Lancia, Andrea
Notaio fiorentino, vissuto all'incirca tra il 1280 e il 1360, buon volgarizzatore di classici e, accettata ormai la sua identificazione con l'autore del cosiddetto Ottimo commento alla Commedia, assai importante commentatore del poema dantesco. Mentre per la caratterizzazione della maggiore opera (di esegesi dantesca) si rimanda alla voce Ottimo Commento, converrà qui raccogliere i pochi dati certi relativi alla restante operosità del L. e alla sua multiforme attività, non solo retorica ma civile.
Notizie di lui si hanno tra il 1315 (in uno spoglio Strozzi compare, in quell'anno, come esercitante il notariato: " Notarius Andreas ser Lanciae ") e il 1356.
Il suo nome (in un registro conservato all'Archivio di Stato di Firenze: comunicazione di F. Del Pino) appare accanto a quello di Arrigo Semintendi e dei figli di Berto Frescobaldi in atti relativi a una causa del 2 aprile 1345; in effetti i rapporti coi Frescobaldi e col Semintendi (del quale il nostro utilizza nel commento dantesco i volgarizzamenti delle Metamorfosi e della Farsalia) dovettero essere stretti, amichevoli e frequenti. Nel 1355 il L. avanzava al comune di Firenze una petizione " perché le Riformagioni siano scritte in volgare e siano tradotte le antiche " (e l'anno dopo volgarizzava egli stesso l'Ordinamento contro alli soperchi ornamenti delle donne e soperchie spese de' mogliazzi e de' morti), mentre dal 1351 al 1356 (anno probabile della morte?) lo vediamo far parte di vari consigli. Notizie di una sua permanenza fuor di Firenze (nell'Italia settentrionale) si ricavano da accenni precisi e da testimonianze su fatti e persone presenti nel commento al poema: si veda almeno la chiosa sui seguaci di fra Dolcino a If XXVIII 55 (ediz. Torri, I 48): " io scrittore ne viddi de' suoi ardere a Padova in numero di ventidue a una volta; gente di vile condizione, idioti e villani ", mentre è altrettanto certa una sua personale conoscenza di D. (si vedano le chiose a If X 85-88, XIII 143-150).
La concreta personalità del letterato, nonché l'effettiva estensione dell'operosità del volgarizzatore, sono ancor oggi da riesaminare in una compiuta sintesi, visto che la meritoria attenzione di alcuni moderni specialisti (Segre, Folena) non ha modificato, nei contorni e nella sostanza, il quadro elaborato dagli approcci ottocenteschi (Batines, Fanfani, Bencini, Del Lungo, Parodi, Rocca). Importante, ovviamente, il problema dell'attribuzione al L. di varie opere: respinta l'aberrante idea del Bandini (fondata su un evidente equivoco) che l'Andrea Cappellano del Gualtieri abbia a che fare col nostro, i pezzi più sicuri (o probabili) allo stato presente degli studi sono il volgarizzamento dell'Eneide (condotto sulla riduzione latina di Anastasio minorita, e databile col Folena al 1316); la cosiddetta Pistola fatta in persona di Lucillo per alcuno cittadino di Firenze chiamato ser Andrea Lancia (pubblicata dal Fanfani in " L'Etruria "), unita nei codici a un volgarizzamento delle epistole di Seneca che potrebbe anche appartenergli; nonché i volgarizzamenti dell'Ars amandi e dei Remedia amoris (muniti di chiose), del Pulex pseudo-ovidiano, del Liber de agricultura di Palladio. Al 1345 risale la Epistola Andreae notarii florentini domino Nicolao abbati monasterii sanctae Mariae de haedificatione dicti monasterii. La proposta del Bencini di vedere nel L. l'autore del volgarizzamento di Valerio Massimo è stata di recente oppugnata da M.T. Casella che ha proposto il giovane Boccaccio con argomenti degni di nota. Si è discusso inoltre se pertenga al L. il volgarizzamento delle Declamationes pseudo-quintilianee, da C. Marchesi attribuito ad Antonio Loschi (del quale sarebbe comunque opera giovanile).
Al di là di questi vari elementi andrà comunque sottolineata, specie in questa sede, l'assidua, anzi amorosa frequentazione (da parte del L. volgarizzatore) della poesia dantesca; frequentazione che sin dal giovanile volgarizzamento virgiliano faceva spargere al nostro, nella sua pagina, copiosi ‛ colori ' danteschi, a significare, oltre la personale simpatia, l'ormai acquisita nozione della ‛ classicità ' di D. nell'animo e nel giudizio dei suoi primi lettori.
Bibl. - P. Colomb de Batines, Appunti per la Storia letteraria d'Italia ne' secoli XIV e XVI: A.L., scrittore fiorentino del Trecento, in " L'Etruria " I (1851-52) 18-27; L. Bencini, Intorno alle opere d'A.L. scrittor fiorentino del secolo XIV. Lezione detta alla Società Colombaria, ibid. I (1851-1852) 140-155; P. Fanfani, Scritti inediti. Una lettera di A.L. e due favole di Esopo, ibid., 103-106; ID., Compilazione della Eneide di Virgilio fatta volgare per Ser A.L. Notaro fiorentino, ibid., 162-188, 221-252, 296-318, 497-508, 625-632, 745-760; ID., Legge suntuaria fatta dal Comune di Firenze l'anno 1355, ibid., 366-382, 429-443; I. Del Lungo, Dino Compagni e la sua Cronica, I, Firenze 1879, 427, 455-456; L. Rocca, Di alcuni commenti della D.C. composti nei primi vent'anni dopo la morte di D., ibid. 1891, 239-342; C. Marchesi, Di alcuni volgarizzamenti toscani in codici fiorentini, in " Studj Romanzi " V (1907) 181-184; Volgarizzamenti del Due e Trecento, a c. di C. Segre, Torino 1953, 569-570; La Istoria di Eneas volgarizzata per Angilu di Capua, a c. di G. Folena, Palermo 1956, XXVII-XL; G. di Stefano, Dionigi da Borgo San Sepolcro, amico del Petrarca e maestro del Boccaccio, in " Atti Accad. Scienze Torino " XCVI (1961-1962) 300; M.T. Casella, Il Valerio Massimo in volgare: dal L. al Boccaccio, in " Italia Medioev. e Umanistica " VI (1963 49-136; G. Folena, La tradizione delle Opere di D.A., in Atti del Congresso internazionale di studi danteschi, I, Firenze 1965, 42, 45; B. Sandkühler, Die frühen Dantekommentare und ihr Verhältnis zur mittelalterlichen Kommentartradition, Monaco di B. 1967, 60-67; G. Petrocchi, La tradizione emiliano-romagnola nel testo della Commedia, in D. e Bologna nei tempi di D., Bologna 1967, 325.