MANGELLI, Andrea
Nacque a Forlì nei primi anni del Seicento dal patrizio Giuseppe e da Ottavia Acconci; un fratello, Francesco (m. 1660), fu forse referendario utriusque signaturae e operò come residente dei duchi di Parma alla corte pontificia. Secondo Vos, si ignora tutto della giovinezza e degli studi del M.; nondimeno, dai registri della Sapienza di Roma risulta che si addottorò in diritto il 21 nov. 1625 alla presenza dell'uditore rotale Francesco Ubaldi e con Domenico Cecchini in qualità di promotore.
Nel 1627 il M. entrò al servizio del compatriota Clemente Merlino, il quale era uditore della S. Romana Rota e in seguito ne divenne il decano; presso di lui operò come aiutante di studio e segretario. In questo ambiente il M. fece la conoscenza di Francesco Albizzi - questi avrebbe ricordato con calore "quanto [fossero] amici e [(] la bontà di quell'anima benedetta che sapeva farsi amare e stimare nello stesso tempo" (Ceyssens, L'"abolissement", p. 140) -, Stefano Ugolino (cui era subentrato nello studio di Merlino) e Giangiacomo Panciroli, anch'egli uditore rotale dal 1633. In questi anni, inoltre, il M. stabilì rapporti preziosi con Fabio Chigi (futuro papa Alessandro VII), cui assicurò un puntuale servizio d'informazione su quanto avveniva a corte e in città.
Verso il 1638 il M. lasciò l'ufficio di Merlino per esercitare l'avvocatura; ne diede notizia a Chigi, senza fornire le ragioni della sua decisione e chiedendo piuttosto eventuali incombenze per essere "più ocioso e disoccupato che mai" (Biblioteca apost. Vaticana, Chigi, A.III.54, c. 693, 2 genn. 1638).
Nel novembre 1642 fu nominato uditore della nunziatura di Madrid dal cardinal nipote Francesco Barberini e partì alla fine di gennaio al seguito di Panciroli, nunzio straordinario dal 1642 al 1644. Con l'avvicendamento a capo della nunziatura di Giulio Rospigliosi (1644-52; futuro papa Clemente IX), il M. conservò l'incarico prestando servizio in tutto per dieci anni.
L'incarico di uditore presso la nunziatura di Spagna era assai prestigioso e molto ambito: lo stesso Panciroli lo aveva rivestito durante la nunziatura del suo patrono, il cardinale Giovanni Battista Pamphili (futuro papa Innocenzo X), prima di diventare uditore rotale e consultore del S. Uffizio. Al momento della nomina del M., il tribunale era appena stato oggetto di una riforma messa a punto nel 1639 attraverso i negoziati del nunzio Cesare Facchinetti con le autorità spagnole, le quali - secondo un costume invalso già dalla metà del secolo precedente e soprattutto durante il regno di Filippo II - chiedevano di sopprimere il tribunale oppure di riformarlo di tutti gli abusi giurisdizionali, limitandone le competenze sul modello di quanto avveniva in Francia ed eventualmente creando una Rota spagnola che, con la sua attività in loco, alleviasse le difficoltà e gli oneri di rivolgersi a una sede distante e disagevole, come risultava essere quella romana. In particolare, si era auspicata la possibilità di avere un uditore "nazionale" che avesse dimestichezza con il contesto locale e comprendesse la lingua. Tanto più che, tra le competenze del tribunale della nunziatura, vi era la materia matrimoniale che, con l'avocazione delle cause, operava in concorrenza agli ordinari diocesani. Il M. seppe farsi apprezzare e Rospigliosi ne salutò la partenza dicendosi certo che "egli col suo valore e prudenza, di cui ha dato qui molto saggio" (A. Legrand - L. Ceyssens, p. 601), avrebbe ricoperto più alti onori con soddisfazione del papa.
