RUCELLAI, Andrea
(de Rucellariis). – Fu l’ultimo – dopo Matteo, Leonardo e Caterina – dei quattro figli di Donato di Bernardo di Donato Rucellai e di Piera di ser Paolo da Radda, sposata nel 1401; non si conosce con precisione l’anno della sua nascita.
La notizia della sua morte nel necrologio conventuale di S. Maria Novella, a Firenze, all’anno 1464 lo definisce «frater antiquus», appellativo usato solitamente dopo i cinquant’anni d’età. Potremmo quindi ipotizzare che Andrea sia nato intorno al 1404 e che avesse avuto quindici anni quando compare per la prima volta in un atto capitolare del 25 gennaio 1419 in cui la comunità conventuale fiorentina decise di concedere a Filippo del fu Barnaba degli Agli il giuspatronato sul convento e sul luogo di S. Domenico di Fiesole (Firenze, Archivio storico del convento di S. Maria Novella, V. Borghigiani, Cronica annalistica, II, pp. 246 s.).
Nel 1424 fu nominato sacrestano del convento di S. Maria Novella e l’anno seguente bursarius (economo), incarico che esercitò insieme a quello di sottopriore (Orlandi, 1955, Appendice III, p. 566). Fu di nuovo borsario nel 1431 e fino al 1437, carica che gli fu nuovamente affidata nel 1439 dopo la morte del confratello Marco di ser Giovanni. Andrea dovette godere della stima e della fiducia dei suoi confratelli se in alcune circostanze fu chiamato a rappresentare la comunità.
Fu procuratore nel 1431 per la riscossione dell’eredità di donna Fiondina di Pellaio Sassetti (Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, S. Maria Novella, 1431, maggio 5), e nel marzo 1436 per un compromesso del monaco benedettino Sebastiano di Jacopo per l’eredità della madre. Il 19 settembre 1436 inoltre ottenne per la corporazione dei Mercanti l’attribuzione di una casa già aggiudicata agli agostiniani di S. Spirito, e nel 1440 fu nominato dalle monache di S. Jacopo a Ripoli procuratore del monastero. L’anno seguente, infine, prese parte insieme ad altri frati della sua comunità a un arbitrato fra Cenni di Gaspero da Brozzi, procuratore del monastero di S. Jacopo a Ripoli, e Dionisio di Giovanni di ser Nigio.
Il nome di Andrea è legato alla costruzione del pulpito in marmo disegnato da Filippo Brunelleschi e realizzato da Giovanni di Piero del Ticcia, scultore della sua scuola, e da Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, suo figlio adottivo, al quale furono affidate le quattro formelle con le scene dell’Annunciazione, della Natività, della Presentazione al Tempio e dell’Assunzione, posto su uno dei pilastri fra la seconda e la terza campata, collocazione che determinò una disputa fra i Rucellai e i Minerbetti, che vantavano un giuspatronato. La ricomposizione della lite fu affidata dalla Signoria all’arcivescovo Antonino Pierozzi e ad altri tre arbitri (Niccolò di Ugo de Alexandris, Martino di Francesco dello Scarfa e Domenico di Tano Petrucci), che si pronunciarono a favore dei Rucellai, fintanto che i Minerbetti non avessero provato i loro diritti.
Andrea Rucellai fu coinvolto anche nella vicenda dell’eredità della nobildonna Ginevra Cavalcanti di Bartolomeo de’ Bardi che prima di morire lo aveva nominato suo curatore ed erede universale. Alla morte di Ginevra si aprì un contenzioso fra il frate e la sua comunità, che ne rivendicava l’eredità. La questione fu sottoposta al protettore dell’ordine domenicano Giovanni cardinale di S. Lorenzo in Lucina, arcivescovo di Thérouanne, il quale però consigliò di rimetterla all’arcivescovo. Anche il maestro dell’ordine Bartolomeo Texier si espresse nello stesso senso, con una lettera inviata da Lione il 14 ottobre 1448, intimando tuttavia ad Andrea Rucellai e alla comunità di S. Maria Novella di accogliere comunque sotto minaccia di pene gravissime la sentenza di Pierozzi, qual che fosse. Il 9 gennaio 1449 l’arcivescovo di Firenze stabilì che alla comunità domenicana fossero attribuiti i beni immobili di Ginevra de’ Bardi, con l’obbligo di assolvere i debiti contratti da Lattanzio de’ Guasconi e dalla Compagnia di S. Pietro Martire, di cui Andrea era procuratore. A quest’ultimo fu riconosciuto un vitalizio annuo di 10 fiorini e sua vita natural durante i beni mobili della defunta. Papa Niccolò V ratificò la decisione con un breve (23 gennaio 1449).
