DOTTI, Andrea (Andrea da Borgo Sansepolcro, Andrea Omodei, Andrea "de heremo")
Nacque intorno alla metà del sec. XIII a Borgo Sansepolcro (oggi Sansepolcro, Arezzo).
Solo a grandi linee si può ricostruire la vita del D., il cui nome compare nei cataloghi dei beati dell'Ordine dei servi a partire dalla seconda metà del sec. XV e la cui prima e più ampia biografia è ancora più tarda, redatta come fu dal Poccianti nel suo Chronicon del 1567. Pur essendo certo che il Poccianti e i suoi epigoni si sono rifatti a tradizioni e documenti ben più antichi, e per noi in gran parte perduti, risulta difficile talora discernere le notizie storiche dai topoi agiografici e i dati relativi al beato da quelli riguardanti altri serviti contemporanei che assunsero anch'essi il nome di Andrea da Borgo. Sicuramente il D. è diverso dal contemporaneo fra' Andrea "Balducci", che fu priore generale dell'Ordine; né è certo che possa identificarsi con un fra' Andrea "Omodei" (cfr., pro, Uffici e Messe proprie dei santi e beati OSM, p. 198; ma, contra, ibid., pp. 203 s.). La stessa attribuzione del beato alla nobile famiglia sansepolcrese dei Dotti, coi cui cognome appare in tutta la bibliografia più recente, risale solo al tardo sec. XVIII (cfr. C. Orlandi, Delle città d'Italia, IV, Perugia 1775, p. 199) ed è verosimilmente da leggersi all'interno di quella tendenza tutta settecentesca di attribuire a contemporanee famiglie di riguardo parentele con antichi conterranei illustri; peraltro, anche il nome con cui il D. ci è noto non è quello di battesimo, ma quello che egli assunse nell'atto di entrare in religione.
Sembra certo che nel D. sorgesse irrefrenabile la vocazione religiosa nel corso di una predica che Filippo Benizi, priore generale dei servi, tenne a Borgo Sansepolcro in occasione del capitolo generale dell'Ordine celebratovi nel 1278: abbandonata la famiglia ed i beni, il D. entrò tra i servi e vi assunse il nome di Andrea per ricordare che anch'egli, come l'apostolo, aveva lasciato improvvisamente tutto per seguire la massima evangelica ("Chi non rinuncia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo": Luca, 14,33) da cui aveva tratto spunto il Benizi nel suo sermone.
Il D. visse santamente gran parte della sua vita nel convento dei servi di Borgo Sansepolcro: qui, predicando nel 1283, convertì un Bartolomeo che, entrato in religione, fu poi anch'egli ascritto tra i beati dell'Ordine (Poccianti, p. 54). Talora si assentava dalla città natale per passare dei periodi di ritiro presso gli eremiti della vicina Cella Barrucola o Vallucola, sull'Appennino. Nel 1294 il vescovo di Castello, traendo motivo dalla rilassatezza della disciplina dei sette frati dell'eremo, impose loro di sottomettersi all'obbedienza del priore di Borgo Sansepolcro entrando nell'Ordine dei servi: allora il priore di quel romitorio, fra' Graziano, fece atto di rinuncia al proprio ufficio nominando nel contempo il D. suo procuratore (30 genn. 1295). A probabile che da allora in poi il D. governasse Cella Barrucola come vicario del priore di Borgo Sansepolcro, pur continuando ad esercitare il diritto di voto, in qualità di padre capitolare, nel suo convento, in un cui atto del 25 ag. 1304 compare, assente, come "frater Andreas de heremo".
Secondo la tradizione il D. morì, consunto dagli anni e dalle penitenze, all'alba del 31 ag. 1315, mentre pregava nei pressi del romitorio.
I frati della Barrucola, che lo trovarono ancora inginocchiato in atto di orante, si apprestarono a seppellire il D. nel loro oratorio, ma il popolo di Borgo, accorso in gran nurbero, pretese che il concittadino, da tempo in fama di santità, riposasse nella città natale: il corpo del D. fu quindi portato dai suoi confratelli in processione solenne nella chiesa dei servi di Borgo Sansepolcro, dove il giorno seguente fu solennemente tumulato al di sopra di un altare. Numerosi infermi sarebbero guariti per intercessione del D. fin dalla sua deposizione nella chiesa: da allora cominciò il suo culto, che la congregazione dei Riti riconobbe "ab immemorabili" il 29 nov. 1906.
Il Poccianti (p. 54) attribuisce ai meriti e alla predicazione del D. l'acquisizione, da parte dell'Ordine dei servi, di alcuni conventi, tra cui quelli di Asti e di Alessandria; ma non è improbabile che in questo caso lo storico servita abbia confuso il D. con il priore generale fra' Andrea "Balducci" di Borgo Sansepolcro.
Fonti e Bibl.: Sulla complessa questione dell'identità del D. e, conseguentemente, della sua biografia, cfr. gli Uffici e Messe proprie dei santi e beati OSM, a cura di A.M. Dal Pino, in Studi storici dell'Ordine dei servi di Maria, XV (1965), pp. 197-204, con indicazioni esaustive sulle fonti e sulla bibliografia (passim e, in particolare, pp. 203 s.). Cfr. inoltre: A.M. Dal Pino, I frati servi di s. Maria dalle origini all'approvazione, II, Documentazione, Lovanio 1972, pp. 447 s., 451 s., 608 s.; P. Attavanti, Dialogus de origine Ordinis servorum ad Petrum Cosmae (1465 ca.), in Monumenta Ordinis servorum S. Mariae, XI (1910), pp. 104-105; R. Maffei, De viris illustribus Ordinis servorum B.M. V., 1557, ff. 2v-3v (il D. vi è confuso con Andrea "Balducci"); M. Poccianti, Chronicon rerum totius sacri Ordinis Servorum Beatae Mariae Virginis, [Florentiae 1567], pp. 54, 62 s., 115-118; A. Giani, Annales Ordinis servorum Mariae, I Lucae 1719, pp. 123, 130, 230 ss., 457; C. Battini: Memorie intorno alla vita del b. A. D. ..., Firenze 1807; Bibliotheca sanctorum, IV, col. 832 s.; Enc. catt., IV, col. 1899 (cfr. Studi storici d. Ord. d. servi di Maria, V [1953], p. 310).