STANZIALI, Andrea
STANZIALI, Andrea (Andrea da Schivenoglia). – Nacque a Mantova nel 1411. A parte alcune lettere autografe degli anni 1467, 1478 e 1479 conservate nell’Archivio di Stato di Mantova, di lui sappiamo solo quanto egli stesso scrive di sé nella Cronaca. In particolare, Stanziali presenta se stesso e i suoi fratelli nel passo relativo al 18 ottobre 1467: dichiara di avere 56 anni, di essere figlio di Francesco Stanziali (o Vidali, come sottolinea Rodolfo Signorini, che ne richiama un’origine duecentesca) originario da Schivenoglia (presso Revere) e di Michela Andreasi, appartenente a un ramo del grande consorzio di origini signorili dei da Ripalta, nel Quattrocento ormai diviso fra quanti ancora risiedevano tra Revere e Carbonara e quanti si erano trasferiti a Mantova (fra cui in particolare Marsilio Andreasi, segretario del marchese Ludovico).
Andrea Stanziali era il primogenito: sposò una figlia (Violante o Costanza) di Giorgio di Fiorimonte Brognoli (una famiglia di alti officiali gonzagheschi), da cui ebbe tre figlie, Maria, Diamante e Antonia, tutte sposate a uomini appartenenti alla fascia mediana dei traffici della società politica gonzaghesca (rispettivamente, Giovanni Antonio Beccaguti, Bartolomeo Asinelli, Manfredino Fortini) e un figlio, Guido, sposato a una figlia di Rafaino Mainoldi, mercante di lana.
Dei suoi fratelli, tre – Luigi, Giuliano e Carlo – fecero parte della cerchia degli officiali e dei cortigiani dei Gonzaga (Luigi come giudice degli argini a Viadana e in vari vicariati lungo il Po, Giuliano e Carlo come familiares), mentre il quarto, Ludovico, rimase, come Stanziali, ai margini della società di corte.
I figli di Francesco da Schivenoglia avevano terre nell’oltrepò, nella ricchissima campagna tra Quistello e Revere. La casa di città, nella contrada di Breda dell’Acqua (vale a dire in una parte relativamente esterna al cuore medievale della città, ma oggetto nei decenni del secondo Quattrocento di una impetuosa rivalutazione da parte delle élites cittadine), passata a Giuliano, venne da questi venduta per investire in tutt’altra zona rispetto a quella originaria, a Carzedole, nel vicariato di Roncoferraro. La proprietà di Stanziali era a Nuvolato, nel vicariato di Quistello.
Stanziali era dunque un comitatino di medio livello socioeconomico: per quanto in parte inserito nella società politica cittadina che ruotava attorno ai principi, non è chiaro se risiedesse in città. Non esercitò alcun officio per conto dei Gonzaga. E con un piede nel contado e un piede in città, radicato in una regione intermedia tra la società urbana e quella di corte, non avrebbe lasciato traccia (Giancarlo Schizzerotto, 1985, ebbe a scrivere che di lui si sono conservate «notizie contraddittorie e confuse» giunteci «“per li rami” della storiografia locale», p. 111), se non fosse per la sua Cronaca. Si tratta di un memoriale che copre gli anni dal 1445 al 1481, con varie aggiunte successive, e che consta di sezioni cronachistiche interrotte da annotazioni in merito alla società politica mantovana. Questo testo, dalla trasmissione complessa, è fonte di un certo interesse per lo studio non soltanto della Mantova quattrocentesca, ma anche delle forme della cronachistica e della scrittura urbana tardomedievali.
Del memoriale, la parte cosiddetta della Cronaca di Mantova dal 1445 al 1484 (=1481) è stata infatti pubblicata da Carlo d’Arco nel 1857 sulla base non del codice originale e autografo dell’autore, che d’Arco era persuaso fosse andato perduto, ma di una copia tarda posseduta da Leopoldo Camillo Volta e – al momento della pubblicazione – da Ferdinando Negri (l’attuale manoscritto 1041-I I 24 della Biblioteca comunale di Mantova). Tale scelta, selezionando il contenuto dell’opera e privandolo delle sue note prosopografiche a favore delle notizie storiche, ne ha alterato la natura, creando una cronaca inesistente e ingenerando, sino a tempi recenti, l’idea che i testi di Andrea fossero due, la cronaca e le genealogie. Il manoscritto originale e autografo è stato poi riscoperto nel secondo Novecento da Ercolano Marani, che lo ha presentato sommariamente nei primi anni Ottanta del secolo scorso, mettendo in luce la sua complessità e rivelando la ricchezza, seppur irregolare, delle sue annotazioni: tanto gli storici della lingua e della letteratura, quanto gli storici sociali e culturali (come Signorini, a cui si deve la monumentale edizione del testo integrale, in corso di stampa) hanno da allora considerato l’opera nel suo complesso.
