DELLA TORRE, Andrea
La prima parte della vita del D. è scarsamente documentata: della sua famiglia e della sua vita sino al 1363 sappiamo infatti solo quanto ci riferiscono gli autori delle più antiche raccolte di biografie di personaggi illustri dell'Ordine domenicano Piò, Altamura, Fontana, che sono però assai tarde (sec. XVII) e delle cui informazioni non siamo in grado di controllare l'attendibilità. Secondo tali autori il D. sarebbe nato a Milano dalla nobile e potente famiglia ambrosiana. Non ricordano tuttavia il nome dei genitori, né indicano l'anno di nascita.
Il D. sarebbe entrato ancor giovane in religione, vestendo l'abito dei predicatori del convento domenicano di S. Eustorgio di Milano. Qui, sin dai primi anni si sarebbe distinto per le sue doti morali e intellettuali e per la sua vita di rinunzia e di pietà. Leggendaria sarebbe stata la sua cura nell'evitare qualsiasi compagnia femminile; particolarmente lodate le sue pratiche ascetiche e penitenziali con cui voleva scongiurare le frequenti guerre e discordie che agitavano l'Italia di quegli anni; universalmente note la sua abilità di predicatore e la sua preparazione dottrinale. Su quest'ultimo aspetto certamente le notizie desumibili dal racconto dei biografi secenteschi, a mezza strada tra la biografia e l'encomio, non esagerano: il primo documento conosciuto che riguardi il D., la lettera del 24 maggio 1363 del papa Urbano V, in cui si ordina al domenicano Guglielmo Romano, maestro del sacro palazzo, di concedere il titolo di magister al D. stesso, ne sottolinea infatti il prestigioso curriculum scolastico che giustificava la concessione della dignità magistrale. Il D., dice la lettera papale, ha studiato con assiduità la teologia a Parigi per molti anni, è stato lector in teologia nei conventi di Avignone e di Genova, attualmente ricopre quella stessa carica nello studium del convento di Bologna.
Da questo momento i rapporti con la Curia avignonese scandiscono le vicende della vita del D.: sarà sempre il papa Urbano V a nominarlo prima suo penitenziere, il 16 apr. 1366, poi arcivescovo di Genova, il 28 febbr. 1368. Come vicario di questa città il D. compare frequentemente nei documenti della Curia avignonese; il papa Urbano V ed il suo successore Gregorio XI, lo interpellarono infatti su numerose questioni: si trattava di problemi attinenti al suo ministero nella città ligure, di questioni concernenti la politica papale in Italia e nel mondo mediterraneo, di frequenti raccomandazioni per dignitari e religiosi di passaggio per Genova, punto di transito tra Avignone e l'Italia. Il D. accolse anche gli stessi papi, Urbano V nel 1370 e Gregorio XI nel 1376, di passaggio a Genova nel viaggio tra Avignone e Roma; forse accolse anche Caterina da Siena, quando la santa sostò a Genova nel 1376 di ritorno da Avignone. Nel 1372 Genova fu colpita da una epidemia e nel 1374 da una carestia; il Vigna, che traccia un profilo apologetico dell'arcivescovo, sottolinea l'assiduità del D. nella cura dei sofferenti e nel soccorso dei più poveri.
Ma gli avvenimenti, documentati e rilevanti, che segnarono il carattere del governo del D. a Genova, furono i due sinodi provinciali del 15 maggio 1375 e del 21 apr. 1377 da lui convocati. In occasione del sinodo del 1375 il D. emanò un corpo di leggi diocesane, il cui testo, conservato in un unico manoscritto (Genova, Arch. arciv., R. I, 4), è stato pubblicato dal Cambiaso in Sinodi genovesi antichi, pp. 59-87. Si tratta di un'ampia e articolata raccolta di disposizioni che toccano tutti i punti della disciplina ecclesiastica: figura e funzione dei chierici e dei religiosi, doveri dei fedeli, liturgia, rapporti con il potere laico, disciplina penitenziale. Un posto di rilievo occupano le disposizioni sull'usura. Il testo del sinodo del 1377, presente nello stesso codice e pubblicato sempre dal Cambiaso (ibid., p.88), contiene una costituzione emanata dal D. con cui il presule stabilisce che i sinodi provinciali siano celebrati ogni due anni.
Il Rovetta attribuisce al D. anche quattro opere: Summa casuum conscientiae, Concordantiae locorum doctrinae s. Thomae de Aquino, Quaestiones quodlibetales theologales, Quaestiones philosophicae. Queste, insieme con "alia plura opuscula", sarebbero state conservate nel convento dei predicatori di Bologna. Di tali opere, che attesterebbero la dottrina teologica del D., non abbiamo traccia. Anche il Kaeppeli, nel suo recente repertorio degli scrittori domenicani medioevali, si interroga sulla attendibilità della notizia fornita dal Rovetta.
Il D. morì a Genova nel 1377.
Il D. appare ritratto come arcivescovo di Genova in un dipinto di Barnaba da Modena raffigurante la Madonna della Misericordia, che si trova nella chiesa dei Servi a Genova: il presule è raffigurato, accanto alle altre autorità laiche e religiose della città, ai piedi della Vergine.
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