovanni Della Palude, padre di "Torelectus" e di Giovanni, il quale è ricordato come creditore del monastero di S. Prospero a Reggio in un documento del 1381. Nel 1340 il padre del D. fu il solo rappresentante della sua vasta famiglia alla corte dei Gonzaga, dove si era recato insieme ad altri nobili reggiani delle famighe dei Canossa, Boiardi, Fogliano, Sesso. Per quanto modesto, il ruolo signorile e politico del D. fu favorito da una certa concentrazione del patrimonio: nel 1396, infatti, Guido del fu Bonaccorso "Chierico" Della Palude costituì erede universale il D., suo cugino, "del fu Giovanni dei nobili Della Palude", fatta eccezione per un legato di 25 libbre donato alla chiesa di S. Lorenzo di Vetto, dove aveva scelto di farsi. seppellire. Il testamento fu stipulato "in domo heredum q. d. Iohannis in terra Vetti", casa-fortezza mantenuta in comunione dal D. e da uno o più dei suoi fratelli. Uno dei fratelli del D. era certamente quel Franceschino del fu Giovanni Della Palude che, con il figlio Azzo, sembra avere posseduto delle terre in pianura, a Correggio, Budrio e Rivalta, dove stipulò contratti di vendita nel 106 e nel 1417.
Sul piano politico il D., come del resto i Canossa, i Dallo, i Vallisnera, non fece altro che seguire l'ambiguo comportamento dei Fogliano. Già nel 1371 suo padre Giovanni e i Della Palude di Rebecco (Bertolino, Bonaccorso, Zaccaria) sono citati, insieme con i Fogliano e i Canossa, come alleati dei marchesi d'Este nella pace stipulata dal cardinale Anglico tra Bernabò Visconti e il Papato e quando Guido "Savina" da Fogliano rinsaldò la sua alleanza con i Visconti (nel 1373 suo figlio Carlo sposò Isotta Visconti) i Della Palude erano ancora al suo seguito. A questi legami con i Visconti il D. dovette indubbiamente la nomina a capitano del Popolo di Bergamo, carica esercitata dal 1397 al 1399. Infine, quando Carlo da Fogliano si legò definitivamente a Niccolò d'Este, inserì anche il D. nell'accordo del 27 maggio 1404. Grazie a questo patto il D. ottenne dal marchese la conferma del possesso di cinque villae e del loro territorio, con larghe concessioni di diritti e di poteri di natura pubblica. Si trattava di Vetto, di Cola (comune Vetto d'Enza) e di Regnola (comune di Castelnovo de' Monti) alle quali si aggiungevano due località dell'antica diocesi di Parma, ad occidente del torrente Lanza, un tempo feudi dei Terzi, cioè Gazzolo (comune Vetto d'Enza) e Gottano (comune Ramiseto). Otteneva inoltre il diritto di costruirvi due fortezze.
Valendosi del sostegno del marchese e del Comune di Reggio, il D. vi costituì in seguito una solida signoria. Questo però provocò l'opposizione violenta degli altri rami della famiglia e dei Comuni rurali. Al principio del 103, mentre si recava a Cola "ex commissione et licentia ... d. Nicholay marchionis", il D. venne assalito di notte, nella casa di Marco Della Palude, da una banda di uomini di Crovara, Vedriano, Borzano e Compiano, guidati da Antonio e Bertino "da Crovara Della Palude" e da Francesco "Rebecchino Della Palude". Durante l'attacco fu ferito e quindi portato prigioniero a Crovara, ma in seguito rilasciato da Bertolino di Crovara. Questi fatti sono testimoniati dalle deposizioni di cinque nobili reggiani, rese in un processo celebrato tra l'aprile e l'agosto 1413, il cui esito non è noto. Il 18 ott. 1413, però, il podestà di Reggio ordinò ai consoli di Cola di obbedire a tutte le richieste del D. riguardanti il mantenimento e l'ampliamento del castello che questi progettava di costruire a Cola. Immediatamente, i rappresentanti delle tre Comunità protestarono violentemente contro la costruzione del forfilizio, ma senza risultato.
Il D. compare l'ultima volta in un atto del marchese d'Este del 1415. In questo atto egli figura come unico rappresentante dei Della Palude, accanto a vari membri delle famiglie dei Fogliano, Correggio, Canossa, Sesso, Dallo, Bismantova, Manfredi, Boiardi e Roberti, ai quali il marchese promise di non gravare ulteriormente di tasse i loro mezzadri.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Reggio Emilia, Memoriali, 1396, f. 208v; 1416, f. 38v; 1417, ff. 50, 112; Ibid., Atti civili e criminali, b. 8, aprile-agosto 1413; Ibid., Liber provixionum et reformationum d. Ancianorum Communis, 1413-1415, ff. 27v-29v; Chronicon Mantuanum, in L. A. Muratori, Antiquitates, Italicae Medii Aevi, V, p. 1171; N. Tacoli, Mem. stor. della città di Reggio di Lombardia, III, Carpi 1769, pp. 400, 765 s.; C. Cipolla, La storia scaligera secondo i documenti degli Archivi di Modena e di Reggio Emilia, Venezia 1903, pp. 150 s.; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, Bergamo 1959, II, p. 424; A. Montruccoli, Canossa: i castelli e le chiese circonstanti (breviario stor.), Reggio Emilia 1962, pp. 122 ss., 127. Per gli altri Della Palude citati nel corso della voce cfr.: Arch. di Stato di Reggio Emilia, S. Prospero, Pergamene, aprile 1381 e 4 apr. 1384; N. Tacoli, cit., pp. 83, 710; F. Fabbi, La famiglia Dalla Palude nel sec. XIV, ne Il Pescatore reggiano per l'anno 1937, Reggio Emilia 1936, p. 190.