DELLA STUFA, Andrea
Figlio dell'illustre giudice Ugo e di Mondina di Giovenco de' Medici, nacque presumibilmente a Firenze nel secondo quarto del sec. XIV.
Indicato nelle fonti come "civis et mercator Florentinus", ricoprì nella sua lunga carriera politica importanti cariche della Repubblica fiorentina, accumulando notevole esperienza in campo diplomatico. Il 15 dic. 1373 era nell'ufficio dei Dodici buonuomini, uno dei corpi collegiali della Signoria, ed era quindi priore nei mesi di gennaio e febbraio del 1376, durante la guerra degli Otto santi (1375-1378), il conflitto scoppiato tra Firenze e papa Gregorio XI in conseguenza della politica attuata dalla Sede apostolica per restaurare la propria autorità in Italia.
Membro stabile dell'élite dirigente alla testa del governo fiorentino dopo la breve esperienza del regime delle arti (1378-1382), seguito al tumulto dei Ciompi, venne inviato nel 1384 in un'ambasceria a Carlo di Durazzo per discutere l'acquisto di Arezzo; la città sarà poi venduta a Firenze nel novembre dello stesso anno dal signore francese Enguerrand de Coucy, che l'aveva occupata durante la sua spedizione in Italia intrapresa per soccorrere Luigi d'Angiò, in lotta con Carlo di Durazzo per il possesso del Regno di Napoli.
L'acquisizione di Arezzo impresse un nuovo indirizzo alla politica estera di Firenze che, volta in quel momento a estendere l'egemonia della Repubblica sull'Italia centrale, dovette ben presto affrontare la potenza di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano. Questi nel 1388 iniziò a negoziare un'alleanza con Siena, interferendo direttamente negli affari toscani. Nel novembre del 1388 il D. era tra i Dieci di balia, la magistratura di guerra che veniva eletta nei momenti di grave pericolo per la sicurezza della Repubblica. Nel 1390, anno in cui iniziarono le ostilità tra Firenze e Gian Galeazzo Visconti, ricoprì anche la carica di podestà di Prato, dove "e' s'è pure isforzato in contentare la Comunità, e onorare cotesto ufficio in ogni cosa ha saputo", come scrisse il notaio Lapo Mazzei in una lettera inviata a un fattore del mercante pratese Francesco Datini.
Il 20 sett. 1391 venne eletto, per il periodo di un anno a decorrere dal 1ºottobre, tra gli ufficiali dello Studio fiorentino. Nel novembre del 1392 era tra i consiglieri della Signoria favorevoli a non inasprire i rapporti con Pisa, che nel mese d'ottobre era caduta sotto il controllo di Iacopo Appiani, sostenitore di Gian Galeazzo. Nel maggio del 1393 fece parte dell'ufficio degli Otto di guardia, una magistratura creata nel 1378 ed alla quale spettava la responsabilità della sicurezza interna. Nei mesi di novembre e dicembre del 1393 si trovava nella Signoria che si insediava al termine di una grave crisi politica da cui uscì rafforzata la presenza aristocratica nel regime. In questo stesso anno ricevette il privilegio di portare armi che, secondo le disposizioni contenute nel suo testamento, doveva venire trasmesso al figlio Lotteringo e, dopo la morte di questo, al nipote Niccolò. Nel 1395 era membro della Balia di guerra eletta il 2 febbraio per il termine di un anno e munita di ampi poteri sulla condotta della politica estera. L'elezione di questa balia rispondeva ad un nuovo orientamento politico del governo fiorentino più ostile nei confronti del signore di Milano dopo il periodo di incertezze seguito all'accordo di pace del gennaio del 1392.
Nel 1397, quando ripresero le ostilità col Visconti, il D. venne eletto, il 3 ottobre, nella Balia di guerra e nei primi del 1398 partecipò con Niccolò da Uzzano ad un'ambasceria inviata a Iacopo Appiani in vista della apertura, poi mancata, di negoziati per un accordo che assicurasse a Firenze l'uso del porto di Pisa. Era priore per la terza volta nei mesi di marzo e aprile 1399 e il 5 ott. 1401 fu di nuovo eletto nella Balia di guerra. Sempre in quell'anno, poi, fece parte di una commissione delle prestanze, i prestiti forzosi imposti con maggior frequenza nei periodi di guerra e perciò fonte di notevole malcontento.
A questo proposito, risulta infatti che il notaio Lapo Mazzei consigliò il Datini di scrivere alcune lettere per chiedere un'esenzione dalle tasse a diversi membri di questa commissione; una di esse doveva essere diretta appunto al D. che già nel 1394 aveva mostrato il proprio interessamento nei confronti del mercante pratese.
Dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti (1402) e la cessazione delle operazioni militari (1404), il governo fiorentino si dedicò all'acquisizione di Pisa, che venne occupata il 9 ott. 1406, ottenendo così il desiderato sbocco al mare. Il D. fece parte della magistratura di dieci cittadini incaricata dell'amministrazione della città; in seguito, esprimerà il suo atteggiamento critico verso la politica dell'esilio attuata a Pisa dai Fiorentini nei confronti degli oppositori, quale misura di sicurezza: a suo giudizio, essa era infatti nociva alla economia di quella città. L'annessione di Pisa, turbando gli interessi di Genova e di Napoli nel mar Tirreno, condurrà tuttavia entro breve tempo Firenze ad un impegnativo confronto con le città marittime. Nel settembre del 1409, il D. era tra i consiglieri della Signoria che partecipavano al dibattito sulle spese della campagna di guerra contro Ladislao re di Napoli e poco dopo, il 5 ottobre, sostenne l'opzione dell'acquisto dell'importante fortezza di Sarzana.
Il D. morì a Firenze nel 1411 (fine novembre o in dicembre). Il 26 nov. 1411, "infirmitate corporali oppressus", aveva dettato il suo ultimo testamento a casa propria, nel "popolo" di S. Lorenzo.
Il D. aveva sposato nel 1366, Milia di Duccio Tolosini. Nel testamento del 26 nov. 1411 il D. istituì suoi eredi universali, in parti eguali, i figli Ugo, Giovanni, Lorenzo e Lotteringo che il 23 dicembre adiranno l'eredità paterna.A Lotteringo venne inoltre liquidato un credito posseduto verso la bottega del padre, il quale è ricordato come "civis et mercator florentinus" nel precedente testamento del 6 giugno 1400. Il D. dispose inoltre di essere sepolto nella tomba degli antenati presso la chiesa di S. Lorenzo, della cui confraternita aveva fatto parte. Tra i diversi lasciti, stabilì alcune dotazioni per la cappella da lui eretta nella chiesa di S. Maria degli Angeli. Volle che in quella chiesa, a suffragio della sua anima, ogni anno, in perpetuo, venisse offerta una pietanza ai frati nel giorno di s. Andrea apostolo. Alla figlia Margherita, monaca nel monastero di S. Maria a Montedomini, assegnò 15 fiorini d'oro all'anno per tutta la sua vita. Nel 1427 Lorenzo d'Andrea di messer Ugo Della Stufa, nella sua dichiarazione fiscale agli ufficiali del catasto fiorentino, ricorderà, a titolo di sgravio, l'onere derivantegli dall'assolvimento di queste disposizioni paterne.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Arch. notarile Antecosimiano, Giovanni di Bonaiuto di Bencivenni da Firenze, G. 361 (1389-1413), cc. 36r-38r (testamento del 6 giugno 1400); cc. 117r-119v (testamento del 26 nov. 1411); c. 119r (atto di adizione d'eredità dei quattro figli); Ibid., Priorista Mariani III, cc. 575v, 576r, 577; Ibid., Manoscritti 292, cc. 24r, 291v, 659r, 711v, 712v; 316, pp. 693, 705, 812, 814-16; 319, p. 1210; Ibid., Provvisioni-Registri 65, c. 109rv; Ibid., Diplomatico, Bigallo, inventario n. 13, c. 51v; Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani 1958; Ibid., Manoscritti Passerini 8, c. 51r, 191, 204; Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXX, 1, a cura di N. Rodolico, rubr. 762, p. 298; L. Mazzei, Lettere di un notaro a un mercante del sec. XIV, con altre lettere e docum., a cura di C. Guasti, I, Firenze 1880, pp. 75 s., 388, 391; II, ibid. 1880, pp. 196 s.;Statutidella Università e Studio fiorentino dell'anno MCCCLXXXVII..., a cura di A. Gherardi, Firenze 1881, pp. 171 s.; S. Ammirato, Istorie fiorentine..., II, Firenze 1647, pp. 793, 846, 866 s., 887, 912; D. M. Manni, Osservazioni istor. ... sopra i sigilli antichi de' secoli bassi, XX,Firenze 1746, p. 25; Delizie degli eruditi toscani, XIV (Firenze 1781), p. 290; XVI (1783), p. 208; XVIII (1784), pp. 144, 181; G. Degli Azzi Vitelleschi, Le relaz. tra la Repubblica di Firenze e l'Umbria nei secoli XIII e XIV, II, Dai Registri, Perugia 1909, p. 192; G. A. Brucker, Dal Comune alla signoria. La vita pubblica a Firenze nel primo Rinascimento, Bologna 1981, pp. 48, 209 n., 242, 262, 286 n., 319.