Nel 1456 Andrea ricevette in eredità tre quarti di una bottega con torre nel popolo di S. Miniato da un anonimo rigattiere e lanaiolo. Grazie al suo interessamento, l’anno seguente Giovanni di Paolo Rucellai finanziò i lavori della facciata di S. Maria Novella, commissionati all’architetto Leon Battista Alberti. Sempre merito di Andrea furono il rifacimento della cappella di S. Caterina d’Alessandria, il cui patronato fu di nuovo concesso dal convento alla sua famiglia, e la realizzazione della pregevole acquasantiera in marmo a forma di navicella, collocata ai piedi del campanile di S. Maria Novella, con l’iscrizione «Hoc opus fecit fieri Fr. Andreas de Rucielariis».
Morì a Firenze il 21 ottobre 1464 (Orlandi, 1955, I, p. 168 [670]).
La Cronica annalistica lo definisce «aritmetico peritissismo» e benefattore del convento (Firenze, Archivio storico del convento di S. Maria Novella, V. Borghigiani, Cronica annalistica, IV, p. 6).
Andrea Rucellai è la tipica figura di frate domenicano del Quattrocento di famiglia agiata e in ascesa, mecenate e committente di opere d’arte, perfettamente inserito nel tessuto cittadino del tempo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, S. Maria Novella; 1431, maggio 5; 1435 (1436), marzo 5; 1439, ottobre 20; 1440, febbraio s.d.; 1440, marzo 7; 1446, agosto 20; 1448, gennaio 7; 1448, gennaio 23; 1452, febbraio 5; 1464, febbraio 8; Notarile antecosimiano, 11042 (Iacopo di Antonio di Iacopo, 1443-48), cc. 926v-927r; Firenze, Archivio storico del convento di S. Maria Novella, I.A.27: V. Borghigiani, Cronica minuta, II (1341-1444), pp. 246 s.; I.A.29: Id., Cronica annalistica di Santa Maria Novella (1757-1760), II (1341-1444), p. 57; I.A.30: Id., Cronica annalistica di Santa Maria Novella (1757-1761), III (1445-1556), pp. 57, 61, 85, 191, 318; I.A.31: Id., Cronica annalistica di Santa Maria Novella, IV, Indice della cronica, p. 6.
G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine. Divise ne’ suoi Quartieri, III, Del Quartiere di S. M.ª Novella. Parte prima, Firenze 1755, p. 79; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Rucellai, Firenze 1861, pp. 6, 117-121; G. Poggi, Andrea di Lazzaro Cavalcanti e il pulpito di S. Maria Novella, in Rivista d’arte, III (1905), pp. 77-85; S. Orlandi, Necrologio di S. Maria Novella, I, Firenze 1955, p. 168 [670], II, 1955, pp. 255-263 e ad ind.; Id., S. Antonino. Gli ultimi 8 anni di episcopato di S. Antonino secondo il “Registro di Entrata e Uscita” e molti altri documenti inediti, in Memorie domenicane, LXXVII (1960), pp. 169-248 (in partic. pp. 173 s.); Id., S. Antonino. Studi bibliografici, II, Firenze 1960, pp. 185 s., 308-310; G. Creighton, L’arte del Quattrocento nelle testimonianze coeve, Firenze-Vienna 1988, p. 56; N. Ben-Aryeh Debby, The Renaissance pulpit. Art and preaching in Tuscany, 1400-1550, Turnhout 2007 (trad. it. ll pulpito toscano tra ’300 e ’500, Roma 2009, p. 67); A. Galli - N. Rowley, Un vergiliato tra le sculture del Quattrocento in Santa Maria Novella, in Santa Maria Novella, la basilica e il convento, 2, Dalla Trinità di Masaccio alla metà del Cinquecento, a cura di A. De Marchi, Firenze 2016, pp. 73-80; M. Puppini OP, Il pulpito e la predicazione dei frati domenicani: il caso di Santa Maria Novella, in «E la Parola si fece bellezza». Atti del Convegno internazionale sugli amboni istoriati toscani..., Barga, Pisa, Pistoia, Siena, Firenze... 2016, a cura di T. Verdon, in corso di stampa.