FALCONIERI (Falconiero), Andrea
Nato a Napoli nel 1585, fin da giovane fu indirizzato allo studio del liuto e del chitarrone; con molta probabilità fu allievo di Jean de Macque a Napoli e successivamente di Santino Garsi, virtuoso di liuto, a Parma, sotto la protezione del duca Ranuccio I Farnese. Secondo quanto riportato dal Gasperini, il F. fin dal 1604 era al servizio della corte di Parma forse quale successore dello stesso Garsi già deceduto in quella data; tuttavia solo a partire dal dicembre 1610 egli risulta regolarmente stipendiato.
Nel 1614, dopo aver riscosso il salario di novembre, si allontanò all'improvviso da quella città, senza lasciare tracce di sé; di questo subitaneo trasferimento non si conoscono con esattezza le motivazioni: di certo esso si configura come una vera e propria fuga, che diede inizio ad un tipo di esistenza errabonda. Lasciata Parma e il suo primo protettore, il F. si diresse a Mantova, dove lavorò temporaneamente; prova dei rapporti che erano intercorsi tra il F. e la corte mantovana è una lettera risalente al 12 dic. 1615, spedita da Firenze e indirizzata al duca di Mantova, in cui il F. annuncia di aver composto alcune musiche per lo stesso duca.
Il compositore si era dunque nel frattempo trasferito a Firenze, città in cui soggiornò probabilmente tra il 1615 e il 1619. Nel 1616 il F. pubblicò a Roma Il primo libro di villanelle, che dedicò al cardinale de' Medici, quale "primo parto del mio debole ingegno". Secondo le lacunose e frammentarie notizie biografiche riguardanti il F., tra il 1620 e il 1621 egli fu a Modena, dove ebbe soprattutto occasione di mettere a frutto il suo talento di suonatore di chitarrone e di chitarriglia alla spagnola, specie per accompagnare composizioni burlesche. Poco prima del 24 luglio 1621 il F. partì anche da questa città per recarsi in Spagna.
Dopo essere stato attivo per un imprecisato periodo di tempo in Spagna e in Francia, il F. fece ritorno in Italia; si ha notizia della sua partecipazione, insieme col sopranista e compositore Loreto Vittori, ai festeggiamenti del 1628 per le nozze di Margherita de' Medici e Odoardo Farnese, duca di Parma. Con ogni certezza il 20 apr. 1629 il F. era nuovamente a Panna attivo come suonatore di chitarrone. Di recente è stata fatta luce a proposito del suo soggiorno a Genova, che secondo R. Pico (1642: cfr. New Grove) sarebbe successivo al 1635. La sua presenza in quella città, invece, può essere attestata a partire già dal 1632, e pare si sia protratta fino al 1637 circa. A Genova egli svolse soprattutto un'attività didattica, che si concentrò intorno a S. Brigida, uno dei più prestigiosi collegi religiosi della città. L'assiduità del F. e di alcuni suoi colleghi in questo ed in altri conventi genovesi, unitamente alla sollecitudine delle religiose nell'accogliere i musicisti, diede adito a tutto un vociferare che sfociò in una serie di denunce anonime e in alcuni moniti del vescovo.
Nel 1639 ritornò a Napoli in qualità di liutista nella cappella reale; dopo la morte di G. M. Trabaci, che era il maestro di cappella, avvenuta il 31 dic. 1647, il F. gli succedette, assumendo l'incarico il 15 genn. 1648. Continuò a prestare servizio come maestro di cappella a Napoli fino alla morte, che sopraggiunse per peste il 29 luglio del 1656.
Molte delle composizioni vocali del F., che rappresentano la parte più cospicua della sua produzione, hanno suscitato interesse negli editori moderni che hanno curato la ristampa delle villanelle e di altre composizioni. La presenza della musica del F. in molte celebri raccolte, quali La flora a cura di K. Jeppesen, o i volumi delle Arie antiche di A. Parisotti, è dovuta al fascino e alla freschezza di queste melodie, che conservano una loro particolare qualità pittorica e una grande agilità nell'assecondare le mutevoli espressioni del testo poetico.
