SALVIATI, Andrea
– Primogenito di Francesco Salviati, nacque a Firenze nella prima metà del XIV secolo, probabilmente intorno agli anni Quaranta come si deduce, tra l’altro, dalla data del suo primo ‘imborsamento’ come candidato eleggibile avvenuto nel 1363; nulla si sa invece della madre.
Il padre Francesco era figlio di Lotto Salviati, diretto discendente di quel Salvi solitamente identificato come il personaggio che diede nome alla famiglia. Lotto, giureconsulto di grande fama e membro della Signoria della Repubblica di Firenze, ebbe due figli maschi, Francesco e Giovanni da cui si svilupparono i due rami principali della famiglia Salviati. Francesco anch’egli riputato giurista, conseguì il gonfalonierato di giustizia nel 1331. Ebbe a sua volta due figli, Alamanno e appunto Andrea. Alamanno e i suoi discendenti, attivi nel commercio e in generale nella vita economica, sono ben documentati nell’archivio familiare; questo ramo dei Salviati acquisì grande importanza nei secoli successivi: basti pensare che uno dei figli di Alamanno fu quello Jacopo che sarebbe diventato un personaggio politico di spicco nel panorama fiorentino del Quattrocento e da cui sarebbe disceso anche Francesco, arcivescovo di Pisa, implicato nella congiura dei Pazzi nel 1478.
Il ramo familiare di Andrea Salviati, invece, non ebbe grande fortuna; nella maggior parte degli alberi genealogici dei Salviati non sono nemmeno menzionati i figli Bernardo, Filippo e Alamanno, avuti da Angela Tolosini sposata nel 1357. Le scarse tracce su Andrea e i suoi figli nell’archivio familiare suggeriscono che egli si sia dedicato soprattutto alla vita politica. La sua carriera si sviluppò in parallelo a quella del cugino Forese, e cominciò presumibilmente nel 1363, quando i loro nomi vennero selezionati (squittinati) per il quartiere di Santa Croce, nel ‘gonfalone della Ruota’. Per lo stesso ruolo, entrambi vennero estratti anche negli anni 1366, 1385 e 1391.
Salviati ricoprì il primo ruolo di spicco nel 1369, quando il suo nome fu estratto per il ruolo di gonfaloniere di Compagnia nella citata circoscrizione urbana, della quale ebbe pertanto il comando militare. Successivamente, fu priore per il quartiere di S. Croce nell’aprile del 1372; nell’agosto dello stesso anno, fu estratto tra i Dodici buonuomini (una magistratura consultiva eletta a partire dal 1321), ma fu costretto a rinunciare probabilmente a causa dell’eccessiva vicinanza temporale con la carica precedentemente ricoperta.
Nel 1375, venne eletto nella magistratura degli Otto di guerra (i cosiddetti Otto santi), e si distinse nel predisporre l’organizzazione della difesa contro l’esercito papale, tanto da ottenere insieme ai colleghi il cavalierato (21 aprile 1376).
Nel 1376 fu nuovamente priore per il quartiere di S. Croce, e l’anno successivo fu incaricato forse (la fonte è peraltro una storia settecentesca della famiglia conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze, Archivio Salviati, Priorista, 213) di condurre le trattative di pace con papa Gregorio XI. Nello stesso 1377 fu estratto tra i Dodici Buonuomini, e in questa occasione ricoprì effettivamente la carica. Per un politico ormai esperto e abbastanza ‘in vista’ come Salviati, gli eventi dell’anno successivo e lo svilupparsi del tumulto dei ciompi costituirono un importante banco di prova.
Poiché alla base della rivolta dei lavoratori della lana c’era stato anche il sostanziale impoverimento della città dovuta alla guerra contro il papa, guidata dagli Otto santi, nel luglio del 1378 fu proprio lo stesso Salviati a proporre, in modo un po’ demagogico, che essi fossero rimossi dall’incarico («fussino licenziati e remossi dal detto uffizio»: Cronaca di Alamanno Acciaioli, in Il tumulto dei Ciompi, a cura di G. Scaramella, 1934, p. 20). Incontrò tuttavia l’opposizione del preposto dei Priori, che valutò indispensabile una continuità nelle funzioni di comando. E fu in effetti l’organizzazione militare del Popolo che permise alla Signoria di prevalere sui rivoltosi. Salviati fu comunque in primo piano nell’estate 1378, e nell’ottobre di quell’anno, dopo che il tumulto fu represso, fu eletto al gonfalonierato di Giustizia al posto di Salvestro de’ Medici.