Il memoriale è conservato nella Biblioteca comunale di Mantova (ms. 1019-I I 2): si tratta di un manoscritto cartaceo, autografo e anepigrafo, composto di 96 carte complessive (di cui 94 sono numerate da mano successiva). La legatura non è coeva, seppure antica: sul piatto ligneo posteriore è scritto «questo libro è de Madona Susana moiere de Petro Bergamascho capitaneo a Porto de eredità de suo patre» (si tratta di una figlia dell’unico discendente maschio di Andrea, Guido). Il manoscritto è redatto prevalentemente da una sola mano, che si conferma come quella di Stanziali da un confronto con le poche lettere conservate nell’Archivio di Stato. L’ultima nota sicuramente di mano di Stanziali è in data 29 marzo 1481: a essa seguono, d’altra mano, brevi annotazioni relative agli anni 1482-84 e 1491. Una mano ulteriore alla c. 91r aggiunse una nota «de la nobiltà de homini de Porto de Mantoa», che Marani attribuisce a Pietro Bergamasco, Schizzerotto a Guido Stanziali; fu annotata anche la nascita dei tre figli di Susanna e Pietro nei primi anni del Cinquecento. Una mano successiva aggiunse infine altre notizie relative ai primi anni del Cinquecento (epidemie e carestie) e di mano decisamente tarda è l’indice alfabetico delle famiglie citate nel testo alla c. 89.
Il memoriale, scritto a varie riprese, rivisto e integrato, si può a grandi linee suddividere in cinque parti, di cui le prime quattro sono di mano di Stanziali e si ripartiscono fra annotazioni intorno a segmenti della società mantovana (alle cc. 1-17v e 49v-61r) e racconto annalistico dei fatti notevoli accaduti a Mantova tra il 1445 e il 1481 (cc. 18r-49r e 62r-88r). La narrazione storica si sofferma sugli episodi salienti della vita politica e civile della città e dei suoi principi: guerre, tregue, passaggi di personaggi di rilievo, grandi eventi come la dieta indetta da Pio II per proclamare la crociata volta alla riconquista di Costantinopoli, ma anche la costruzione di edifici notevoli in città, le opere pubbliche, le carestie e le alluvioni, l’andamento del mercato dei cereali e il valore delle monete correnti. Come ebbe a notare Emilio Faccioli (1962), Stanziali «non aveva grandi ambizioni e s’accontentava di annotare puntualmente i fatti» (p. 121), ma la sua cronaca rivela arguzia e spirito di osservazione (memorabile il ritrattino di un giovane Rodrigo Borgia) e una certa sensibilità ai processi sociali e ai contrasti di una società in trasformazione.
Alle note cronachistiche si intreccia poi un controcanto di annotazioni relative a famiglie e personaggi ragguardevoli della società politica mantovana. Tale presentazione delle élites urbane è fatto non comune nella cronachistica urbana tardomedievale: la scelta e la messa in ordine di uomini e famiglie sono rivelatrici di una serie di significative linee di frattura nel corpo sociale della città. Stanziali identifica i cittadini mantovani a partire da vari criteri di appartenenza: le professioni, il servizio al principe, l’origine; dapprima in modo sparso e disordinato (anche come mise en page), poi con una deliberata e maggiore sistematicità, che parte dalla presentazione di se stesso e dei suoi e poi, cominciando dai Gonzaga e dai loro propinqui et affines, dei maggiori cittadini di Mantova, organizzati per gruppi politico-professionali (consiglieri, officiali, cortigiani) e sociali (gentiluomini, mercanti).
Nei suoi rapidi schizzi, Stanziali immortala con arguzia o aperta malevolenza il segmento medio-alto delle élites cittadine degli anni Sessanta del Quattrocento: di ciascuno dei 659 capifamiglia di cui parla, Andrea indica la posizione della ‘stancia’ (la casa di proprietà in città), l’attività prevalente (stimando il capitale dei gentiluomini e dei mercanti più potenti e facoltosi), una fitta casistica di aneddoti, talora anche peculiarità fisiche e temperamentali. Il tutto in un volgare vivace e, come scrisse Faccioli (1962), «spesso screziato di forme dialettali» (p. 121). Si tratta di notizie che un’attenta verifica documentaria ha rivelato di una notevole attendibilità: per quanto condizionati dalla sua personalissima visione degli equilibri sociali e delle trasformazioni del mondo mantovano, i giudizi di Stanziali sono basati su di una conoscenza capillare e precisa della società mantovana che stupisce in un uomo personalmente estraneo ai circoli della corte mantovana e al mondo degli offici.
Usato da tutti coloro che hanno scritto di Mantova a partire dall’età moderna soprattutto per le notizie che contiene, il memoriale di Stanziali fotografa una fase cruciale di transizione da un mondo urbano, fondato sulla civilitas onestamente mantenuta attraverso le generazioni grazie a un sapiente dosaggio di offici, traffici e possessioni, a un cosmo trasformato dalla sempre più invadente penetrazione del potere e dell’arbitrio del signore-principe. Questo testo, il cui pubblico e il cui scopo non ci sono chiari e la cui circolazione avvenne per lo più attraverso canali privati, si accosta poi ad altri testi in parte simili a costituire una regione grigia di scritture di storia non professionali che segnalano un interesse significativo per la messa a memoria degli eventi e la messa in ordine dei gruppi e degli individui nelle società cittadine dell’Italia tardomedievale.
