ANDREA di Guido da Fiesole
Confuso talvolta con Andrea di Piero Ferrucci da Fiesole e, fino al 1398, con Andrea di Guido da Firenze di cui lo Gnudi, togliendo dal catalogo di A. molte opere precedentemente attribuitegli, ha messo in luce l'insospettata esistenza, fu scultore e architetto operante in Bologna probabilmente dopo il 1410 e fino al 1427, anno della sua morte. Non è possibile stabilire se lavorasse anche altrove; i documenti attestano che si trovava a Bologna nel 1418, 1419, 1420, 1421, 1424, che nel 1419 Si recò a Varignana per sollecitare l'invio di pietrame, che nel 1421 testimoniò di conoscere Giacomo di Beltrame di Milano e infine che possedeva case in Bologna, poiché l'11 luglio 1428, dopo la sua morte, i Fabbricieri di S. Petronio, per estinguere un debito che egli aveva contratto con loro, vendettero una "de quelle che sono de maestro Andrea da Fiexoli". Lavorò a più riprese in S. Petronio, forse come costruttore, ma la sua opera non è riconoscibile; nel 1412-13 costruì la cappella di S. Domenico nella chiesa omonana, di cui restano solo due finestre lunghe a sesto acuto; nel 1416 era impegnato nella costruzione del Palazzo dei notai. L'unica opera certa, firmata "opus, Andreae de Fesulis" e datata 1412, è il sepolcro di Bartolomeo da Saliceto, un tempo nel chiostro della chiesa di S. Domenico e ora conservato nel Museo civico di Bologna; rappresenta il defunto (la statua ci è giunta acefala), lettore di diritto presso l'università, fra i suoi scolari, secondo un modello iconografico che aveva a Bologna precedenti insigni: la tomba di Giovanni d'Andrea Calderini, opera tipicamente emiliana della metà del sec. XIV circa (Bologna, Museo Civico), quella di Giovanni di Legnano (sempre nel Museo Civico) di Pier Paolo delle Masegne, della fine del secolo, e quella di Carlo, Roberto e Riccardo Saliceto (1403, Museo civico), la più notevole opera a Bologna di diretta derivazione masegnesca. Lo Gnudi, confrontando la tomba di A. con le tre precedenti, nota che A., pur prendendo di peso motivi e fisionomie da quei modelli, rivela in alcune parti la sua educazione tipicamente toscana; lo considera a Firenze fin verso la fine del primo decennio del sec. XV. Questa educazione, però, non doveva essere stata così profonda tanto che, a contatto con il gotico veneto-enúliano, A. si sviluppò poi in senso più gotico e nordico che toscano e rinascimentale. I segni di una involuzione in questo senso, evidenti nella lastra tombale di Bernardino Zambeccari (Bologna, Museo civico, 1424), permettono allo Gnudi l'attribuzione di quest'opera ad Andrea da Fiesolo.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. di S. Petronio, Libri entrate espese,14 marzo 1419, e Libro d'atti civili, 1420-26,c.10; Pitture... della città di Bologna, Bologna 1782, pp. 66, 215, 486; G. Bianconi, Guidad el forestiero, Bologna 1820, pp. 97, 218, 491; S. Ticozzi, Dizionario degli Architetti, I, Milano 1830, p. 52; F. Malaguzzi-Valeri, L'architettura a Bologna nel Rinascimento, Rocca S. Casciano 1899, V. 38 nota 1; A. Venturi, La scultura veneta a Bologna, in L'Arte, VIII (1905), pp. 35, 128; Id. Storia dell'Arte italiana, IV, Milano 1906, p. 855; A. Rubbiani, Il Palazzo dei Notari, in Edilizia Moderna, ott. 1906, p. 5; J. B. Supino, A. da Fiesole in Bologna, in Rivista d'Arte, VII (1909), p. 228; Id., La scultura in Bologna nel secolo XV, Bologna 1910, pp. 9 ss., docc. 1-6; Id., L'arte nelle chiese di Bologna..., Bologna 1932, pp. 11, 200, 268, 277, 343, 346; E. Rigoni, Notizie di scultori toscani a Padova nella Prima metà del Quattrocento, in L'Arch. veneto, s. 5, VI (1929), p. 120; S. Bettini, Un'opera sconosciuta di A da Fiesole, in L'Arte, XXXIV (1931), pp. 506-512; Id., Bartolomeo Bellano, "ineptus artifex"? in Riv. d'Arte, XIII (1931), pp. 46, 47; G. Gnudi, Intorno ad A. da Fiesole, in La Critica d'Arte, III (1938), pp. 23-29; U. Thieme-F. Becker, Allgem.Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 456(con alcuni dati bibl. errati, riferentisi ad A. di Piero Ferrucci da Fiesole).