VOZNESENSKIJ, Andrej Andreevič
Poeta russo sovietico, nato a Mosca il 12 maggio 1933. Cresciuto nella zona più colta della capitale sovietica (suo padre era uno scienziato), si diplomò nel 1957 all'istituto di architettura, di cui canterà metaforicamente l'incendio (Požar v architekturnom institute, 1962, "Incendio all'istituto d'architettura"). Nel 1959 s'impose al suo debutto col poema Masterà (h I maestri"), sugli artefici della cattedrale di S. Basilio, sulla Piazza Rossa. Le sue prime raccolte, Mozaika (1960, "Mosaico") e Parabola (1960, "Parabola", trad. it. nel volume Scrivo come amo, Milano 1962), lo fecero conoscere come il poeta più interessante della nouvelle vague lirica. La raccolta 40 liričeskich otstuplenij iz poemy 'Treugol'naja guša' ("40 digressioni liriche del poema 'La pera triangolare'", 1962) suscitò aspre critiche, accuse di eccessivo "modernismo". La stagione iniziale di V. è segnata dalla raccolta Antimiry (1962; trad. it. Antimondi, Roma 1962) in cui si palesa appieno la sua ripresa dei moduli d'avanguardia di poeti come Pasternak e Chlebnikov. Da allora, la sua produzione è stata regolare ma non copiosissima: da una parte, coltivando la forma del poema, che gli è particolarmente congeniale, dall'altra seguendo esperimenti di poesia "visiva". Giocoliere della parola (in ispecie con i suoi izopy, opyty izobrazitel'noj poezii, tentativi di poesia figurativa), con un senso spiccato per la versificazione dinamica, l'imagerie complessa e paradossale, il gioco instancabile delle associazioni verbali, V. ha confermato il suo primato nella poesia sovietica contemporanea con le raccolte Achillesovo serdce (1966, "Il cuore d'Achille"), Ten' zvuka (1970, "L'ombra del suono"), Vzgljad (1972, "Lo sguardo"), Vitražuych del master (1976, "Mastro di vetrate") e Soblazn (1979, "Seduzione").
Bibl.: L. Skorino, Posleslovie ("Postfazione") ad A. Voznesenskij, Achillesovo serdce, Mosca 1966; V. Kataev, Predislovie ("Prefazione") ad A. Voznesenskij, Ten' zvuka, ivi 1970; V. Dement'ev, "Osveži mne jazyk, sovremennaja muza!" ("Rendimi fresca la lingua, musa moderna!"), in Literaturnaja gazeta, 8 luglio 1970.