FUSINA, Andrea (de Fuxinis, citato talvolta come "Andreinus de Cassino" o "Cusina")
Figlio di Baldassarre, nacque in località allora detta Pieve, presso Fusine in Valtellina (secondo l'accreditata ipotesi del Giovio, 1784). Non se ne conosce la data di nascita, collocabile comunque negli anni Settanta del Quattrocento. Scultore e architetto, fu attivo a Milano. Fu erroneamente identificato, fino al 1901, con lo scultore Andrea da Milano, ovvero il milanese Andrea Bregno (Sant'Ambrogio, 1901).
Il documento più antico finora conosciuto sul F. risale al 14 giugno 1486. A questa data entrò a bottega per la prima volta con un contratto che prevedeva un apprendistato di circa sei anni. Forse prima di lavorare al duomo come lapicida si trovava al cantiere della certosa di Pavia, ma non vi sono documenti al riguardo. Dall'ottobre 1495 era a Milano, come risulta da alcuni pagamenti effettuati saltuariamente dalla Fabbrica del duomo (Milano, Arch. della Veneranda Fabbrica del duomo, Liber mandatorum 1495-1499, n. 684, ff. 38r, 46v, 52v; Mazzola, 1995).
Prima opera nota del F. è la tomba del vescovo Daniele Birago e di suo fratello Francesco nella chiesa di S. Maria della Passione, che porta la data 1495 e la firma.
Commissionata dall'ospedale Maggiore, erede principale delle ingenti sostanze del vescovo, fu eseguita a partire dal 1496 e terminata nel 1501 con la collaborazione di Biagio Vairone. È la prima opera in cui il F. lavorò autonomamente. Il monumento, costituito da due arche sovrapposte con un ricco apparato decorativo, con putti e festoni, è ormai espressione di un gusto rinnovato e classicheggiante, e rivela, ancor più dell'influenza del maestro G.A. Amadeo, influssi romani e fors'anche toscani. La vicinanza stilistica e strutturale tra il monumento Birago e quello del cardinale Riario nella chiesa dei Ss. Apostoli a Roma ha infatti portato a ipotizzare un viaggio giovanile a Firenze e a Roma e un alunnato nella bottega del Bregno prima del 1495 (Longsworth, 1987, pp. 196 s.). In mancanza di documenti al riguardo, sembra tuttavia più opportuno ipotizzare la conoscenza di taccuini di disegni. Il primo ad analizzare il monumento in modo approfondito fu Elli (1906), seguito poi da Pecchiai (1920) che, con documenti rinvenuti nell'Archivio della Ca' Granda, risolve il problema della datazione (sul basamento sarebbe inciso l'anno della morte del Birago, mentre il lavoro fu effettivamente iniziato nel 1496).
Nei primi anni del Cinquecento la presenza del F. alla Fabbrica, in qualità di "magister lapicida", fu assidua, nonostante una lacuna nella documentazione tra il 1503 e il 1506.
Nel 1497 circa eseguì la statua di Giuda Maccabeo, unica opera di statuaria documentata nel duomo di Milano. Altre opere in duomo non documentate, ma quasi certamente eseguite dal F., sono la Maddalena col vaso, l'Abele e il Profeta, mentre rimangono incerte un Giosuè e un Costantino; va ricordata anche una testina (Bossaglia, in Il duomo…, 1973). Sempre nell'ambito della Fabbrica del duomo, prese parte alla progettazione della porta verso Compedo, per la quale eseguì nel 1503 un modello ligneo (Annali, 1877, pp. 124-126).