Il 19 ott. 1651 il M. propose la sua candidatura come internunzio in Fiandra alla commissione ristretta di cardinali che, per volontà di Albizzi, era stata istituita presso la congregazione del S. Uffizio con lo scopo di occuparsi del giansenismo e, in particolare, delle "cinque proposizioni" di Giansenio. L'immediata approvazione era di circostanza, dato che il S. Uffizio aveva deciso già il 10 ottobre di inviare il M. a Bruxelles in sostituzione di Antonio Bichi, abate di S. Anastasia e nipote di Fabio Chigi. Il M., infatti, era considerato a buon titolo un soggetto adatto alla missione, perché nel corso della permanenza in Spagna aveva avuto modo di impratichirsi nella questione giansenistica che era al centro di negoziati triangolari tra Roma, Madrid e Bruxelles già da diversi anni. Il 19 gennaio successivo il cardinal nipote Camillo Astalli comunicò al M. la nomina ufficiale e le istruzioni d'uopo insieme con il conferimento del titolo di abate di S. Angelo. Lasciata Madrid in aprile, dopo un viaggio movimentato intrapreso senza passare da Roma, il M. giunse a Bruxelles l'11 giugno.
I compiti affidati al M. riguardavano tre questioni di estrema urgenza, su cui si fornivano indicazioni esaurienti e un preciso mandato papale: l'esecuzione della bolla In eminenti e l'estirpazione di ogni traccia di giansenismo; l'annosa causa matrimoniale tra Carlo IV duca di Lorena e Beatrice di Cusance, aperta fin dal 1637 e destinata a concludersi solo nel 1663; gli incidenti di Irlanda. Ma la prima fu oggetto delle maggiori cure e preoccupazioni del nuovo internunzio.
Il M. doveva sovrintendere all'applicazione della bolla In eminenti, che interdiceva ogni controversia sull'Augustinus di Giansenio: preparata da Albizzi nel 1642 ed emessa l'anno successivo, la bolla non era stata recepita nei Paesi Bassi in quanto priva del placet reale che solo avrebbe accordato valore civile al documento romano; infine, era stata pubblicata il 1 apr. 1651 con un ulteriore strascico di polemiche giurisdizionali, rafforzato da un decreto di condanna del S. Uffizio che rinfocolò lo stato di crisi. Il M. dette prova di infaticabile zelo nella sua missione, operando in stretto collegamento con il nunzio a Madrid (dal 1654 Camillo Massimo), ma diffidando dell'effettivo impegno dell'arciduca Leopoldo Guglielmo d'Asburgo, governatore dei Paesi Bassi, cui entro il 5 dic. 1653 inoltrò la bolla di condanna del giansenismo Cum occasione, consigliando due anni dopo al segretario di Stato di promulgarne un rinnovo. Il M. era insoddisfatto anche del presidente del Consiglio privato e di Stato del Brabante, Charles de Hovynes, di cui lamentava l'ostilità nei confronti delle prerogative apostoliche: nel 1653, infatti, il Consiglio intervenne contro il libro antigiansenista del domenicano Alexandre Sibille, seguendo quanto enunciato nella bolla In eminenti contro le controversie riguardanti l'Augustinus, sebbene Roma avesse approvato l'opera.
Tra gli episodi più eclatanti, vi fu il tentativo di indurre l'arcivescovo di Malines Jacques Boonen, noto sostenitore di Giansenio, a redigere una ritrattazione formale delle Rationes (da lui scritte nel 1647 insieme con il vescovo di Gand Antoine Triest, pubblicate a loro insaputa nel 1649 e condannate dal S. Uffizio l'11 maggio 1651), tentando financo di raggiungere il prelato sul letto di morte nel giugno 1655.
Nel 1654-55, infine, il M. dovette occuparsi anche della possibilità di eliminare l'epitaffio sulla pietra tombale di Giansenio a Ypres, con il nuovo vescovo J.F. de Robles che era il cappellano dell'arciduca, per la quale operazione chiese un breve che potesse avere ragione dell'ostilità del capitolo.
