MONTICOLI, Andrea
MONTICOLI, Andrea. – Nacque in Friuli dal giurisperito Giovanni e da Caterina, congiunta del toscano Nicolò da Siena.
Licenziato in diritto civile, nell’ottobre del 1385 Monticoli compare per la prima volta sulla scena politica friulana, quando la Comunità di Udine, d’accordo con i suoi collegati, lo inviò, insieme con Nicolò Manin, presso papa Urbano VI per appellarsi contro una scomunica inflitta alla città da Filippo d’Alençon, nominato patriarca di Aquileia nel 1381. I due ambasciatori ricevettero anche l’incarico di chiedere al pontefice la nomina di un nuovo patriarca, capace di pacificare la regione dopo anni di conflitto. Nel gennaio del 1386 Urbano VI inviò in Friuli Ferdinando, patriarca di Gerusalemme, in qualità di suo nunzio in spiritualibus et temporalibus con il compito di salvaguardare i diritti e le prerogative della Chiesa di Aquileia.
Nel mese di marzo Monticoli fu tra i delegati udinesi che, dopo aver accolto il nunzio di Aquileia, furono consultati in merito alla situazione politica del Friuli e soprattutto alla posizione assunta da Cividale, che mostrava diffidenza per l’intervento del pontefice. Il 12 novembre dello stesso anno Monticoli fu nominato vicario in temporalibus del patriarca di Gerusalemme, impegnato nell’opera di pacificazione delle fazioni e nel tentativo di evitare le intromissioni tanto dei Carraresi, alleati con d’Alençon, quanto di Venezia, che sosteneva le posizioni udinesi. I tentativi del nunzio pontificio, caratterizzati da ambiguità diplomatiche e passi falsi, non ottennero i risultati sperati. Il 27 novembre 1387 Urbano VI nominò nuovo patriarca di Aquileia Giovanni di Moravia, nipote del defunto imperatore Carlo IV. Nel luglio del 1388 Monticoli fu delegato dalla Comunità di Udine a partecipare all’atto di pacificazione con Cividale e Gemona, secondo quanto disposto dal maresciallo patriarcale Nicolò de Buch, che aveva preceduto il metropolita in Friuli. Giovanni di Moravia giunse ad Aquileia in settembre e il mese successivo nominò suo vicario in temporalibus proprio Monticoli. Gli anni successivi non furono certo facili per lui, costretto a destreggiarsi tra la fedeltà alla cattedra aquileiese e gli interessi della propria Comunità, minacciati dai pesanti interventi patriarcali che, in chiave antisavorgnana, ne limitavano l’autonomia. Monticoli riuscì però a preservare la propria credibilità politica: la stima e la fiducia che i concittadini nutrivano nei suoi confronti sono testimoniati dai numerosi incarichi che gli furono affidati, in particolar modo nella rappresentanza al Parlamento della Patria del Friuli, dove egli continuò a sostenere con forza le posizioni minoritarie della Comunità udinese, a sostegno di una pacificazione duratura di tutte le componenti del principato ecclesiastico.