Il 19 febbr. 1506 i deputati della Fabbrica del duomo lo nominarono architetto del duomo e aiutante dell'Amadeo (Schofield - Shell - Sironi, 1989, doc. 976), posizione in cui fu affiancato da C. Solari il 2 marzo 1506. Nel 1508 si schierò con il Solari contro il progetto dell'Amadeo per la guglia centrale del duomo (ibid., doc. 1079). Il 19 ott. 1508 la Fabbrica sovvenzionò un viaggio a Roma e a Loreto (Annali, p. 143). Il 28 febbr. 1510 il F. rientrò a Milano, dove lavorò con l'Amadeo, il Gobbo e Leonardo al progetto di sostituzione degli stalli del coro del duomo, "vecchi, modesti e logori" (Schofield - Shell - Sironi, doc. 1192). In seguito si allontanò dalla Fabbrica, forse a causa di contrasti con l'Amadeo. Tra il 1512 e il 1525 non ci sono tracce della sua attività tanto che è stata ipotizzata una sua assenza da Milano, forse per un viaggio a Roma. È inoltre possibile che in questo arco di tempo sia stato impegnato nella progettazione dei sepolcri di Bassiano da Ponte e Orsola Spini nella cattedrale di Lodi, opera ideata dal F., ma materialmente eseguita dalla bottega.
Ultima opera nota del F. è il monumento del vescovo Battista Bagarotti a S. Maria della Pace (poi a Brera e ora al Museo d'arte antica del Castello Sforzesco), realizzato intorno al 1516, la cui attribuzione, pur in mancanza di documentazione, è avvalorata da raffronti stilistici. L'opera, espressione della evoluzione della tipologia del monumento funebre, è costituita da due arche sovrapposte; sopra l'arca superiore è distesa la figura del Bagarotti, in abito vescovile. Un unico indizio documentario è segnalato in Mazzola (1995): l'8 genn. 1517 il Bagarotti chiese alla Fabbrica del duomo una lastra di marmo per il sepolcro che si stava terminando nella chiesa di S. Maria della Pace (Milano, Arch. della Reverenda Fabbrica del duomo, Ordinazioni Capitolari, VI, f. 221r, 8 genn. 1517).
Il F. tornò in duomo nel luglio 1525, quando fu rieletto architetto della Fabbrica.
Morì a Milano il 13 genn. 1526.
Il F. è ritenuto uno dei massimi interpreti della fase di trasformazione della tradizione scultorea lombarda. Molte sono le opere che, nel corso dei secoli, gli sono state attribuite erroneamente (ad esempio i rilievi della cappella della Madonna dell'albero nel duomo di Milano). Il Lomazzo (1584) per la prima volta cita il suo nome in una lista di "valenti scultori". L'Albuzio (1776 c.) lo ricorda come interprete del "Rinascimento lombardo" con Marco d'Agrate, C. Solari, il Bambaia (A. Busti). Sia Sant'Ambrogio (1901) che Malaguzzi Valeri (1905) vedevano caratteristiche dell'arte toscana nel suo lavoro. Nicodemi (1938) loda il F. e il Bambaia, esaltandone le qualità di interpreti del gusto della scultura lombarda nel Rinascimento, soprattutto per la caratteristica effusione delle decorazioni e il movimento dei personaggi. La Romanini (in Il duomo…, 1973) inquadra la personalità del F. in un contesto di profondo rinnovamento della tradizione, legato a un aggiornamento sui fatti romani contemporanei, opinione con cui concorda M.T. Fiorio (Diz. della Chiesa ambrosiana, pp. 3276-3278)
Fonti e Bibl.: G.P. Lomazzo, Trattato dell'arte della pittura scoltura et architettura (1584), in Scritti sulle arti, a cura di R.P. Ciardi, Firenze 1973-75, II, p. 534 e n. 8; A.F. Albuzio, Le "Memorie" per servire alla storia de' pittori, scultori e architetti milanesi (1776 circa), a cura di G. Nicodemi, in L'Arte, LI (1948-51), p. 2; G.B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi antichi e moderni, nelle arti e nelle lettere illustri, Modena 1784, p. 140; G. Franchetti, Storia e descrizione del duomo di Milano, Milano 1821, pp. 23 s., 105 s., 143 