BITOV, Andrej Georgievič
Scrittore russo, nato a Leningrado il 27 maggio 1937. Figlio di un architetto, laureato in Ingegneria (1962), B. esordisce in letteratura nel 1959 con alcuni racconti apparsi su rivista. La sua prima raccolta, Bol'šoi šar (1963, "La grande sfera"), accolta molto favorevolmente dalla critica, lo colloca nell'ambito di quella scuola ''leningradese'' che con il disgelo scopriva la prosa psicologica e, come protagonisti, i rappresentanti dell'intelligencija urbana: raccontando essenzialmente se stesso e il proprio ambiente, B. contrappone a un intellettuale pieno di dubbi la franchezza e la dirittura infantili, scavando senza pietà nelle piccole miserie dell'animo umano. Nelle raccolte successive (Takoe dolgoe detstvo, 1965, "Una lunga infanzia"; Dačnaja mestnost', 1967, "Luogo di villeggiatura"; Aptekarskij ostrov, 1968, "L'isola Aptekarsuij") l'interesse per la rappresentazione della vita interiore dei personaggi si evidenzia ulteriormente, attirandogli le critiche di chi lo accusa di fare dello psicologismo astratto e di non sottolineare il carattere sociale dei conflitti etici. Segue un periodo in cui pubblica poco (due raccolte di racconti: Obraz žizni, 1972, "Stile di vita"; Dni čeloveka, 1976, "I giorni dell'uomo"), dedito alla stesura del suo principale romanzo, Puškinskij dom (trad. it. La casa di Puškin, 1988), pubblicato frammentariamente in riviste sovietiche, quindi integralmente negli Stati Uniti (1978) e infine (1987) anche in Unione Sovietica.
Qui B. affronta tutti i temi a lui più cari, i destini della tradizione letteraria russa, dell'intelligencija, del singolo intellettuale, troppo spesso debole e incapace di vivere come la coscienza gli detterebbe, in un complesso gioco di rimandi e citazioni interne che ruotano intorno al personaggio di Lev Odoevcev, nobile, intellettuale, studioso di Puškin, figlio legittimo della linea pietroburghese della letteratura russa e dei suoi uomini ''inutili'', generosi ma incapaci di agire. Tratto caratteristico del personaggio di B. è il particolare status di cui è dotato dall'autore: dato anche il carattere frammentario di una prosa che spesso è stralcio di opere maggiori, egli ritorna più volte, dialoga con l'autore, è autore a propria volta di brani inseriti, vive di vita propria. Così Aleksej Monachov (Obraz, 1973, "Immagine"; Uletajuščij Monachov, 1976, "Monachov vola via"; Punktir, 1977, "Puntini"; Vkus, 1987, "Gusto") trapassa in Lev Odoevcev (Soldat, 1973, "Il soldato"; Pod znakom Albiny, 1975, "Sotto il segno di Albina"; Molodoj Odoevcev, 1976, "Il giovane Odoevcev"), che, ormai accademico, commenta l'edizione del giubileo di Puškinskij dom, nel 1999. Sulle orme di Odoevcev anche B. accentua il proprio interesse per A. S. Puškin (Tri proroka, 1976, "Tre profeti"; Poslednyj tekst Puškina, 1981, "L'ultimo testo di Puškin"; Vospominanija o Puškine, 1985, "Ricordi su Puškin"; Predpoloženie žit', 1986, "Supporre di vivere"; O Puškine, 1987, "Su Puškin"; Fotografija Puškina, 1987, "Fotografia di Puškin"), "da ingegnere diventa filologo", ricorrendo con frequenza crescente al saggio critico-filosofico (Stat'i iz romana, 1986, "Saggi dal romanzo"), mentre i suoi interessi di critica testuale si riflettono sulla struttura della composizione (Prepodavatel' simmetrii. Predislovie i vol'nyj perevod s inostrannogo A. Bitova, 1987, "L'insegnante di simmetria. Introduzione e traduzione libera da una lingua straniera di A. Bitov") e nella ricerca di forme nuove ("la forma è un algoritmo dato dal materiale stesso"), frammentarie ed elastiche, adeguate al carattere intellettuale di una prosa ricca di riflessioni su problemi storici, estetici, trascendentali (la tradizione di P. Florenskij e M. Bachtin), esposte ora attraverso il flusso di coscienza dei personaggi, ora direttamente come parola dell'autore, con un prevalente realismo fantastico. Quando l'urgenza di comunicare al lettore le proprie riflessioni annulla la distanza tra autore e narratore, la prosa di B. si trasforma in saggistica lirico-pubblicistica (Ožidanie ob'ezjan, 1990, "L'attesa delle scimmie", riflessione sulle specie biologiche, che forma con Ptici, 1986, "Uccelli", in cui uno scrittore affronta lunghe discussioni con un ornitologo su temi ecologici, e con Čelovek v pejsaže, 1987, "L'uomo nel paesaggio", un saggio estetico-filosofico condotto con i toni della fiction, una trilogia sul "posto dell'uomo nella creazione") o in racconto di viaggio (Sem' putešestvij, 1976, "Sette viaggi", ediz. ampliata Kniga putešestvij, 1986, "Libro di viaggi"), in cui la figura del viaggiatore, le sue osservazioni e le sue analisi giocano un ruolo di gran lunga maggiore di quello della realtà descritta (il viaggio può essere anche metaforico).
Bibl.: W. Kasack, Lexicon der russischen Literatur ab 1917, Monaco 1986; E. Šklovskij, V poiskach real'nosti ("Alla ricerca della realtà"), in Literaturnoe obozrenie, 5 (1988), pp. 32-38.