VESALIO, Andrea
Medico e anatomista, nato a Bruxelles il 31 dicembre 1514, morto a Zante nel 1564. Studiò al Collegio di Lovanio e nel 1533 si recò a Parigi per dedicarsi allo studio dell'anatomia. Fu allievo di Jacobus Sylvius e di Giovanni Winther von Andernach, e acquistò prestissimo fama di esperto anatomico. Nel 1536 tornò a Lovanio ove pubblicò un Commento del libro di Rhazes (ar-Rāzī) ad Almansor (Lovanio 1537): nell'anno stesso si recò a Venezia, poi a Padova, dove ebbe la laurea il 5 dicembre 1537. Il giorno seguente incominciò le sue dissezioni anatomiche con le quali si può dire ebbe inizio il moderno insegnamento dell'anatomia. La fama della sua scuola attirò ben presto a Padova scolari da ogni parte del mondo, così che l'Ateneo patavino divenne il massimo centro degli studî anatomici. Il V. s'avvide della necessità di figure anatomiche esatte per gli studenti e i medici e pubblicò nel 1538 sei Tabulae anatomicae che vennero stampate a Venezia e riprodotte abusivamente a Colonia, a Parigi, a Strasburgo, ecc. Pubblicò poi un'edizione riveduta e corretta delle Institutiones anatomicae di W. von Andernach (Venezia 1538) e la traduzione dei libri anatomici di Galeno per l'edizione latina di L. A. Giunta (Venezia, 1541). A Padova egli trovò la possibilità di libere indagini e con opera audacissima scalzò dalle basi l'anatomia di Galeno, dimostrando che gli studî di lui si riferivano soltanto agli animali e che tutto quanto riguardava il corpo umano era male osservato o descritto. Nel 1543 vide la luce la prima edizione dell'opera monumentale De humani corporis fabrica Libri septem in un magnifico volume in-folio stampato dal tipografo Andrea Oporino di Basilea. Contemporaneamente ne fu pubblicato un compendio dal titolo De humani corporis fabrica librorum epitome. Le figure del libro sono dovute al pittore fiammingo Stefano Calcar, allievo del Tiziano, e sono così belle che per molto tempo furono attribuite al Vecellio. Questo libro scritto dal V. non ancora trentenne, è un monumento fondamentale per il progresso della scienza e sollevò nel campo scientifico una vera tempesta. I galenisti, che formavano la grandissima maggioranza di tutti i maestri delle università, scesero in campo come un sol uomo negando assolutamente e apoditticamente la verità delle sue affermazioni. Silvio, il maestro del V., insorse contro di lui. Il V., timoroso probabilmente delle accuse delle autorità ecclesiastiche, abbandonò Padova nel 1555 e si recò alla corte di Carlo V del quale divenne medico personale, poi, nel 1556 fu chiamato a Madrid da Filippo II. Nel 1563 intraprese un pellegrinaggio a Gerusalemme, forse per ordine delle autorità ecclesiastiche: intorno ai motivi che determinarono questo viaggio molto fu scritto anche dai contemporanei, ma nulla fu sicuramente provato. Nel ritorno dalla Terrasanta e probabilmente sul punto di tornare a Padova dove era stato invitato a riprendere la cattedra vacante per la morte di G. Falloppia (v.), morì a Zante.
L'opera del Vesalio è decisamente rivoluzionaria perché sovverte tutta la dottrina anatomica fino allora insegnata in tutte le università. Egli rivendicò all'anatomia una parte preminente negli studî medici: affermò l'importanza delle dissezioni anatomiche che ancora quasi dappertutto venivano praticate da persone imperitissime, dimostrò la necessità che alle scuole anatomiche venisse concesso l'uso dei cadaveri, in un tempo nel quale il V. stesso, a Lovanio, era stato costretto a recarsi nottetempo al cimitero insieme con gli studenti per asportare i cadaveri dei giustiziati. Nell'Italia del Rinascimento Leonardo aveva coraggiosamente iniziato la lotta contro la scolastica imperante nel campo dell'anatomia; Vesalio trovò l'ambiente nel quale il suo audace sforzo poté essere coronato dal successo. Per iniziativa dell'Accademia di medicina di New York è stata pubblicata (Monaco 1936) la ristampa delle figure dell'opera del Vesalio, eseguita sui legni originali ritrovati intatti e quasi completi nella biblioteca di Monaco di Baviera.
Bibl.: L'opera più completa sul V. è quella di M. Roth, Andreas Vesalius Bruxellensis, Berlino 1892. - Fra le pubblicazioni più recenti citiamo: M. H. Spielmann, The Iconography of A. V., Londra 1925.