Andrea da Micy
Miniatore e, forse, monaco di Saint-Mesmin di Micy, attivo nel primo terzo dell'11° secolo. Nel 1874 Delisle segnalava la presenza dei due versi seguenti, al principio del lat. 14167 della Biblioth'eque Nationale di Parigi (si tratta di una raccolta di lettere di Fulberto di Chartres, di cui più tardi si stabilì la provenienza dall'abbazia di Saint-Père di Chartres): "Ultimus in clero Fulberti, nomine Sigo / Andreae manibus haec pinxit Miciacensis".
Poiché il manoscritto non presentava decorazioni dipinte, Delisle interpretò questa scritta come riferita a un Andrea copista, originario di Saint-Mesmin di Micy, nella diocesi di Orléans, attivo al servizio del canonico Sigone, discepolo di Fulberto di Chartres; tale interpretazione venne in seguito ripresa alla lettera da Bradley (1887). Recuperando il senso originario della parola pinxit, Swarzenski (1907), de Mély (1913), D'Ancona e Aeschlimann (DMMR, 1949) riammisero A. fra i miniatori. Più recentemente si è pensato che il distico del lat. 14167 riproducesse il testo di un codice più antico, considerato perduto (Vernet, 1957; Samaran, Marichal, 1974).
Sembra sia sfuggita a questi autori l'esistenza del martirologio-necrologio della cattedrale di Chartres, studiato e pubblicato da Merlet e Clerval in una monografia molto minuziosa (1893). L'opera di A., cui fanno allusione i due versi pubblicati da Delisle, si trova in un manoscritto già conservato a Saint-Etienne (Bibl. Mun., 104), trasferito, dopo il 1946, a Chartres (Bibl. Mun., nouv. acq. 4). Questi stessi versi accompagnano infatti nel codice un elogio funebre, o tumulus, in memoria di Fulberto di Chartres (m. 1028), inserito nel martirologio in data 10 aprile. L'elogio funebre oggi consiste in due carte di pergamena. Il recto e il verso della prima carta del manoscritto originario (od. c. 33r/v) contengono il testo relativo al transito del santo vescovo di Chartres in lettere capitali e onciali dorate su fondo porpora; il suo carattere solenne è rafforzato, nel recto, dalla raffigurazione di un'arcata. Esso è seguito, nel verso, dal distico riprodotto al principio del manoscritto di Parigi. Nella carta seguente (34r) una miniatura a piena pagina rappresenta Fulberto, in abito vescovile con il pastorale, accompagnato da due diaconi, mentre si rivolge al popolo di Chartres nella cattedrale di cui egli stesso aveva intrapreso la ricostruzione dopo l'incendio del 1020 e che era, alla sua morte, sul punto di essere terminata. Un'iscrizione in lettere capitali d'argento su fondo porpora commenta il senso di questa scena: "Pavit oves Domini pastor venerabilis annos / Quinque quater mensesque decem cum mensibus octo".
Questa stessa menzione compare anche dopo i due versi riferiti a Sigone e ad A. nel manoscritto di Parigi e figura fra due iscrizioni analoghe che, come hanno dimostrato Merlet e Clerval, dovevano anch'esse accompagnare delle miniature, purtroppo scomparse, nel martirologio di Chartres. Esse rappresentavano Fulberto che insegna le arti liberali, in quanto maestro alla scuola di Chartres, e che soccorre i malati e i poveri. L'insieme dovette essere eseguito poco tempo dopo la morte di Fulberto nel 1028, su richiesta del suo discepolo Sigone il quale d'altro canto - come è noto - fece erigere un monumento funebre alla memoria del suo maestro nell'abbazia di Saint-Père a Chartres.
