PERCIBELLI, Andrea.
– Nacque a Veroli, nei pressi di Frosinone, presumibilmente nei primi lustri del secolo XV; non sono noti i nomi dei genitori.
La prima notizia certa che lo riguarda risale al 1437 quando, alla morte del vescovo Antonio Domininardi, Percibelli, dottore in legge, fu nominato dal pontefice Eugenio IV vescovo di Conversano, nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto, carica che ricoprì sino al 1439. Da qui passò alla chiesa di Bojano in Molise (1439-52) e, in virtù della sua elevata statura morale, l’11 settembre 1452 fu trasferito dal papa Niccolò V – in seguito alla rinuncia del cardinale Latino Orsini – a Urbino, ove rimase fino al 1463.
Per ciò che concerne l’attività di Percibelli nelle due diocesi meridionali, la documentazione è inesistente. È possibile invece seguire alcuni provvedimenti di ordinaria amministrazione nella diocesi urbinate. Il 28 agosto 1453, egli avallò la nomina dei canonici, assegnando al contempo con il suo anello vescovile al chierico Andrea di Pierantonio Paltroni un canonicato vacante (a causa della morte di Felice, priore di S. Sergio). Nell’occasione, la formale presa di possesso dello stallo canonicale da parte del Paltroni consente di constatare che Percibelli portò con sé un vicario e un cancelliere entrambi originari di Veroli, Giuliano e Stazio (che è ragionevole supporre l’avessero accompagnato anche in precedenza). È del 1456 la visita alla parrocchia di Pagino; e il 16 maggio egli entrò in città abbigliato, come da tradizione, con piviale, mitra e bastone pastorale. L’anno seguente, il 5 maggio, il nuovo vicario generale di Percibelli Silvestro Fazini, unì alla cattedrale e alla cappella di San Giuliano la chiesa di S. Maria in Saiano, dopo aver ottenuto il placet degli altri canonici.
Qualche documento notarile consente di testimoniare che, oltre all’attività pastorale, Percibelli e i suoi collaboratori erano attenti agli aspetti patrimoniali. Il 22 maggio 1453 Percibelli rinnovò a Tommaso di Paolo di Colbordolo un appezzamento di terra coltivabile; nello stesso anno, il 1 novembre, compare un altro suo vicario, Antonio Antonini, che convalida la vendita di un pezzo di terreno da parte delle monache del monastero della Torre. Altri documenti riguardano l’ultimo triennio della sua permanenza ad Urbino; talvolta concernono beni patrimoniali posseduti da privati (una bottega confermata il 24 marzo 1460 dal sindaco vescovile a Francesco di Pilingotto e alla moglie Lia; un’abitazione nel contado urbinate confermata a tale Antonio di Tommaso da Montecerignone il 15 dicembre 1461), ma in altri casi manifestano una certa attenzione al patrimonio degli enti ecclesiastici (il 15 gennaio 1462 si tratta del monastero di S. Benedetto, rappresentato da Angelo di Antonio Cipolla; il 4 luglio dello stesso anno, della confraternita di S. Antonio Abate, rappresentata dal sindaco Battista di Mainardo).
Un aspetto molto importante e delicato dell’episcopato di Percibelli riguarda i rapporti con il signore di Urbino, Federico da Montefeltro (1422-82). Furono sempre piuttosto critici e la tensione si acuì, quando presule e clero non contribuirono in maniera adeguata alla colletta indetta dal pontefice Callisto III nel 1457 per sostenere la crociata, bandita ma mai realizzata, contro i Turchi impossessatisi di Costantinopoli (1453). Di fronte alle rimostranze papali Percibelli si giustificò adducendo il divieto impostogli da Federico, che fu pertanto minacciato di scomunica per aver proibito nelle sue terre il prelievo del tributo ecclesiastico. Il conte di Urbino, allora, temendo questa eventualità, esercitò il suo potere, affinché Percibelli fosse rimosso dall’incarico. Il 16 dicembre 1463, mediante il suo segretario Pierantonio Paltroni, ordinò di convocare il consiglio generale del Comune di Urbino, proponendo alla cittadinanza di inoltrare istanza al pontefice per la rimozione di Percibelli dalla carica episcopale. Il che avvenne nel 1463. In quell’anno Federico, quale capitano delle armi ecclesiastiche e di Ferdinando d’Aragona, sconfisse il signore di Rimini, Sigismondo Pandolfo Malatesta, suo antico rivale. In tali circostanze, favorevoli al signore di Urbino, né il cardinale legato Niccolò Forteguerri né Pio II poterono negare a Federico la rimozione e il conseguente trasferimento ad altra sede di Percibelli (presentati, oltre tutto, come una supplica di tutta la città). Presentando come motivazione il carattere inquieto del vescovo e il suo atteggiamento poco propositivo nei confronti della diocesi che amministrava, Pio II lo spostò a Muro Lucano (1463-64) e da qui a Camerino (8 ottobre 1464), in sostituzione di Agapito Rustici Cenci.
All’attività episcopale camerte di Percibelli risalgono due attestazioni documentarie: la prima del 7 maggio 1468 è una lettera di papa Paolo II diretta al vescovo di Recanati e all’abate del monastero di S. Vittore di Cingoli per dirimere una controversia sorta tra il clero e la diocesi di Camerino contro lo stesso vescovo Andrea riguardo al prelievo dei censi imposti sui benefici ecclesiastici; la seconda del 26 novembre 1472 è un decreto di Percibelli in cui autorizzava il comune di Montecchio (Treia) ad erogare una somma di 40 fiorini in favore della locale chiesa di S. Michele.
Fu proprio a Camerino e non, come erroneamente riporta il Lazzari (p. 85), a Urbino, che il vescovo Andrea morì nel 1478, dopo aver guidato la città per quasi 14 anni (1464-78).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Fondo Urbino, cl. I, div. G, filza CIV, n. 1, 33, cc. 42r-v; F. Ughelli, Italia sacra, VII, apud Sebastianum Coleti, Venetiis 1721, col. 712; O. Turchi, De ecclesiae Camerinensis pontificibus libri VI, Roma 1762, pp. 292-294, doc. CVII (pp. CLXV-CLXVI).
A. Lazzari, De’ Vescovi d’Urbino, Urbino 1806, p. 85; L. Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medio evo, I, Roma 1910, pp. 631, 674; K. Eubel, Hierarchia catholica Medii aevi sive summorum pontificum, II, Monasterii 1914, pp. 135, 260; G. Franceschini, Memorie ecclesiastiche di Urbino, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, s. VII, V (1950), pp. 50-52; B. Ligi, I vescovi e arcivescovi di Urbino. Notizie storiche, II, Urbino 1953, pp. 108-110.