s.; J. Burckhardt, Der Cicerone (1855), Firenze 1952, p. 264; G.L. Calvi, Notizie sulla vita e sulle opere dei principali architetti, scultori e pittori…, II, Milano 1865, pp. 167 s.; Annali della Fabbrica del duomo di Milano dall'origine fino al presente, III, Milano 1877, ad Indicem e App., III, p. 236; L. Malvezzi, Le glorie dell'arte lombarda, Milano 1882, pp. 128, 170; C. Boito, Ilduomo di Milano, Milano 1889, pp. 233-235, 244, 249; V. Forcella, Iscrizioni nelle chiese e negli altri edifici di Milano dal secolo VII ai giorni nostri, I, Milano 1889, pp. 193, 295; G. Merzario, I maestri comacini, Milano 1893, pp. 425, 444, 457, 522; D. Sant'Ambrogio, Nel Museo di Porta Giovia. L'arca del vescovo Bagaroto del 1519, in Il Monitore tecnico, VII (1901), pp. 163-165; Id., Il grandioso sepolcro dei Da Ponte nella cattedrale di Lodi, in Arch. stor. per la città e i comuni del circondario di Lodi, XII (1903), pp. 33-40; F. Malaguzzi Valeri, Note sulla scultura lombarda del Rinascimento. Il F. e il Caradosso, in Rass. d'arte, V (1905), pp. 169-173; C. Elli, La chiesa di S. Maria della passione in Milano, Milano 1906, pp. 59-64; U. Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 148, 150 s., 172, 178; G. Clausse, Les Sforzas et les arts en Milanais (1450-1530), Parigi 1909, pp. 348, 450 s., 485; P. Pecchiai, Le due tombe Biraghi, in Arch. stor. lombardo, XLVII (1920), pp. 344-346; S. Vigezzi, La scultura lombarda nel Cinquecento, Milano 1929, III, pp. 7, 9, 13, 47, 51; A. Pettorelli, Il monumento del vescovo Bagarotti, in Boll. stor. piacentino, XXVIII (1933), 3, pp. 97-101; A. Venturi, Storia dell'arte italiana. La scultura del Cinquecento, X, 1, Milano 1935, pp. 674, 679, 681, 684, 687 s.; Id., Storia dell'arte italiana. L'architettura del Cinquecento, XI, 1, Milano 1938, pp. 699-706; G. Nicodemi, Il duomo di Milano, Torino 1938, pp. 23-27, 30-32; G.C. Bascapè - P. Mezzanotte, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 179 s., 204, 206, 352, 798, 1023 s.; Luca Beltrami e il duomo di Milano, a cura di A. Cassi Ramelli, Milano 1964, pp. 102, 259-261, 325-328; C. Baroni, Documenti per la storia dell'architettura a Milano nel Rinascimento e nel Barocco, II, Roma 1968, pp. 58-60; Il duomo di Milano, Milano 1973, ad Indicem; R. Bossaglia, Rilettura del Vasari a proposito degli scultori del duomo di Milano e della certosa di Pavia, in Atti del Congresso internaz. nel IV centenario della morte (1974), Firenze 1976, pp. 797-803; Omaggio a Tiziano. La cultura artistica milanese nell'età di Carlo V (catal.), Milano 1977, pp. 45-54, 122-131; E. Brivio, Il Museo del duomo di Milano, Milano 1979, pp. 30-33; M.A. Zilocchi, La scultura e l'arredo, in S. Maria della Passione e il Conservatorio Giuseppe Verdi, Milano 1981, pp. 170 s.; Le chiese di Milano, a cura di M.T. Fiorio, Milano 1985, pp. 36, 121, 202, 206; E. Longsworth, The Renaissance tomb in Milan, Ph. D. dissertation, Boston University, 1987, pp. 179-206; E. Brivio, Guida del duomo di Milano, Milano 1989, pp. 115, 200, 204; Giovanni Antonio Amadeo. I documenti, a cura di R. Schofield - J. Shell - G. Sironi, Como 1989, ad Indicem; G. Agosti, Bambaia e il classicismo lombardo, Torino 1990, ad Indicem; M.T. Fiorio, Bambaia. Catalogo completo delle opere, Firenze 1990, p. 10; P. Mazzola, A. F. scultore e architetto (1474 circa-1526), tesi di laurea, facoltà di lettere e filosofia, Università cattolica del Sacro Cuore, Milano, a.a. 1995-96; J. Shell, Pittori in bottega. Milano nel Rinascimento, Torino 1995, ad Indicem; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 606 s.; Enc. Ital., XVI, p. 210; Diz. della Chiesa ambrosiana, Milano 1987-93, V, ad Indicem.