A prescindere dal suo valore documentario circa l'aspetto della cattedrale di Fulberto, la miniatura di A. presenta un notevole interesse artistico perché costituisce un'importante testimonianza del rinnovamento della miniatura negli scriptoria francesi agli inizi del sec. 11° dopo la lunga eclissi del secolo precedente. Benché l'esecuzione dei personaggi dalle proporzioni allungate risulti ancora incerta, l'artista dà prova di grande sicurezza nella raffigurazione della cattedrale fulbertiana, nonostante un certo schematismo proprio delle convenzioni dell'epoca per le raffigurazioni architettoniche. L'influenza dei manoscritti carolingi è sensibile nell'uso della maestosa arcata che introduce il testo relativo al trapasso e nell'effetto di ricchezza ottenuto con l'uso abbondante dell'oro e dell'argento, anche nelle iscrizioni in lettere capitali disposte su fondo porpora. È anche da ricordare che il canonico Sigone chiamò per l'esecuzione del tumulus di Fulberto un monaco di Saint-Mesmin di Micy; ciò attesta il persistente influsso artistico di questa abbazia dell'Orléans, il cui scriptorium sembra aver conosciuto una fiorente attività dopo l'epoca carolingia.
Il martirologio di Chartres, la cui composizione primitiva risale agli anni 1026-1028 (Merlet, Clerval, 1893), è dotato anche di un notevole calendario illustrato dove ogni mese porta la rappresentazione al tratto, in inchiostro bruno, dell'attività agricola e del segno zodiacale corrispondenti. Alcune di queste rappresentazioni (marzo, agosto) mostrano indiscutibili rapporti con le tradizioni iconografiche dei lavori dei mesi in Italia (Pressouyre, 1965). È probabile che anche questo calendario sia opera di A.: infatti le illustrazioni sono la riproduzione esatta di un altro calendario, probabilmente di poco anteriore, conservato in una raccolta di testi di computo e di astronomia proveniente dall'abbazia di Saint-Mesmin (Roma, BAV, Reg. lat. 1263). Malgrado le differenze rispetto alla tecnica pittorica dotta del tumulus di Fulberto, i raffronti stilistici non escludono una attribuzione ad A. dei due calendari, così come delle altre illustrazioni che compaiono nel manoscritto vaticano, documenti tutti del suo talento di disegnatore vigoroso ed espressivo.
Bibliografia
L. Delisle, Le Cabinet des manuscrits de la Bibliothèque Nationale, II, Paris 1874, p. 409.
J. W. Bradley, A Dictionary of miniaturists, II, London 1887 (rist. anast. New York 1958), p. 317.
A. Riegl, Die mittelalterliche Kalenderillustration, MIÖG 10, 1889, pp. 51-61.
R. Merlet, J.A. Clerval, Un manuscrit chartrain du XIe siècle, Chartres 1893.
E. Jarossay, Histoire de l'abbaye de Micy-Saint-Mesmin-les-Orléans (502-1790), Orléans 1902, pp. 133-134.
G. Swarzenski, s.v. Andreas Miciacensis, in Thieme-Becker, I, 1907, p. 472.
F. de Mély, Les Primitifs et leurs signatures, Paris 1913, p. 8.
J. C. Webster, The Labors of the Months in Antique and Mediaeval Art to the End of the Twelfth Century, Princeton 1938, pp. 133-134, n. 31, fig. XV.
s.v. Andrea Miciacensis, in DMMR, 1949, p. 8.
M. T. Vernet, Notes de Dom André Wilmart sur quelques manuscrits latins anciens de la Bibliothèque Nationale de Paris, Bulletin d'information de l'Institut de recherche et d'histoire des textes 6, 1957, pp. 7-40: 22-25.
H. H. Hilberry, The Cathedral at Chartres in 1030, Speculum 34, 1959, pp. 561-572.
L. Pressouyre, Marcius Cornator. Note sur un groupe de représentations médiévales du mois de Mars, MAH 77, 1965, pp. 395-473: 459-461.
C. Samaran, R. Marichal, Catalogue des manuscrits en écriture latine portant des indications de date, de lieu ou de copiste, III, Biblioth'eque Nationale, 2 tomi, Paris 1974.
J.-L. Lemaître, Répertoire des documents nécrologiques français, I, Paris 1980, pp. 433-434, n. 819.