FELTRINI, Andrea (Andrea di Cosimo, Andrea del Fornaio)
Nacque a Firenze il 12 marzo 1477 (Milanesi, in Vasari [1568], 1880, p. 204 n. 1), figlio di Giovanni di Lorenzo, che abitava in via S. Barnaba, oggi via Guelfa, "nel tratto fra via S. Zanobi e via Nazionale" (L Illustratore fiorentino, 1910, p. 74).
Come avverte Vasari ([1568], 1880, pp. 204, 206), l'appellativo Andrea di Cosimo gli venne dal nome di Cosimo Rosselli, suo maestro "per le figure", mentre il cognome gli derivò probabilmente dal pittore Morto da Feltre, che nel 1505 soggiornò a Firenze presso lo stesso F., insegnandogli lo stile della pittura delle grottesche; altri documenti chiamano il F. "Andrea di Giovanni del Fornaio" o "del Fornaio" (Thiem-Thiem, 1961, pp. 30, 32 nn. 2, 6 s., 10).
Il F. sposò in prime nozze Caterina, figlia di Zanobi di lacopo Brunacci, vasaio; dopo la morte della moglie (era ancora viva nel 1533), prese per sposa Maddalena, sorella di Iacopo Sansovino, che troviamo nominata nei documenti a partire dal 1537 (Milanesi, in Vasari, 1880, p.208 n. 1).
Il figlio Tommaso seguì le orme del padre; non si conosce tuttavia alcuna sua opera (Colnaghi, 1986, p. 98), sebbene sia documentato come pittore attivo tra il 1546 e il 1582.
La fonte principale per ricostruire l'attività del F. è il Vasari, che lo segnala come ornatista specialista nelle grottesche, "delle quali era egli eccellente, e dell'imprese di casa Medici" (Vasari, [1568], 1881, p. 248). Per questa peculiare competenza il biografo aretino lo ricorda come suo collaboratore in lavori di decorazione ornamentale predisposti per alcune importanti cerimonie medicee della fine dagli anni Quaranta del XVI secolo e, scrivendo di fatti avvenuti nel corso del secondo decennio, lo segnala come collaboratore di pittori quali Ridolfo Ghirlandaio, Andrea del Sarto, Pontormo e Franciabigio (cfr. ThiemThiem, 1961, pp. 5, 33 s., nn. 20, 20a), ma anche, occasionalmente, di Pietro Perugino, che lo chiamò a decorare, "a grottesche piccole colorite", la predella della perduta Pietà da lui dipinta per l'altare dei Serristori in S. Croce (Vasari, [1568], 1880, p. 206).
Il primo lavoro documentato del F. a Firenze, del 1510 (Milanesi, in Vasari, 18 80, p. 207 n. 2), è la perduta decorazione a graffito della facciata della chiesa dell'Annunziata. Tre anni dopo, nello stesso luogo, nel portico, indorò e ornò con grottesche l'insegna di papa Leone X, su commissione dei serviti officianti la chiesa in occasione dell'elezione al soglio pontificio, avvenuta l'11 marzo 1513, di Giovanni de' Medici.
Lo stemma araldico in pietra, tuttora in luogo, venne affiancato dai celebri affreschi, raffiguranti le allegorie di Fede e Carità, che sancirono l'esordio fiorentino del Pontormo. Dell'opera complessiva il F. eseguì un disegno preparatorio (Parigi, Louvre), nel quale l'impresa dei Medici è affiancata da due putti, che, realizzati anch'essi dal Pontormo seguendo attentamente le indicazioni del compagno, suscitarono la divertita ammirazione di F. Bocchi (Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1591, p. 204) per le espressioni dei loro visi.
Nel 1514 lavorò in palazzo Vecchio nella cappella di S. Bernardino (anche detta dei Priori), costruita nel 1511 su progetto dell'architetto Baccio d'Agnolo.
La decorazione fu voluta da Lorenzo de' Medici, nipote del Magnifico, che affidò l'incarico al Ghirlandaio, il quale, a sua volta, appaltò al F. la parte riguardante le grottesche; nel novembre del 1516 il loro lavoro venne stimato 110 fiorini d'oro da fra' Bartolomeo della Porta e da Giovanni Cianfanini (Milanesi, in Vasari, 1880, p. 208 n. 2; Thiem-Thiem, 1961, pp. 8-12).
