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DALLE VEZE, Andrea

di Marina Venier - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 32 (1986)
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DALLE VEZE (dalle Vicce, dalle Vieze, dalle Viezze, a Vegetibus), Andrea

Marina Venier

Figlio di Giovanni (Cittadella, 1868, p. 644), non se ne conoscono né il luogo né le date di nascita e di morte. Copista e miniatore, attivo a Ferrara presso la corte estense, durante il ducato di Ercole I, nella seconda metà del sec. XV e nei primi anni del XVI, fu padre di Cesare. Il suo nome, nella forma di Andrea dalle Vicce, si incontra per la prima volta il 14 dic. 1471 (Venturi, 1888, p. 17) per aver fatto scrivere un "apiano" da "Aluise rossetto". L'ultimo documento conosciuto in cui è nominato il D. è un pagamento del 20 dic. 1504 (Hermann, 1900, p. 270).Il 10 apr. 1514, da una lettera del figlio Cesare, risulta essere già morto (Campori, 1872, p. 34): è nell'arco di questi dieci anni, dunque, che va collocata la sua morte.

Nei documenti il D. è quasi sempre detto "scriptore" e solo raramente miniatore e, a volte, anche legatore dei medesimi codici che scriveva e miniava, come risulta da un pagamento del 2 giugno 1481 (Hermann, 1900, p. 296). In una lettera probabilmente del 1483 (Bertoni, 1918, p. 44) si apprende che il duca Ercole I offrì al D. di occuparsi, dietro un fisso compenso mensile, esclusivamente dei suoi libri. Dai documenti, effettivamente, il D. risulta essere una specie di soprintendente della biblioteca ducale, con alle sue dipendenze, o almeno coordinati da lui, altri copisti, miniatori e legatori, ai quali distribuiva il lavoro e per i quali fissava il compenso, liquidato poi dalla Camera ducale (Hermann, 1900, p. 299). È il D. che giudica un "principio", cioè la miniatura di una prima pagina, eseguito da un artista milanese, "bello, ben inteso e ben finito", stimandolo 16 ducati (Bertoni, 1918, p. 43), è a lui che si rivolgono i letterati e gli storici in contatto con la corte per far trascrivere le loro opere (ibid., p. 45).

Proprio per questa sua attività è spesso difficile capire dai documenti quali opere fece il D. di sua mano, e quali fece invece eseguire. L'8 marzo 1472 fu pagato per un libro chiamato Apiano copiato di sua mano e tradotto da Candido Decembrio, diverso quindi da quello già ricordato del 1471 scritto da Alvise Rossetto, e riconoscibile nel ms. Ital. 164 della Biblioteca Estense di Modena (Fava, 1925, p. 87). La parte miniata, forse dello stesso D., si limita al frontespizio, decorato con quattro fregi, con al centro di ognuno un medaglione tondo contenente alcune imprese di Ercole I; ad una iniziale intrecciata su fondo d'oro; ad altre iniziali colorate con decorazione a fiori (ibid., p. 256 n. 58). Nel 1472 figurano numerosi pagamenti a suo favore (Hermann, 1900, p. 208): per aver scritto, miniato e legato un Ciro, identificabile nella Ciropedia di Senofonte tradotta in volgare da Matteo Maria Boiardo, fatta scrivere a Matteo Contugio da Volterra, come da sottoscrizione a c. 62v (Modena, Biblioteca Estense, ms. Ital. 416; cfr. Fava-Salmi, 1950, I, pp. 163 s.); per aver scritto e miniato un libro in "pruosa vulgare"; per aver miniato "al antiqua" le Antiquitates Iudaicae di Giuseppe Flavio tradotte da Battista Panetti (Modena, Biblioteca Estense, ms. Ital. 545; cfr. Fava-Salmi, 1950, I, p. 165 n. 74).

La decorazione è a bianchi girari, classico motivo della miniatura umanistica, introdotto a Ferrara dalla Toscana sin dal tempo di Borso, e gli elementi decorativi che vi compaiono, come alla c. 4v, ricordano, per il disegno netto dei contorni e il cromatismo freddo, lo stile di Iacopo Filippo d'Argenta.

Con l'Argenta il D. lavorò ai Corali della cattedrale di Ferrara, iniziati nel 1472 (ibid., p. 167). Inoltre scrive e "fa fornire", così si esprimono le fonti, una Ultima decha de Biondo vulgare in pruosa (Venturi, 1888, p. 18).

