ANDREA di Giovanni
Il nome di A. di Giovanni è ricordato nel 1378, insieme con quelli di Francesco di Antonio e di Cola di Petrucciolo, come aiuto nella decorazione della tribuna del duomo di Orvieto eseguita fra il 1370 e il 1380 da Ugolino di Prete Ilario, caposcuola del gruppo di pittori che vennero da Siena a Orvieto, chiamati dal Maitani e da altri artisti senesi. Se può quindi considerarsi appartenente alla scuola senese, è tuttavia da tener presente che nei documenti A. di Giovanni è detto "pictor de Urbe Veteri" e "civis Urbsveteranus".
In particolare, A., Francesco di Antonio e Cola di Petrucciolo eseguirono, nel duomo orvietano, un finto coro in cui erano raffigurati anche i canonici seduti, e che è in parte tuttora visibile dietro gli stalli in legno eseguiti più tardi. E' inoltre attribuibile quasi con certezza ad A. un affresco nella chiesa della Madonna delle Grazie a Magione (Perugia), datato 1371.
Nel 1402 dipinse per la chiesa di S. Egidio a Cometo una Maestà su tavola, ora perduta, della quale abbiamo notizia da una lettera inviata durante quell'anno dal Comune di Cometo a quello di Orvieto. Da un documento di pagamento del 1404 risulta che A. eseguì, per il capitolo del duomo di Orvieto, alcune indulgenze con immagini della Madonna (per i due documenti, ved. L. Fumi).
Una tela - molto probabilmente uno stendardo - nella chiesa di S. Ludovico ad Orvieto, che rappresenta gli Innocenti con la palma del martirio e, al di sopra, in una mandorla, Cristo fanciullo, fu,come dice l'iscrizione, dipinta da A. ma ideata da altri: "CXLIIII milia sanctorum Innocentium - Ser Lutius Ser Berardini hoc opus mente fingsit - Andreas Iohannis storiofrus arte pinsit. MCCCCX".
Nel 1411 Buonconte Monaldeschi incaricò A. di affrescare con le Storie dei Magi e l'Incoronazione della Vergine la propria cappella nel duomo, che andò poi distrutta. Nell'aprile del 1412 A. decorò con la figura della Madonna in Maestà la lunetta della Porta di Canonica, sul lato sinistro del duomo.
Negli, anni seguenti ebbe ancora incarichi minori fino al 1417, quando si accinse con Bartolomeo di Pietro al restauro dei mosaici della facciata del duomo e andò a Siena per procurarsi il vetro e l'oro. Nel 1424 è ancora ricordato in quest'attività.
Dal van Marle gli è stata attribuita una tavola con la Madonna e il Bambino, conservata a Providence, Rhode Island, nella scuola di disegno. L'artista è un continuatore dello stile senese in terra orvietana, pittore garbato in cui i modi dei Lorenzetti e di Duccio si combinano con la forza plastica dell'Orcagna, giungendo, in talune opere, come la Maestà della lunetta o gli Innocenti, ad una notevole espressività, che non nasconde, tuttavia, evidenti ingenuità tecniche.
Bibl.: L. Fumi, Il duomo di Orvieto ed i suoi restauri, Roma 1891, pp. 108, 140,:141, 275, 293, 366, 367, 399, 392, 443, 447; P. Perali, Orvieto, Note storiche di topogr. Note storiche d'arte dalle ongini al 1800, Orvieto 1919, pp. 104, 105, 108; R. van Marle, A youthful work of A. di Giovanni, in Art in America,IX(1921), pp. 102-107; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, p. 25; R. van Marle, La scuola pittorica orvietana del '300, in Bollett. d'Arte, n. s., III (1923-24), pp. 306, 310, 322, 329, 330, 331, 332; P. Cellini, Appunti orvietani per Andrea e Nino Pisano, in Rivista d'Arte, XV (1933), pp. 5, 10; P. Toesca, Il Trecento,Torino 1951, p. 680; U.Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 455;U. Galetti-E. Camesasca, Enciclopedia della Pittura, Italiana, p. 73.