Il libro primo di villanelle a 1.2. et 3 voci. Con l'alfabeto per la chitarra spagnola (Roma, G. B. Robletti, 1616) si colloca nell'ultima fase di sviluppo di questa forma vocale fiorita parallelamente al madrigale; nelle villanelle del F. permane il tipico carattere popolaresco e danzante, a cui l'autore sovrappone però il suo tratto di raffinato melodista, non esente da "madrigalismi" in funzione espressiva che impreziosiscono la serenità melodica di talune composizioni. Alla musica strumentale è stato riservato a torto un trattamento diverso; nonostante alcune opere, come ad esempio Le sonate a tre (Venezia 1650), siano andate perdute, è proprio in ambito strumentale che si evidenziano meglio alcuni aspetti innovativi dell'opera del Falconieri. Di estremo interesse appare infatti Ilprimo libro di canzone, sinfonie, fantasie, capricci, brandi, correnti, gagliarde, alemane, volte per violini e viole overo altro strumento con il basso continuo (Napoli, P. Paolini-G. Ricci, 1650), che contiene numerosi brani di forma differente, e che può essere considerato come una vera e propria summa della produzione strumentale del tempo, specchio fedele delle evoluzioni in atto.
Nell'opera del F. confluiscono elementi eterogenei, tra cui assume particolare importanza la sua esperienza come strumentista e come esperto conoscitore della letteratura liutistica. Non meno importanti le forme di danza e il descrittivismo di alcune composizioni esemplificato in alcuni titoli, La ennamorada, La desiderata, L'infante Arcibizzarra; il F. anticipa inoltre la sonata a tre rendendosi dunque partecipe di quel processo di evoluzione in cui nella struttura contrappuntistica si vanno consolidando l'omofonia e il basso continuo, e la musica strumentale va acquistando una sempre maggiore indipendenza dalle forme vocali.
Oltre alle composizioni già citate del F. si ricordano: Primo libro di madrigali a 5 e 10 voci (Venetia, B. Magni, 1619, perduta); Ilquinto libro delle musiche a una, due, e tre voci (Firenze, Z. Pignoni, 1619); Sacrae modulationes a 5 6 voci (Venezia 1619); Musiche a una, due, e tre voci libro sexto, con l'alfabeto della chitarra spagnola (ibid., B. Magni, 1619).
Opere varie contenute in raccolte: A. Parisotti, Arie antiche, II-III, Milano 1885; Id., Piccolo album di musica antica, ibid. 1893, L. Torchi, L'arte musicale in Italia, VII, ibid. 1907; Id., Eleganti canzoni ed arie del secolo XVII, ibid. s.d.; G. Benvenuti, Diciassette arie, ibid. 1922; K. Jeppesen, La flora, Copenhagen 1949.
Fonti e Bibl.: L. F. Valdrighi, Cappelle, concerti e musiche di casa d'Este, in Atti e mem. delle R. Deput. di storia patria per le provv. modenesi e parmensi, s. 3, II (1884), 2, pp. 480, 483; L. Torchi, Canzoni ed arie ital. ad una voce nel sec. XVII, in Rivista music. ital., I (1894), pp. 631 s.; G. Gasperini, Noterelle su due celebri liutisti al servizio della casa Farnese, in Arch stor. per le provv. parmensi, n.s., XXII bis (1922), pp. 460-464; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nel sec. XVII, in Note d'archivio, IX (1932), 1, pp. 220 s.; R. Giazotto, La musica a Genova, Genova 1951, pp. 139, 161, 171 ss., 178 s.; N. Fortune, Italian secular monody from 1600 to 1635, in The Musical Quarterly, XXXIX (1953), 2, pp. 171, 191; U. Prota Giurleo, G. M. Trabaci e gli organisti della real cappella di palazzo di Napoli, in L'Organo, I (1960), 2, p. 189; A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII, Bologna 1969, pp. 94 s.; L. Torchi, La musica instrumentale in Italia nei secoli XVI, XVII, XVIII, Bologna 1969, pp. 9, 51-57, 68; Bibliografia della musica italiana vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, I, Pomezia 1977, pp. 595 ss.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 516; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, III, coll. 1739-43; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 368 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 694.