Stanziali iniziò la redazione del memoriale nel 1467: a questa data prese a copiare e a raccogliere in un’unica versione una serie di annotazioni attorno a fatti e persone notevoli che possiamo supporre avesse raccolto in precedenza. Questa redazione lo impegnò sino al 1468 e il risultato lo convinse a continuare. La scrittura infatti prosegue, deteriorandosi, dal 1468 sino probabilmente alla morte dell’autore, occorsa nei primi anni Ottanta (la data più probabile è il 1481).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 2407, 2421, 2423; Fondo D’Arco, Documenti patrii d’Arco, bb. 89, 107, 166; C. D’Arco, Mille scrittori mantovani, s.v.; Mantova, Biblioteca comunale, mss. 1019 (I I 2), 1020 (I I 3), 1041 (I I 24). Edizioni: Andrea da Schivenoglia, Cronaca di Mantova dal 1445 al 1484, a cura di C. d’Arco, in Raccolta di cronisti e documenti storici lombardi inediti, a cura di G. Müller, II, Milano 1857, pp. 117-194 (riedito a cura e con una prefazione di G. Pastore, Mantova 1978); Andrea da Schivenoglia, Cronaca di Mantova (1445-1481) e aggiunte adespote (1482-1505). Biblioteca comunale Teresiana di Mantova, ms. 1019 [I I 2], a cura di R. Signorini, in corso di stampa.
S.A. Maffei, Gli annali di Mantova, Tortona 1675, p. 780; S. Bettinelli, Delle lettere e delle arti mantovane, Mantova 1774, p. 39; F. Tonelli, Memorie di Mantova, Mantova 1777, p. 23; L.C. Volta, Diario di Mantova per l’anno 1782, Mantova 1782, p. 173; F. Tonelli, Ricerche storiche di Mantova, I, Mantova 1797, p. VIII; P. Predella, Repertorio degli scrittori mantovani, ms., s.v.; G.B. Intra, Degli storici e dei cronisti mantovani, in Atti e memorie della Regia Accademia Virgiliana di Mantova, 1877-1878, p. 177; E. Faccioli, Mantova. Le lettere, II, L’esperienza umanistica, l’età isabelliana, l’autunno del Rinascimento mantovano, Mantova 1962, pp. 31, 47 s., 50, 71, 85, 94, 119-122, 133 s., 137, 140, 149 s.; E. Marani, Il codice 1019 della Biblioteca comunale di Mantova, ossia il manoscritto autografo del memoriale di Andrea da Schivenoglia, in Civiltà mantovana, n.s., 1984, n. 5, pp. 1-9; G.B. Borgogno, La lingua di Andrea da Schivenoglia cronista mantovano del sec. XV, ibid., 1985, n. 6, pp. 1-10; E. Marani, Andrea da Schivenoglia testimone della coeva società mantovana, ibid., 1985, n. 7, pp. 7-14; G. Schizzerotto, Sette secoli di volgare e di dialetto mantovano, Mantova 1985, pp. 110-121; I. Lazzarini, Gerarchie sociali e spazi urbani a Mantova dal Comune alla Signoria gonzaghesca, Pisa 1994, pp. 25 s., 110-121, 149-166; Ead., Fra un principe e altri stati. Relazioni di potere e forme di servizio a Mantova nell’età di Ludovico Gonzaga, Roma 1996, ad ind.; R. Signorini, Alloggi di sedici cardinali presenti alla dieta, in Il sogno di Pio II e il viaggio da Roma a Mantova, a cura di A. Calzona et al., Firenze 2003, pp. 315-389; Id., Paesaggio mantovano urbano e del contado nella Cronaca di Andrea Stanziali/Vidali da Schivenoglia e non solo, fino al 1496, in Il paesaggio mantovano nelle tracce materiali, nelle lettere e nelle arti, III, Il paesaggio mantovano dal XV secolo all’inizio del XVIII, a cura di E. Camerlenghi - V. Rebonato - S. Tammaccaro, Firenze 2007, pp. 287-382; I. Lazzarini, A ‘new’ narrative. Historical writing, chancellors, and public records in Renaissance Italy (Milan, Ferrara, Mantua ca. 1450-1520), in After civic humanism. Learning and politics in Renaissance Italy, a cura di N.S. Baker - B.J. Maxson, Toronto 2015, pp. 193-214; A. Canova, Dispersioni. Cultura letteraria a Mantova tra medio evo e umanesimo, Milano 2017, pp. 168 s.; I. Lazzarini, La memoria della città. Cronache, scritture e archivi urbani tra tardo medioevo e primo Rinascimento (esempi mantovani), in La fabrique des sociétés médiévales méditerranéennes. Les Moyen Âges de François Menant, a cura di D. Chamboduc de Saint Pulgent - M. Dejoux, Paris 2018, pp. 433-442.