Il 13 ottobre 1394 il patriarca Giovanni fu ucciso in una congiura organizzata dai Savorgnan e da altri esponenti della nobiltà castellana. Il 27 gennaio 1395 Bonifacio IX nominò come successore il nobile Antonio Caetani, che, giunto ad Aquileia nel mese di aprile, confermò Monticoli nel vicariato in temporalibus, ufficio che egli mantenne con alcune brevi interruzioni – sostituito dal giurisperito Giovanni Cavalcanti – quanto meno fino al 1398. Nell’agosto di quell’anno fu delegato dalla Comunità di Udine ad accompagnare il patriarca a Venzone per incontrare Alberto IV duca d’Austria, che si recava in Terrasanta. Il 30 novembre partecipò alla legazione friulana che a Venezia accolse il duca, di ritorno dal pellegrinaggio. In quel periodo, avvicinandosi alle posizioni di Tristano Savorgnan, sostenne in Parlamento la necessità di preservare la lega, costituitasi tra nobili e comunità sin dalla fine del 1398, in difesa del Friuli, contro il volere del patriarca che ne chiedeva lo scioglimento. Nonostante la posizione di Monticoli, Caetani decise di servirsi ancora di lui, riconoscendone la professionalità e l’esperienza maturata negli anni in cui aveva partecipato al governo del Principato, con la nomina, l’8 settembre 1400, ad ambasciatore presso l’imperatore, sebbene la Comunità di Udine lo supplicasse di esonerarlo da tale incombenza, essendo i rischi del viaggio troppo gravosi.Il 27 febbraio 1402 Bonifacio IX creò Caetani cardinale e nominò sulla cattedra aquileiese il proprio familiaris Antonio Panciera da Portogruaro, vescovo di Concordia. Monticoli, pur non coinvolto direttamente dal nuovo patriarca nelle vicende politiche della Patria, ne sostenne però l’azione politica, in linea con la posizione udinese. Nel frattempo continuò a partecipare attivamente alla vita della propria città, rappresentandola in Parlamento, in missioni diplomatiche o semplicemente partecipando alla scelta di un maestro per le locali scuole, come quando, nel 1403, individuò il candidato ideale nella persona di Giovanni di Spilimbergo. Nel novembre del 1404 il consiglio del Parlamento incaricò Monticoli, Corrado Boiani, Tommaso di Spilimbergo e Giovanni Susanna di un’ambasceria a Lubiana, presso i duchi d’Austria, per risolvere alcune controversie. In quel periodo, Monticoli – morta la prima moglie Bartolomea, che gli aveva dato un figlio, Giovanni – sposò Maria di Strassoldo, sorella di Enrico, stretto collaboratore del patriarca Panciera e futuro vescovo di Concordia. Il matrimonio segnò non solo l’allenza con uno dei più importanti casati friulani, ma anche con l’influente famiglia toscana dei Soldanieri, imparentata con gli Strassoldo.
Il 13 luglio 1408 papa Gregorio XII depose Antonio Panciera accusandolo di malversazioni e di ritardi nei pagamenti alla Camera apostolica. La Comunità di Udine inviò subito Monticoli e Nicolò Soldanieri a Venezia per chiedere alla Serenissima di continuare a sostenere il patriarca: il 22 novembre i due ambasciatori riferivano l’impegno assunto dal Senato veneziano a favore di Panciera. Il 2 aprile 1409 Monticoli, da quell’anno indicato come doctor legum, fu tra gli inviati del metropolita al concilio di Pisa, convocato l’anno precedente per risolvere lo scisma della Chiesa, che riconobbe Antonio Panciera come patriarca di Aquileia. Nel giugno del 1411 l’antipapa Giovanni XXIII creò cardinale il presule friulano, riservandosi la nomina del successore.
Il Principato ecclesiastico fu di nuovo vittima dei conflitti interni. Il 17 gennaio 1412 Monticoli partecipò, come delegato della Comunità udinese, al Parlamento convocato a nome del conte di Ortemburg, intervenuto nelle vicende del Friuli in qualità di vicario del re dei Romani, Sigismondo di Lussemburgo: in tale circostanza i rappresentanti udinesi presero le distanze dalla politica di Tristano Savorgnan, che si era appoggiato ai duchi d’Austria; il nobile e i suoi sostenitori furono condannati al bando e alla confisca dei beni.
In una seduta del Parlamento, tenutasi nell’aprile dell’anno successivo, Monticoli e gli altri rappresentanti udinesi chiesero addirittura che i concittadini danneggiati da Savorgnan potessero rivalersi sui suoi beni. Morì l’8 settembre 1413; il 17 ottobre successivo si costituì il consiglio di tutela dei figli avuti dalla seconda moglie.
