GABRIELI, Andrea
Musicista, di antica famiglia patrizia, nato a Venezia nel 1510, ivi morto nel 1586. Fu detto "da Canareggio" dal sestiere omonimo in cui probabilmente si trovava la casa nativa. Della sua vita abbiamo scarse notizie; secondo il Caffi e altri egli compì gli studî musicali sotto la guida di A. Willaert, maestro di cappella in S. Marco. Sembra che nel 1536 fosse accolto quale cantore ducale. Nel 1564 ha funzioni di organista in S. Marco, e, dopo essere stato organista per qualche tempo fuori di Venezia, il 30 settembre del 1566 le riassume quale secondo organista. Al principio del 1585 egli, secondo il Benvenuti, sarebbe successo al Merulo nel primo organo, nonostante la deliberazione del 10 gennaio che sceglieva il nipote Giovanni G. (v.).
Nella storia della scuola veneta ha speciale importanza l'istituzione ufficiale del secondo organo (1490); infatti la disposizione dei due organi doveva poi valere come elemento fondamentale per la formazione di quello stile vocale, caratteristico della musica veneziana, detto "a doppio coro" o "a cori spezzati", rapidamente diffusosi dopo la metà del sec. XVI in Italia e fuori.
Nell'ufficio di organista in S. Marco il G. rimase sino alla morte, avvenuta nel 1586; durante il trentennio di questa attività egli ebbe agio di dedicarsi alla composizione musicale, mirabile per originale bellezza e varietà, salendo ben presto ad altissima fama che varcò i confini italiani. Della stima e dell'ammirazione godute presso i concittadini sono prova gl'incarichi ricevuti per le celebrazioni musicali nelle feste pubbliche in occasione della vittoria di Lepanto (1571) contro i Turchi e del ricevimento in onore di Enrico III di Valois, di passaggio a Venezia nel 1574, chiamato dal trono di Polonia a quello di Francia. Per questo secondo avvenimento Andrea G. mostrò la sua magnificenza corale nelle composizioni Ecco Vinegia bella e Or che nel suo bel seno, rispettivamente a 8 e 12 voci suddivise in diversi cori. Fu maestro del nipote Giovanni e del tedesco Hans Leo Hasler di Norimberga, il quale nel 1576 si pose sotto la sua guida, anche per le relazioni d'amicizia che univano il G. al celebre banchiere Johann Jakob Fugger.
Nella scuola veneziana, dal Willaert a Cipriano de Rore, il progressivo raffinarsi dei mezzi d'espressione aveva raggiunto mirabili altezze artistiche; con Andrea G. le qualità particolari dello stile si ampliano ancora e si approfondiscono, per la sua personale maestria nel disporre con la massima varietà i raggruppamenti delle voci consegnando effetti di sonorità corale sino allora ignoti.
Nella musica polifonica sacra il G. manifesta le maggiori attitudini del suo genio, e specialmente nel Mottetto o nelle forme a questo affini; le principali raccolte del genere sono: Sacrae cantiones, vulgo Motecta appellatae, quinque vocum, tum viva voce, tum omnis generis instrumentis cantatu commodissimae, liber primus (Venezia 1565 e ristampe; Ecclesiast. Cantionum 4 vocum omnibus sanctor. solemnitat. deserv. liber primus (Venezia 1576 e ristampe); Cantionum sacrarum pars prima, 5-16 voci (Venezia 1578). In queste opere si esprime la nobiltà dello stile gabrielino, ricco e pieno nella scorrevolezza sonora delle voci, caldo e luminoso nella nettezza del disegno architettonico: la minuzia descrittiva del particolare è contenuta in linee di espressiva semplicità, mentre la disposizione policorale rivela l'arricchimento delle sfumature sonore che saranno ormai acquisite alla tavolozza musicale. Queste qualità s'approfondiscono ancora nei Psalmi Davidici, qui Poenitentiales nuncupantur, tum omms generis instrumentorum, tum ad vocis modulationem accommodati sex vocum (Venezia 1583 e ristampe), e nei Concerti di Andrea e di Gio. Gabrieli, organisti della Serenissima Signoria di Venezia; continenti musica di chiesa, madrigali ed altro per voci e stromenti, da 6 a 16 voci, primo libro et secondo (Venezia 1587), ove la fresca novità dell'ispirazione crea una geniale fusione dei timbri strumentali con quelli vocali, iniziando quello stile in cui poi eccellerà l'arte del nipote Giovanni. I Psalmi Davidici suscitarono immensa ammirazione fra i contemporanei, e Andrea G. stesso stimò quest'opera forse come il suo capolavoro, ritenendo di aver in essa conseguito quella vera e intensa espressione musicale che procede direttamente dalla forza delle parole. Egli si volse anche alla composizione della messa, forma che il genio sovrano del contemporaneo Palestrina faceva sfolgorare nella diversa atmosfera della polifonia romana; infatti nel libro di Messe (4) a 6 voci del 1572 si ravvisa talvolta una maggiore semplicità di elaborazione contrappuntistica. Temi brevi e netti aderiscono strettamente al testo con procedimenti omofoni di declamazione sillabica e con effetti di ritmi vivaci, altrove sembra invece accennarsi un ritorno alla varietà nei raggruppamenti delle voci, ma temperata in una maggiore regolarità della composizione, nelle parti non omofone spesso costituita da svolgimenti di temi non piìi tratti dal repertorio ecclesiastico, ma liberamente inventati.