Nel 1473 il D. ricevette diciannove quinterni, contenenti le Epistole di s. Gregorio, da decorare, e fu pagato per un Dione iniziato prima che Ercole I fosse fatto duca (Hermann, 1900, p. 266). Nel 1476 rese conto dettagliatamente delle spese per la scrittura e miniatura di iniziali e di un frontespizio di un libro di Inni per la cappella di Ercole I, iniziato nel 1474, saldato l'8 giugno dello stesso anno (ibid.). Nel 1479 fu pagato per aver scritto, miniato e legato e rigato un Asino d'oro (ibid.).

Il 1481 fu un anno particolarmente intenso per il D.; risulta, infatti, aver scritto e miniato "in lettera minuta" un Martirologio da inserire in un breviario del duca; scritto "de lettera paresina" un "offitio de la Madonna" ed un breviario "de forma picola et lettera minuta", quest'ultimo anche miniato con lettere e quattro principi (ibid., p. 267). In questo stesso anno lavorò anche ai Corali del duomo di Ferrara.

Questi ventidue libri di coro, graduali e antifonari, furono iniziati nel 1472, grazie all'iniziativa del duca Ercole I e di Bartolomeo Della Rovere, come attestano le imprese araldiche che vi ricorrono. La loro esecuzione si protrasse fino al 1535 e vi si avvicendarono numerosi artisti, i cui nomi si conoscono grazie allo Scalabrini (1773) e all'Antonelli (1845), avendo quest'ultimo pubblicato i documenti contemporanei ai Corali.

Circa la parte che vi ebbe il D., questa si limitò, nell'Antifonario che va dall'Avvento alla vigilia della Natività, al disegno di 85 lettere e al disegno e alla doratura di altre 29, miniate invece da fra' Evangelista da Reggio e Iacopo Filippo d'Argenta; scrisse anche uno dei 16 quaderni, e nello stesso libro eseguì, insieme con gli altri due artisti, alcune miniature consistenti in quattro principî e in una iniziale con "choda" miniata, e con all'interno il Cristo benedicente con il mondo in mano. Sia i principi che la lettera sono dorati e arricchiti di foglie, animali, figure grandi e piccole (Antonelli, 1845, p. 160).

Sempre nel 1481 il D. ricevette un pagamento per aver fatto scrivere, miniare e legare un libro di canto figurato, Li vesperi della quadragesima, legato assieme ai Matutini della settimana santa; una Deca di Biondo tradotta da Nicolò da Lonigo e scritta da Nicolò Mascarino; un Asino d'oro (forse lo stesso del 1479); un libro di canto figurato fatto dal "fra de sancto Domenego" (Hermann, 1900, p. 298).

Nel 1483 Ercole I gli fece pagare, oltre ai codici sopraelencati, anche tre libri di canto figurati "per sua Ex.a da portare in villa"; un Plinio fatto da Mo. Nicola da Rovigo; un altro libro di canto figurato, scritto e notato da don Alessandro Signorello, con un principio miniato, l'arma ducale e delle lettere d'oro; un libro dell'Orlando del Boiardo scritto da "Loise Roseto"; un libro da messe cantate fatto da "Fra Philippo da S. Zorzo" (Bertoni, 1903, p. 260). Nel 1495 collaborò alla stesura dell'Inventario della Biblioteca di Ercole I (ibid., p. 235).

L'ultima opera conosciuta e documentata cui il D. lavorò è il Breviario di Ercole I (Modena, Biblioteca Estense, ms. Lat. 424). Il suo nome compare infatti dal 1502 al 1504 nel Libro delle partite di Ercole I, in cui il D. risulta essere pagato "per conto del breviario grande del nostro illustrissimo signore" (Hermann,1900, pp. 269 s.). La partecipazione del D. si limitò forse al lavoro di copia e supervisione; le fonti non lo chiariscono (ibid., p. 209).

Il D. lavorò, dunque, esclusivamente per il duca Ercole I; e allo stato attuale delle nostre conoscenze non si sa il motivo per cui il 5 sett. 1485 l'abbazia di S. Bartolo o Bartolomeo, nell'immeffiata, periferia di Ferrara, diede ad "Andrea a Vegetibus" un pezzo di terra "in Laguscello" (Cittadella, 1868, p. 644).

Oltre ai lavori sopra ricordati, il Fava e il SalIni (1950, pp. 157 s., 179) attribuiscono al D., o alla sua bottega, alcuni codici della Biblioteca Estense di Modena: il ms. Lat. 70 (Carmen divo Herculi amoris et ingeniorum excitationis gratia di Ludovico Carri), il ms. Lat. 64 (Pastoralia di Matteo Maria Boiardo), il ms. Ital. 176 (Della integrità della militare arte di Antonio Cornazzano), il ms. Ital. 463 (De bello Gothico di Procopio).

