ANDREA dell'Aquila
Pittore e scultore abruzzese, di Aquila, fiorito nel sec. XV. Da notizie di pagamenti effettuati il 31 gennaio 1456 e dal 3 giugno al 21 agosto 1456 si rileva che un certo Andrea dell'Aquila lavorò, insieme con Isaia da Pisa ed altri scultori, nell'arco di Alfonso d'Aragona a Napoli. Nel 1458 egli si trova ancora a Napoli, come risulta dalla lettera dell'ambasciatore senese Nicola Severino, in data del 9 giugno 1458, diretta a Cristoforo Felici, operaio del duomo di Siena, per raccomandargli A. "il quale fu discepolo di Donatello... et allevossi molti anni in Fiorenza in casa di Cosmo". Lo chiama "singolare pictore et anco maestro di scoltura" e nota che "al presente è fatto una parte de l'arco triumphale del re che è una cosa molto eletta e da ciascuno laudata oltre a tutte le altre de gl'altri maestri". Ma per l'invidia di questi e la peste che allora infieriva a Napoli egli vorrebbe recarsi a Siena "a fare qualche lavoro di pictura, o in tavola, o in muro". L'ambasciatore suggerisce poi che l'artista potrebbe forse essere impiegato per "finire la Nostra Donna de la Porta Nuova la quale non sta con onore in quello modo" e insiste nel dire che "costui è optimo maestro da fare ogni singhulare et excellente lavoro, come da Donatello potrete informarvi". Alla personalità di A., non determinabile per la mancanza di opere chiaramente autenticate da documenti o da iscrizioni, la critica moderna ha cercato invano di dare maggiore consistenza. Non è provato, ad es., che quell'Andrea di Iacopo aquilano, che nel 1446 si rivolse al tribunale della Mercanzia di Firenze per essere pagato dal comune di Modigliana in Romagna di 20 fiorini d'oro dovutigli per pitture di marzocchi ed armi fatte per loro commissione, possa senz'altro identificarsi con A., autore di una parte delle sculture dell'arco trionfale di Napoli. E nulla permette di affermare che la "Nostra Donna di Porta Nuova", cui allude Nicola Severino è l'affresco dell'Incoronazione della Vergine, della Porta Romana (o Nuova), rimasto incompiuto alla morte del Sassetta, oppure la Madonna del Perdono, in marmo, della porta laterale del duomo, assegnata ad uno scolaro di Donatello. La stretta affinità che corre tra alcuni putti in un fregio donatelliano dell'arco di Napoli e i putti recanti lo stemma nel tabernamlo dell'altare della Madonna del Soccorso presso Aquila, anch'esso sotto l'influsso di Donatello, ha indotto A. Venturi a supporre in ambedue le opere A. Ma se ciò può apparire abbastanza verosimile, non è lecito affermare, come ha fatto di recente il Valentiner, che il suddetto tabernacolo sia l'opera "assolutamente autentica" di A. L'attribuzione di diverse altre sculture ad A., fatta dal Valentiner in base al tabernacolo della Madonna del Soccorso, è quindi priva di fondamento.
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908 (con la bibliografia precedente); A. Venturi, Storia dell'arte it., VI, Milano 1908; G. De Nicola, in L'Arte, XI (1908), p. 1; L. Serra, Aquila monumentale, Aquila 1912; W. R. Valentiner, Andrea and Silvestro dell'Aquila, in Art in America, XIII (1925), pp. 166-169.