ANDREUCCI, Andrea Girolamo
Nacque a Viterbo il 13 nov. 1684 e fu ricevuto nel noviziato della Compagnia di Gesù a Roma il 25 ott. 1701. Compiuti gli studi al Collegio Romano, venne ammesso alla professione solenne il 2 febbr. 1719. Dal 1706 al 1712 insegnò materie letterarie a Fabriano, Città di Castello e Firenze, filosofia a Perugia dal 1716 al 1718 e teologia morale nei seminari di Frascati e di Tivoli dal 1719 al 1724.
Per gli alunni del seminario di Frascati scrisse la sua Introduzione al Chiericato, Roma 1724, che ebbe varie edizioni. Trascorse il resto della vita nella Casa professa del Gesù di Roma, svolgendo un'intensa attività quale confessore, predicatore e direttore di esercizi. Nel 1730 era prefetto della congregazione degli artisti e, almeno dal 1735, fu direttore della congregazione della Purificazione o dei sacerdoti, detta dei casi di coscienza, e ne tenne la guida per più di un ventennio fino al 1760 circa.
Morì al Gesù di Roma il 13 giugno 1771.
L'opera svolta dall'A. come direttore della congregazione dei sacerdoti - fondata a Napoli nel 1647 da Vincenzo Carafa e imitata a Roma pochi anni dopo per interessamento del pontefice Alessandro VII - è di grande interesse: la congregazione aveva come scopo quello di radunare i sacerdoti di diversa nazionalità e di notevole levatura intellettuale presenti a Roma, i quali nelle riunioni, solitamente bisettimanali, discutevano problemi vari, dalle questioni morali all'erudizione ecclesiastica ai problemi politici e giurisdizionalistici. Per questa sua attività l'A. ebbe rapporti molto cordiali con prelati e cardinali romani, e tra questi ultimi in specie con M. Marefoschi, che partecipò poi attivamente alla polemica antigesuita, e con L. Ganganelli, che, pontefice (Clemente XIV), doveva sopprimere la Compagnia di Gesù.
Gli scritti dell'A., elencati in cinquantasette numeri dal Sommervogel, possono dividersi in tre sezioni: ascetici, agiografici e teologico-canonistici. Al primo gruppo appartengono la Introduzione al Chiericato, Roma 1724; Il culto dovuto a Dio, ibid. 1729 (l'uno e l'altro varie volte ristampati); il Ritiramento spirituale d'un ordinando in vescovo, Roma 1739; e le Operette morali, Roma 1747, costituite da tre opuscoli, sulle superstizioni divinatorie, sul dovere di suffragare i morti e sulle disposizioni del cristiano dinanzi al flagello della peste. Degli scritti agiografici, informati alla metodologia e allo spirito della scuola del Mabillon, si ricordano il Compendio della vita di S. Emidio vescovo di Ascoli, Roma 1729; Dei SS. Vito, Modesto e Crescenzio, Roma 1737; Notizie di S. Valentino prete e Ilario diacono viterbesi, Roma 1740; Della vita e martirio di S. Getulio, Roma 1754. Particolarmente notevole un Ragguaglio della vita della S. d. D. Rosa Venerini viterbese, istitutrice delle Schole e delle Maestre Pie, Roma 1732, pubblicato solo quattro anni dopo la morte della Venerini, che l'A. aveva conosciuto da fanciullo. Esso ebbe varie edizioni, e dalla commissione storica della Congregazione dei riti è stato adottato come documento del processo canonico conclusosi con il decreto di beatificazione della Venerini.
Ma l'A. raggiunse maggior fama con le sue numerose dissertazioni canonistiche, lette alla congregazione dei sacerdoti e pubblicate via via separatamente, in cui si avverte spesso l'eco delle grandi questioni dottrinali e giurisdizionali del tempo. Dieci furono raccolte in volume e ripubblicate con il titolo Dissertationes variae canonico-theologicae, Romae 1746. Una silloge comprendente ventisei scritti uscì in tre volumi presso l'editore Salomoni di Roma nel 1766. I due primi hanno per titolo Hierarchia ecclesiastica e trattano dei doveri, privilegi e gradi dei singoli membri della gerarchia della Chiesa; nel terzo volume, Moralia, sive de SS. Eucaristiae et Poenitentiae Sacramento, dove si esaminano talune importanti e controverse questioni di teologia morale e di pratica sacramentale, è compresa anche l'operetta Memoriale confessariorum (Venetiis 1734), che riscosse molto favore tra il clero, tanto da essere pregiata anche da Alfonso Maria de Liguori.
Fonti e Bibl.: G. C. Cordara, De suppressione Societatis Iesu commentarii, in Atti e Mem. d. R. Acc. di scienze, lettere ed arti in Padova, XLI (1925), pp. 44-112; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 722; P. Coretini Brevi notizie della città di Viterbo..., Roma 1774: pp. 125-128; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Paris-Bruxelles 1890, coll. 353-365; VIII, ibid. 1898, col. 1643; XII (Supplément, a cura di E. M. Rivière), Louvain 1960, col. 923; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, V, Oeniponte 1913, coll. 221-223; [G. Celi], Le origini delle Maestre Pie, in La Civiltà Cattolica, LXXVI (1925), I, pp. 50-62, 430-438: III, pp. 139-148, 324-334; IV, pp. 231-245; LXXVII (1926), I, pp. 325-340. 430-438; Dict. de Théol. Cath., I, con. 1185 s.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., II,coll. 1753-1755; Encicl. cattolica, I, coll. 1210 s.