MORESCO, Andrea
MORESCO, Andrea. – Nacque nella seconda metà del XIII secolo. Per quanto è possibile ricostruire, era originario di Chiavari sulla Riviera Ligure di Levante, dalla quale proveniva con certezza la famiglia di un altro corsaro attivo all’epoca nell’Egeo, Vignolo de Vignoli, che numerose fonti indicano come zio di Moresco e che avrebbe avuto una parte rilevante nelle vicende della sua vita.
La prima documentazione certa relativa a Moresco risale al 1303 quando, al comando di due galee, sulle quali si trovavano anche il fratello Ludovico e de Vignoli, e di una galea siciliana, attaccò alcune navi di Corfù.
Lo schema è chiaramente quello di un’azione piratesca, ma è interessante notare come Moresco coinvolgesse nelle proprie operazioni tutto il nucleo familiare, secondo una dinamica che è possibile ritrovare anche nei casi di altri clan familiari genovesi in cerca di affermazione oltremare fin dal XII secolo.
Successivamente, l’attività di Moresco e dei suoi congiunti si rivolse anche contro i corsari turchi, che all’epoca costituivano una delle principali minacce per la navigazione nell’Egeo. Il merito così conseguito gli valse nel 1304 il conferimento della dignità di vestiarios da parte dell’imperatore Andronico II, un primo collegamento con l’Impero che probabilmente spiega le ragioni per le quali nel 1305 gli abitanti della colonia genovese di Pera, nel tentativo di riappacificarsi con il sovrano, scelsero proprio Moresco quale intermediario.
Nell’estate di quell’anno, insieme al fratello Ludovico, Moresco aveva occupato Tenedo, recando danni ai veneziani e catturando numerosi turchi. I coloni lo spinsero quindi a consegnare i prigionieri all’imperatore per favorire un riavvicinamento fra le parti, un gesto che valse a Moresco la benevolenza del sovrano e la nomina ad ammiraglio della flotta imperiale. In tale circostanza avrebbe ricevuto, quale appannaggio connesso alla carica, la signoria (titolare) di Rodi, Karpathos e Kassos.
Quale ammiraglio imperiale Moresco incrociò con le sue due galee nelle acque dell’Egeo per bloccare incursioni turche; pur avendo perso una delle sue unità, catturata e distrutta per rappresaglia dai veneziani, riuscì a rifornire la piazzaforte di Madytos, nei Dardanelli, assediata dalla Compagnia catalana. Nel corso di queste operazioni catturò anche l’ambasciatore inviato dai mercenari iberici a Federico III di Trinacria mentre stava rientrando alla loro base di Gallipoli. Sempre nel corso dell’estate alcune navi di Moresco vennero catturate dai catalani, i quali disponevano di forze superiori, essendo riusciti a recuperare le galee precedentemente prese dalla squadra genovese di Edoardo Doria. Nell’ottobre 1305, lo stesso Moresco venne catturato a Halonion da galee siciliane, ma fu presto rimesso in libertà, dietro pagamento di un riscatto di 3000 perperi d’oro, dal comandante siciliano, il quale era stato a sua volta catturato da Moresco quando questi ancora esercitava l’ars pirratica ed era stato trattato con cortesia dal genovese, nei cui confronti si sentiva pertanto obbligato.
Recuperata la libertà, Moresco riprese la sua attività di contrasto dei pirati turchi e catalani nell’Egeo, ma probabilmente si trovò anche a interferire in qualche misura con gli interessi ciprioti; i termini di questo contrasto non sono chiari, nemmeno da un punto di vista cronologico, ma sembrerebbe che il governo del re Enrico II considerasse anche Moresco un pirata come il de Vignoli, che nel 1306 dovette sbarcare in segreto nell’isola per contattare il gran maestro degli Ospitalieri, Foulques de Villaret, al fine di proporgli il suo piano di conquista di Rodi e delle isole adiacenti.
L’impresa, che avrebbe dato nuova vita all’antico ordine, presenta in effetti alcuni aspetti contrastanti nella narrazione delle fonti in relazione al ruolo di Moresco: se infatti alcuni testi assicurano una sua adesione al progetto, altri portano a pensare che egli abbia conservato una fedeltà inalterata nei confronti dell’Impero, un fatto che apparirebbe confermato dall’incarico che sappiamo essere stato poco dopo affidato a Moresco e al fratello Ludovico dallo stesso imperatore: all’inizio del 1307 essi risultano infatti al comando delle due galee imperiali incaricate di trasportare il principe Sempad nel suo viaggio di ritorno in Armenia per rivendicare il trono dopo la morte del nipote, il re Levon IV.
Tornato a Costantinopoli, Moresco ricevette il comando di una squadra di sette galee che si unì alla flotta genovese di Antonio Spinola con l’obiettivo di cacciare la Compagnia catalana da Gallipoli; l’operazione si concluse con un sanguinoso fallimento, ma, nonostante venisse ferito nello scontro, Moresco riuscì a riportare la sua squadra intatta a Costantinopoli. Ripresosi dalle ferite ricevute, secondo una fonte veneziana nel 1308 incrociava al largo di Corone a bordo di un lignum, insieme a una squadra che comprendeva un altro lignum e undici galee che è presumibile appartenessero alla flotta imperiale.
Questa notizia è l’ultima attestazione sicura che possediamo relativamente a Moresco, che tuttavia potrebbe essere stato effettivamente catturato in seguito dai ciprioti i quali, secondo la testimonianza di una fonte più tarda e talvolta confusa nella cronologia, lo avrebbero impiccato come pirata davanti alla Porta Marina di Famagosta. È comunque assai probabile che non fosse più in vita nel 1309, quando il fratello Ludovico tentò invano di strappare la signoria di Karpathos ad Andrea Cornaro, venendo catturato nel corso dell’impresa.
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