Nell'agosto del 1654 il M., esprimendosi sulle manovre del fratello Francesco per ottenere la carica di referendario delle due segnature, auspicava "di vivere privatamente in Roma, fuori di ogni imbarazzo di corte con una onesta congrua sustentatione", quale quella che godeva l'ambizioso fratello, il quale, dal canto suo, "non conoscendo il bene di simile vita aspira[va] alle publiche occupazioni e maneggi"; proseguendo in tale confronto, però, il M. prospettava al segretario di Stato Chigi che il fratello potesse addirittura sostituirlo nella carica di internunzio, ricevendo egli dal papa Innocenzo X "licenza [(] di ritornare a Roma senza altro impiego per vivere una vita privata" (Biblioteca apost. Vaticana, Chigi, A.III.54, cc. 716v-717). In effetti, a fronte di un'attività condotta con il sentimento di compiere un'autentica missione in difesa della fede, le frustrazioni accumulate erano molte e le resistenze incontrate snervanti: nel luglio 1655 lamentava al nuovo segretario di Stato Rospigliosi che "il zelo di questi prelati di Fiandra è languido, freddo et incostante conforme al clima" (Ceyssens, L'"abolissement", p. 133).
Pertanto il 14 agosto il M. rinnovò la richiesta di essere sostituito per motivi di salute, tanto più che riteneva ormai "le cose del jansenismo [(] ridotte a termini di potersi sperare in breve la totale esterminatione, e la giurisdittione et authorità della Sede apostolica, tanto insidiata et abbattuta dai capi maggiori delli jansenisti, col tempo andarà aquistando ogni giorno vigore e reintegratione al primiero decoro" (Ceyssens, 1963, p. 405). L'istanza fu accolta positivamente da Alessandro VII; ma il M. morì per una emorragia interna il 30 ott. 1655 a Bruxelles e fu sepolto nella certosa.
Fonti e Bibl.: La correspondance d'André Mangelli internonce aux Pays-Bas (1652-1655) è stata edita a cura di L.H. Vos, Bruxelles-Rome 1993. Arch. di Stato di Roma, Università, b. 243, c. 72; Arch. segr. Vaticano, Segreteria dei Brevi, 1080, c. 7r; Segreteria di Stato, Fiandra, 35-39, 98, 142, 171-174; Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 6828; 9892, c. 220; Chigi, A.III.54, cc. 666-718; B.VI.103; G. Urceoli, Consultationes forenses rerum praticabilium et iudicatarum, Bononiae 1662, II, p. 220; Documents relatifs à l'admission aux Pays-Bas des nonces et internonces des XVIIe et XVIIIe siècles, a cura di J. Lefèvre - P. Lefèvre, Bruxelles-Rome 1939, nn. 65-68; Documents relatifs à la jurisdiction des nonces et internonces des Pays-Bas pendant le régime espagnol (1596-1706), a cura di J. Lefèvre, Bruxelles-Rome 1942, I, pp. 230-250; L. Ceyssens, Sources espagnoles relatives à la publication de la bulle "In eminenti" en Belgique (1643-1653), in Bulletin de la Commision royale d'histoire (Académie royale de Belgique), CXVI (1951), pp. 201-243; A. Legrand - L. Ceyssens, La correspondance du nonce de Madrid relative au jansénisme (1645-1654), in Anthologica annua, IV (1956), pp. 557, 601-640; L. Ceyssens, L'"abolissement" de la première pierre tombale de Jansénius (1655-1656), in Jansenistica. Études relatives à l'histoire du jansénisme, III, Malines 1957, pp. 127-140; Id., La publication aux Pays-Bas de la seconde bulle contre Jansénius (1653), in Augustiniana, VII (1957), pp. 196-240, 389-426, 576-593; Id., Documents romains concernant certains augustins belges à l'époque du premier jansénisme, ibid., VII (1958), pp. 200-355; L.-E. Halkin, Les archives des nonciatures, in Bulletin de l'Institut historique belge de Rome, XXXIII (1961), p. 669; L. Ceyssens, La première bulle contre Jansénius. Sources relatives a son histoire (1644-1653), II (1650-1653), Rome-Bruxelles 1962, ad ind.; Relations des Pays-Bas, de Liège et de Franche-Comté avec le Saint-Siège d'après les "Lettere di vescovi" conservées aux Archives vaticanes (1566-1799), a cura di L. Jadin, Bruxelles-Rome 1962, ad ind.; G.V. Marchesi, Vitae virorum illustrium Foroliviensium, Forolivii 1726, pp. 145 s.; I lustri antichi e moderni della città di Forlì, Forlì 1757, pp. 89 s.; L. Ceyssens, La fin de la première période du jansenisme, I (1654-1656), Bruxelles-Rome 1963, ad indicem.