Il D. fu, dunque, valente copista e discreto miniatore, ma soprattutto coordinatore della Biblioteca dei duca, ufficio che dovette compiere assai bene, se fu in grado di conquistare e assicurarsi la stima e la fiducia di Ercole I per un così lungo periodo di tempo.

Fonti e Bibl.: G. A. Scalabrini, Memorie istor. delle chiese di Ferrara…, Ferrara 1773, p. 14; G. Antonelli, Documenti riguardanti i libri corali dei duomo di Ferrara, in M. Gualandi, Memorie originali... riguardanti le belle arti, VI,Bologna 1845, pp. 155 ss., 159 s.; L. N. Cittadella, Notizie amministrative... relative a Ferrara, Ferrara 1868, I, pp. 70, 60, 644; G. Campori, Notizie dei miniatori dei principi Estens, Modena 1872, pp. 29, s., 34; J. W. Bradley, ADictionary of Miniaturists…, New York s. d. [ma London 1987], I, p. 35; A. Venturi, Varte ferrarese nel periodo di Ercole I d'Este. in Arti e mem. d. R. Deput. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 3, VI (1888), pp. 13, 17 s., 21; G. Gruyer, L'art ferrarais à l'epoque dès princes d'Este, Paris 1897, pp. 439 s., 451; A. Venturi, La miniatura ferrarese nel secolo XV e il Decretum Gratiani, in Le Gallerie nazionali italiane, IV (1899), pp. 7. 195; H. J. Hermann, Zur Geschichte der Miniaturmalerei am Hofe der Este in Ferrara, in Jahrbuch der Kunsthist. Sammlungen d. allerhöchsten Kaiserhauses, XXI (1900), pp. 203, 205, 208 s., 219, 222, 237, 264, 266, 269 s., 296, 298 s.; G. Bertoni, La Bibl. Estense e la coltura ferrarese ai tempi del duca Ercole I…, Torino 1903, pp. 26 ss., 40, 48-51, 235. 260; G. Fumagalli, L'arte della legatura alla corte degli Estensi…, Firenze 1913, pp. XVII, XXI; G. Bertoni, Notizie sugli amanuensi degli Estensi nel '400, in Archivum Romanicum, II (1918), pp. 29, 43 ss.; D. Fava, La Biblioteca Estense nel suo sviluppo storico... (catal.), Modena 1925, pp. 52. 76 s., 83 s., 87, 99 s.. 254 ss.; T. De Marinis, La legatura... a... Ferrara e Modena, in Tesori delle Biblioteche d'Italia. Emilia e Romagna, a cura di D. Fava, Milano 1932, p. 652; M. Salmi, La miniatura, ibid., pp. 351, 357 ss., 386, 652; A. Giglioli, in La cattedrale di Forrara 1135-1935, Verona 1937, pp. 258-61; D. Fava, Il Breviario di Ercole I d'Este, in Accademie e Biblioteche d'Italia, XIII (1939), p. 417; D. Fava-M. Salmi, Imanoscritti miniati della Biblioteca Estense di Modena, Firenze 1950, I, pp. 157 ss., 163-67, 179, 180; D. Fava, La miniatura ferrarese e i suoi capolavori, in Studi riminesi e bibliogr. in on. di C. Lucchesi, Faenza 1952. pp. 81, 85 s.; Mostra stor. naz. d. miniatura (catal.), Firenze 1958, pp. 362, 363 (nn. 569, 570), 371, 372 (n. 587); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, I. p. 466 (sub voce Andrea dalle Vezze).

Vedi anche
Latino Pacato Drepànio Pacato Drepànio, Latino (lat. Latinius Pacatus Drepanius). - Retore gallo (sec. 4º d. C.), amico di Ausonio e di Simmaco; capo di una legazione a Roma (389), pronunciò un panegirico di Teodosio, a noi giunto, interessante come documento storico. letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... Rimini Comune dell’Emilia-Romagna (134,6 km2 con 138.465 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. È situata sulla costa adriatica, alla foce del fiume Marecchia. ● La pianta dell’abitato romano ha lasciato chiare tracce nella parte che giace tra la Marecchia, il minore torrente Ausa e il tracciato della ferrovia. ... Modena Comune dell’Emilia-Romagna (182,74 km2 con 179.937 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. Sorge nell’area dove si congiungono i conoidi dei fiumi Panaro e Secchia, nella Padania, quasi ai piedi del versante settentrionale dell’Appennino, lungo la direttrice della Via Emilia. È uno dei maggiori centri ...
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