Dall’inventario dei beni, redatto al momento della morte, è possibile ricostruire la sua biblioteca, composta da più di 70 volumi, in parte cartacei e in parte membranacei, con titoli di particolare interesse. Il lungo elenco comincia con i volumi del Corpus iuris civilis di Giustiniano: due copie del Digestum vetus, di cui una glossata, un Infortiatum, un Codex e un volume contenente gli ultimi tre libri del Codex, le Novellae constitutiones, le Institutiones e un liber feudorum, quasi sicuramente la Vulgata del giurista Ugolino dei Presbiteri. Segue un codice contenente la Longobarda, raccolta delle leggi longobarde presentate in modo sintetico, la Brocarda di Azzone, una raccolta di brevi regole di diritto, e le Dissensiones di Ugolino dei Presbiteri. Per quanto riguarda i libri di diritto civile, l’elenco continua con una Lectura super codicem, di autore ignoto, una Summa Azonis, i Commentarii in tres libros Codicis di Andrea Bonello da Barletta, una Lectura Institutionum di Pierre de Belleperche, professore all’Università di Orléans, due opere di Giacomo da Belviso, una Lectura super usu feudorum e una Lectura super Autentico et usu feudorum. Del giurista Bartolo da Sassoferrato sono ricordati i commenti al Digesto (Vetus, Infortiatum e Novus) e un apparato Super decima collatione. Sono ricordati, inoltre, una Lectura super Digesto veteri e una Lectura super Codice di Guglielmo da Cuneo, un Liber tractatuum de bello et tabula del maestro di diritto canonico Giovanni da Lignano, un Tractatus super titulo de actionibus di Riccardo da Saliceto, una Lectura super Infortiato e una Lectura super Digesto, attribuibili a Raffaele Raimondi da Como, un Tractatus de maleficiis di Alberto da Gandino, una non meglio definita Lectura antiquissima super Codice, alcune Quaestiones disputatae per doctores in iure civili, un testo dal titolo Quaedam repetitiones in iure civili e una copia dello Speculum iuris di Guillaume Durand. A questi testi di diritto civile si affiancano alcuni libri di carattere pratico, tra cui alcuni formulari. Per quanto riguarda il diritto canonico si ricordano un Decretum Gratiani, le Decretali, le Clementine, un Repertorium iuris canonici, le Constitutiones sinodales del patriarcato di Aquileia, un libellus di Goffredo da Trani, la Summa super titulis Decretalium del cardinale Enrico da Susa, un liber Innocentii, quasi sicuramente una delle opere di papa Innocenzo IV, un Apparatus in librum sextum compilato dal cardinale Jean Lemoine, famoso canonista. Di Guido di Baisio, arcidiacono di Bologna, sono ricordati un liber super Decreto e una Lectura super Sexto. L’elenco continua con una Lectura super titulum De regulis iuris di Dino del Mugello. Del famoso giurista Giovanni d’ Andrea, l’inventario cita due codici contenenti parti del suo commento alle Decretali e alcune opere minori. Sono ricordate, infine, le Additiones ad speculum iudiciale di Guillaume Durand, in ventiquattro quaderni, le Additiones ai cinque libri delle Decretali e il De ecclesiastico interdicto di Giovanni Calderini, discepolo di Giovanni d’Andrea a Bologna. Tra i libri non giuridici figurano alcuni testi di carattere spirituale: Expositiones super psalterio, Sermones sancti Hieronymi, un libro di teologia e due breviari. Tra i classici si ricordano, infine, un libro del filosofo Severino Boezio, forse il De consolatione philosophiae, un libro di Prospero di Aquitania, forse il De gratia et de libero arbitrio, il De officiis di Cicerone e la Rethorica ad Herennium, allora attribuita allo stesso autore, le Epistulae ex Ponto di Ovidio, un libro con le favole di Esopo, trasposte in versi latini, il Liber Evae Columbae e una Summa grammaticae. È interessante notare che questi classici erano quelli che gli studenti solitamente affrontavano prima di cimentarsi con i magni auctores, studiati nelle università.
Fonti e Bibl.: P.S. Leicht, Parlamento friulano, I, Bologna 1917; II, ibid. 1956, ad ind.; P. Paschini, La casa ed i libri di un giurisperito udinese del secolo XV, in Memorie storiche forogiuliesi, XXXIII-XXXIV (1937-1938), pp. 121-149; Id., I vicari generali della diocesi di Aquileia e poi di Udine, Vittorio Veneto 1958, p. 14; I. Zenarola Pastore, Atti della cancelleria dei patriarchi di Aquileia (1265-1420), Udine 1983, pp. 236, 244; P. Paschini, Storia del Friuli, Udine 1990, pp. 653, 674, 705, 706; C. Scalon, Produzione e fruizione del libro nel basso Medioevo. Il caso Friuli, Padova 1995, pp. 94, 127, 143, 186, 470, 504; V. Masutti, M. A., vicario patriarcale, in Nuovo Liruti, I, Il Medioevo, a cura di C. Scalon, Udine 2006, pp. 563-567.