GENUZIO, Andrea
Nacque a Napoli intorno al 1615 da una famiglia appartenente all'aristocrazia urbana di seggio.
Laureatosi in giurisprudenza nel 1636, sostenne apertamente il governo del viceré spagnolo contro gli interessi della classe baronale, ricevendo in cambio protezione, consensi e una più ampia diffusione delle proprie opere (molte delle quali furono, non a caso, stampate presso le tipografie reali). Dimostrò inoltre una certa attenzione verso il ceto medio, quella burocrazia forense che si andava allora alleando con il governo e che si opponeva allo strapotere baronale. L'accentuato mecenatismo del viceré aveva favorito in quegli anni la nascita di numerosi circoli letterari. Il G., letterato e giurista, godé di un certo credito presso gli ambienti della cultura ufficiale. Nel 1647 fu infatti nominato principe dell'Accademia degli Erranti, fondata nel 1626 da Mario Rota. Fu inoltre membro della prestigiosa Accademia degli Oziosi, sorta nel 1611 per volere di Giambattista Manso con un programma culturale piuttosto autonomo, però, rispetto a quello degli ambienti più direttamente legati alla corte.
La sua produzione letteraria fu per lo più improntata a un moderato moralismo, anche se stilisticamente in linea con la predilezione secentesca per le ricercatezze formali. Il nome del G. comparve per la prima volta in margine alla quarta edizione (Napoli 1636) delle Discrittioni del molto reverendo padre fra Tommaso Carafa, insigne teologo, letterato e filosofo ascritto all'Accademia degli Oziosi. La Corona di discrittioni aggiunta dal G. è essenzialmente un'esercitazione oratoria di poco posteriore al conseguimento della laurea. Gli argomenti trattati sono tipici dell'oratoria sacra del Seicento. Si va infatti dalla celebrazione di Dio allo scontato dissidio bellezza sacra-bellezza profana, ma in una successiva edizione della stessa opera del Carafa (Napoli 1644) il G. inserì anche la trattazione di argomenti licenziosi.
Il 1638 fu l'anno di pubblicazione della Catastrofe delle lagrime umane e della prima parte del fortunato romanzo Del re Diosino, entrambi stampati a Napoli.
Questa prima edizione del romanzo (di cui è stato sinora individuato un solo esemplare, nella Biblioteca nazionale di Napoli, B. Branc. 118.A.43) anticipa la data di apparizione dell'opera, rispetto alla seconda parte - la prima sinora nota alla critica -, uscita, sempre a Napoli, nel 1644, e alla terza (ibid. 1650), anche se la composizione di entrambe si deve considerare anteriore. Il romanzo apparve in edizione integrale solo con la stampa veneziana del 1659, comprendente anche una quarta parte. Le ristampe che seguirono confermano l'eccezionalità della fortuna editoriale del Re Diosino, l'unico romanzo meridionale del Seicento che eguagliò il successo di pubblico della produzione narrativa veneta e ligure. I temi conduttori (l'amore contrastato e l'avventura) si alternano nell'opera a riflessioni riguardanti il potere del fato, la morte e il potere politico. In linea con la tendenza prevalente nella narrativa secentesca, la trama risulta complessa e ricca di episodi secondari. La vicenda principale riguarda la contrastata storia d'amore di Diosino, re di Fenicia, e Rodisbe, principessa d'Egitto alla quale Diosino ha ucciso il padre in battaglia. La madre della giovane acconsente infine alle loro nozze, ma durante una tempesta Rodisbe, in viaggio verso l'Egitto, cade dalla nave. Iniziano a questo punto le disavventure del giovane, il quale, in cerca della promessa sposa, percorre sulle sue tracce quasi tutto il bacino del Mediterraneo. Rapimenti, agguati, duelli, travestimenti e agnizioni si susseguono a ritmo serratissimo. Soltanto alla fine, dopo una serie di ritrovamenti multipli, i due amanti potranno celebrare le proprie nozze.
Negli anni in cui andava componendo il romanzo il G. pubblicò (con lo pseudonimo anagrammatico di Ernando Tivega) anche una Satira e Antisatira, contro gli abbigliamenti degli huomini, e delle donne (Napoli 1640; ristampata a cura di G. De Miranda, Roma 1997).
Con la Satira il G. entra nel vivo dell'allora dibattutissima polemica sull'universo femminile. Nella prima sezione dell'opera (Mondo femminile) egli critica la frivolezza e la stravaganza dell'abbigliamento delle donne, nonché la loro abitudine a coprire i difetti fisici con "attossicate misture" (i belletti) nocive alla salute. Nel Mondo maschile entra invece in gioco una voce femminile che, con sarcasmo ed esuberanza, si prende gioco dell'effeminatezza dell'abbigliamento maschile. L'anonima dama conclude rifiutando, a nome di tutte le donne, la tirannia degli uomini, ed evocando una parità tra i due sessi decretata dalla stessa natura.
Al decennio successivo appartiene l'Oratione delle lodi del signor conte d'Onate, per la quiete di Napoli e la espugnatione di Portolongone (Roma 1651), recitata l'8 dic. 1650 nell'Accademia degli Oziosi alla presenza del viceré Iñigo Velez de Guevara, conte di Oñate. Celebrando la conquista, avvenuta ai danni dei Francesi, della fortezza di Porto Longone nell'isola d'Elba (1649), il G. ebbe modo di ribadire la propria fedeltà al potere centrale. In chiave apertamente antibaronale egli interpretò infatti i moti popolari verificatisi nel Regno e il fenomeno del brigantaggio, considerato un effetto della pressione fiscale esercitata dall'aristocrazia feudale sui contadini.
Non sono noti la data e il luogo di morte del Genuzio.
Fonti e Bibl.: N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 13; B. Chioccarello, De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis… floruerunt, Napoli 1770, pp. 32 s.; C. Minieri Riccio, Cenno storico delle accademie fiorite nella città di Napoli, in Arch. stor. per le provincie napoletane, IV (1879), pp. 519 s.; R. Savio, Ricerche su A. G., tesi di laurea in letteratura italiana, Università degli studi di Napoli, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1973-74; A.N. Mancini, Romanzi e romanzieri del Seicento, Napoli 1981, pp. 51, 109; L. Spera, Tipologia del romanzo tardo-secentesco, tesi per il dottorato di ricerca, Università degli studi di Roma "La Sapienza", facoltà di lettere e filosofia, dipartimento di italianistica, a.a. 1990-91, passim.