La produzione polifonica profana di Andrea G. è assai copiosa; qui ricordiamo le prime edizioni delle diverse raccolte: tre libri di Madrigali a 5 voci (1566-70-89), un libro a 3 voci (1575), uno a 4 voci (1589), due libri a 6 voci (1574-80), Greghesche et Justiniane a 3 voci (1571), cori a 3-6 voci dell'Edipo re (1588). L'arte madrigalesca è volta a taluni effetti descrittivi specialmente richiesti dalla teoria estetica cinquecentesca dell'"imitazione della natura"; l'ingenuità di certe fedeli corrispondenze fra parole e musica è nascosta nei madrigali di Andrea G., da un'arte finissima che realizza nella composizione il non facile equilibrio dei varî elementi compresi fra gli estremi di una concezione edonistica e di una concezione eminentemente sentimentale. Altre composizioni si trovano, oltre che nelle opere pubblicate per cura del nipote, in varie raccolte del tempo, quali l'Harmonia celeste (1593), Symphonia angelica (1594), Musica divina (1595) di Ph. Phalesio (Anversa), e la Corona di A. Gardano (Venezia 1586), le Mascherate di A. G. ed altri (1601); le due ricordate cantate in onore di Enrico III furono pubblicate nel 1587 dal Gardano nella Gemma musicalis.
Le opere organistiche di Andrea G., pubblicate postume hanno un'importanza fondamentale nello sviluppo dell'arte strumentale cinquecentesca: i Ricercari per organo, stampati in più riprese dal 1589 al 1605 (il 2° e il 3° vol., più ricchi, nel 1595 e '96), presentano forme assai mature e organiche d'elaborazione contrappuntistica strumentale, mentre le Intonazioni d'organo (con 4 toccate) del 1593 indicano chiaramente nel titolo che la loro origine è da riportare all'uso pratico di fornire in certo modo al cantore l'atmosfera del tono in cui dovrà eseguire la composizione vocale: sono infatti brevi pezzi in cui vengono determinati i caratteri dei diversi modi ecclesiastici e che nella regolare e costante scrittura a quattro parti conservano un'estrema semplicità di andamento melodico. Ancora più significative sono le toccate per il loro più consapevole sfruttamento delle possibilità timbriche dell'organo; esse hanno inizio con una serie di accordi a lungo risonanti o con parti a carattere imitativo in larghi valori e proseguono con ampî passaggi liberi, quasi con carattere d'improvvisazione, a poco a poco percorse da ritmi sempre più rapidi. La libera successione di questi passi è costituita da gamme ascendenti e discendenti, alternate fra le due mani, per lo più svolte linearmente e accompagnate da accordi che determinano le armonie corrispondenti, con cadenze regolarmente provviste di lunghi trilli, obbligato omaggio alla pratica corrente dell'esecuzione organistica. Così concepita, la toccata manca di assoluto rigore formale, ma i due Gabrieli con essa giungono alla conquista di un "senso strumentale" perfettamente intonato alle nuove esigenze espressive.