La sua carriera politica proseguì, negli anni successivi, con alcuni importanti incarichi nel territorio extraurbano: nel 1379 fu nominato capitano di Pistoia, nel 1382 podestà di Città di Castello, e infine nel 1386 fu eletto capitano con lo scopo di portare sotto l’autorità del Comune di Firenze alcune fortezze tenute, nel contado d’Arezzo, dalla famiglia Boscoli.
In occasione dell’estrazione dei nominativi per il gonfalonierato di Giustizia nell’agosto del 1386, Salviati risultava già defunto. Scomparve dunque nella primavera-estate di quell’anno.
Salviati appare un politico in qualche modo ‘all’antica’, un cittadino impegnato che maneggia altrettanto bene la parola e la spada. La sua provenienza da una famiglia di antica nobiltà fiorentina, ben inserita nel panorama politico della città – non a caso due Salviati, Andrea e Forese (v. la voce in questo Dizionario) ricoprirono un ruolo durante il tumulto dei ciompi – lo rese un ottimo candidato per lo svolgimento di alcuni delicati ruoli a servizio di Firenze. La rinuncia alla carriera mercantile, portata avanti dal fratello minore Alamanno, venne ampiamente compensata da una carriera politica di alto livello che permise ad Andrea di distinguersi sia nel panorama politico di Firenze, sia all’interno della sua stessa famiglia che, nel corso dei decenni aveva – e avrebbe dato – a Firenze, grandi esempi di dedizione allo Stato.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 761, c. 12r; 223, c. 123r; 763, c. 68r; 595, cc. 10r, 22r, 52v, 88r; 596, cc. 73v, 149r; 597, c. 30r; Provvisioni, 195, c. 14r; Archivio Salviati, Priorista, 213; Diplomatico, 40, 67, 95, 96; Istorie fiorentine di Scipione Ammirato, a cura di L. Marchini - G. Becherini, Firenze 1824, XIV, p. 119; G. Monaldi, Diario, Prato 1835, p. 518; N. Machiavelli, Istorie fiorentine, a cura di G.B. Niccolini, Firenze 1857, III, pp. 145-157; P.C. Falletti-Fossati, Il tumulto dei Ciompi, Roma 1882, p. 175; Cronaca di Alamanno Acciaioli, in Il tumulto dei Ciompi. Cronache e memorie, a cura di G. Scaramella, in RIS, XVIII, 3, Bologna 1917-1934, p. 20; Ricordanza di Messer Luigi Guicciardini gonfaloniere di giustizia (luglio 1378), ibid., p. 49.
N. Rodolico, I Ciompi. Una pagina di storia del proletariato operaio, Firenze 1945, pp. 100 s.; M.B. Becker, Florence in transition, I-II, Baltimore 1968, I, p. 222, II, p. 127; M. Mallett, Pisa and Florence in the fifteenth century: aspects of the period of the first Florentine domination, in Florentine Studies. Politics and society in Renaissance Florence, a cura di N. Rubinstein, London 1968, pp. 403-441 (in partic. p. 439); Il tumulto dei Ciompi. Un momento di storia fiorentina ed europea, Convegno internazionale di studi... 1979, Firenze 1981, p. 81; P. Hurtubise, Une famille-témoin. Les Salviati, Città del Vaticano 1985, pp. 27, 33-36, 74, 85-88, 121 s., 126; J.N. Najemy, A history of Florence, 1200-1575, Oxford 2006, pp. 152, 183-185; E. Screpanti, L’angelo della liberazione nel tumulto dei Ciompi. Firenze, giugno-agosto 1378, Siena 2008, p. 51; P. Lantschner, The logic of political conflict in medieval cities. Italy and the Southern Low countries, 1370-1440, Oxford 2015, p. 82.