Sempre accanto a Ridolfo, che eseguì le pitture del soffitto a cassettoni, il F. nel 1517 fu impegnato nella decorazione a grottesche della cappella della villa Salviati che si trova a San Domenico, sulla strada per Fiesole (Thiem-Thiem, 1961, pp. 20-26). Al 1515 risale invece uno degli incarichi più importanti assegnati dai Medici ai due artisti: in occasione della visita di papa Leone X alla sua città natale nel novembre del 1515, venne messa a nuovo in S. Maria Novella la cappella del papa. Sotto la probabile direzione di Baccio d'Agnolo (Ciseri, 1990, p. 133) i Pittori si divisero i compiti: il F. si occupò delle grottesche e il Ghirlandaio, affiancato dal Pontormo, autore della celebre Veronica, delle pitture. Per questo loro lavoro il Ghirlandaio e il F. ricevettero tre pagamenti nel corso del 1515 (ibid., pp. 257, 260, 267). In occasione dei medesimi festeggiamenti leonini il F., ricorda Vasari (1568, V, p.208), realizzò il baldacchino papale e fece "molti belli ornamenti di grottesche per Iacopo Sansovino", suo futuro cognato, impegnato nell'allestimento della facciata effimera di S. Maria Novella.
Alla visita di papa Medici è legata anche la decorazione a graffito della facciata di palazzo Lanfredini, come attesta l'iscrizione "viva Papa Leo" (Ciseri, 1990, p. 134), alla quale il F. attese nel corso del 1515. Caratteristico dei palazzi fiorentini del XV e del XVI secolo, il graffito fu sovente impiegato dal Feltrini. Un altro esempio superstite di tale tecnica, tra quelli che gli attribuisce Vasari (1568, p. 207), è quello di palazzo Sertini, in via dei Corsi, databile alla seconda metà del secondo decennio del sec. XV. Il biografo aretino non cita invece la decorazione del cortile di palazzo Bartolini-Salimbeni in piazza S. Trinita, lavoro del 1520 che è sicuramente attribuibile al F., anche perché frutto della collaborazione con Baccio d'Agnolo.
La decorazione ornamentale era anche usata nei cosiddetti apparati, con i quali si celebravano solennemente i principali avvenimenti della città. Nulla del F. è rimasto di quest'arte effimera, come scomparsa e la produzione di broccati, di tondi con insegne nobiliari e di tutti quegli oggetti che venivano commissionati alla sua bottega in occasione di matrimoni (Vasari, 1568, p. 209). Tuttavia Vasari (p. 208) ricorda le decorazioni a grottesche che il F. eseguì per i Medici in occasione delle nozze e dei funerali dei duchi Giuliano, sposatosi nel 1515 e morto nel 1516, e Lorenzo, deceduto nel 1519, anche lui un anno dopo il matrimonio. Il biografo aretino menziona anche gli apparati da lui stesso eseguiti in collaborazione col F.: nella primavera del 1536 quello per l'arrivo dell'imperatore Carlo V a Firenze, il 20 maggio dello stesso anno quello per l'ingresso di Margherita d'Austria, giunta a Firenze per le nozze con Alessandro de' Medici e, nel 1539, quello per le nozze di Cosimo I con Eleonora de Toledo (Vasari, 1568, V, pp. 209 s.).
Il F. mori il 12 maggio 1548 (Milanesi, in Vasari, 1880, V, p. 210 n. 3), presumibilmente a Firenze.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite [1568], a cura di G. Milanesi, V, Firenze 1880, pp. 204, 206-210; VI, ibid. 1881, p.248 (cfr. anche IX, ad Indicem);L. Gemlin, Die Sgraffiti des Palazzo Corsi in Florenz, in Zeitschrift für bildende Kunst, XVI (1881), p. 369;L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze, Firenze 1885, I-II, ad Indicem; Ch. Thiem-G. Thiem, A. di Cosimo F. und die Groteskendekoration der Florentiner Hochrenaissance, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, XXIV (1961), pp. 1-39;Id.-Id., Toskanische Fassaden Dekoration in Sgraffito und Fresko, 14. bis 17. Jahrhundert, München 1964, pp. 32 s., figg., 78-109; I. Ciseri, L'ingresso trionfale di Leone X in Firenze nel 1515, Firenze 1990, ad Indicem;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., XI, pp. 379 s.;D. Colnaghi, Dict. of Florentine painters..., Firenze 1986, pp. 98s. (anche per Tommaso).